CID, Comitato infermieri dirigenti: Cavaliere nuovo presidente. Intervento della presidente Mangiacavalli

Il Comitato Infermieri Dirigenti ha eletto fa il suo nuovo presidente nell'ambito del XXV Congresso nazionale del CID San Marino: è Bruno Cavaliere, infermiere dirigente e responsabile delle Professioni sanitarie al Policlinico San Martino di Genova.

Cavaliere è docente a contratto presso l’Università degli studi di Genova. E' anche collaboratore dell’Università Cattaneo di Castellanza (Liuc).

Con Cavaliere è stata eletta tutta la lista di cui il neo presidente fa parte: “Dirigere il Domani”.

Ecco il nuovo direttivo CID:

Presidente: Bruno Cavaliere

Vicepresidente: Mariagrazia Montalbano

Tesoriere: Enrico Ballerini

Segretario: Fabrizio Polverini

Consigliere: Graziella Costamagna

Consigliere: Raffaella Piro

Consigliere: Daniela Tartaglini

Consigliere: Serenella Mennilli

Consigliere: Pietro Lopez

Consigliere: Lorena Martini

Consigliere: Rita Patrizia Tomasin

A disegnare i passi del futuro  della dirigenza infermieristica è stata in apertura del Congresso la Presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli in un ampio e articolato intervento.

“Prima riflessione – ha esordito la presidente della Federazione nazionale – è che non possiamo ragionare dello sviluppo della dirigenza della professione infermieristica se lo decontestualizziamo dallo sviluppo generale della nostra professione e dagli obiettivi e linee di indirizzo che ci stiamo dando, dal sistema salute e dai bisogni del cittadino nel suo complesso. Altrimenti rischieremmo di fare una riflessione che non affonda le radici in quello che è il mondo attuale”.

“Stiamo continuando a riflettere, dibattere, ragionare – ha proseguito – su quali sono i problemi legati al servizio sanitario, dai modelli alle competenze, all’interazione tra le professioni, allo sviluppo delle professioni ben sapendo che questa diagnosi di tipo organizzativo è già stata fatta e conosciamo anche la terapia che però ci mette in discussione dal punto di vista culturale e dei nostri assetti storici stratificati: allora continuiamo a parlare di diagnosi e fare analisi su cosa e come si dovrebbe fare e come andrebbe fatto”.

“Ma cosa succede tra dieci anni nei problemi di salute dei nostri cittadini, di che modelli e di competenze c’è bisogno, di che cosa dobbiamo discutere, su cosa dobbiamo formare i nostri professionisti e anche la nostra leadership da qui a dieci anni, lo possiamo capire anche oggi, perché basta leggere i dati che oggi abbiamo a disposizione, così come dieci anni fa bastava leggere i dati che avevamo a disposizione e avremmo forse compreso e ragionato meglio di come sviluppare la rete territoriale, di come uscire dall’ospedale, di come avvicinarci al cittadini, di come sviluppare un discorso di interazione tra professioni sanitarie diverse”, ha aggiunto.

“Siamo qua per capire qual è lo sviluppo della professione infermieristica e quindi anche della nostra dirigenza.

Per prima cosa vorrei che fosse chiaro che troppe volte quello che dice la Federazione viene male interpretato, o forse artatamente interpretato, per generare un dibattito che non è costruttivo né produttivo.

Mi riferisco ad esempio – ha puntualizzato Mangiacavalli – all’ultima conferenza sulle politiche della professione dove il ragionamento sulle posizioni contendibili è stato così strumentalizzato che ha addirittura cambiato l’approccio normativo di base che invece è rimasto ed è confermato in quello che conosciamo.  Se c’è una norma che si dovrebbe mettere in discussione in questo senso, sempre che ci sia la forza politica e istituzionale di farlo capendo bene quali aspetti rivedere, forse è proprio la 502, non altre. E questo iniziano a dirlo anche altri esperti, altri rappresentanti istituzionali. Il problema è capire come eventualmente modificare e che cosa”.

“Se dobbiamo ragionare dello sviluppo della leadership infermieristica, la Federazione interviene – ha sottolineato – ma non può andare avanti da sola. Può avere l’idea, può avere il disegno anche a lungo termine, può avere l’obiettivo strategico, politico istituzionale da raggiungere, poi servono gli strumenti, per portare avanti tutto questo e per la leadership c’è un’associazione come la vostra, una società scientifica dei dirigenti e anche un loro sindacato”.

“Non si deve abdicare a tutto quello che c’è stato finora ma lavorare per migliorarlo”, ha affermato la presidente FNOPI.

“A esempio – ha proseguito – lo sviluppo della laurea magistrale. Sappiamo che per legge la laurea magistrale agisce su quattro momenti: l’assistenza, l’organizzazione, la formazione e la ricerca.

Quindi la laurea magistrale non serve per formare esclusivamente dirigenti e non è riservata solo alla carriera dirigenziale. Certo c’è una legge dello Stato che dice che nella Pubblica amministrazione si accede ai livelli dirigenziali con la laurea di cinque anni. Ma solo questo.

Dopodiché ci sono le norme nel mondo sanitario che dicono ad esempio che per le professioni sanitarie si accede alla dirigenza con la laurea più la specializzazione.

Quindi, intanto bisogna scorporare il discorso della laurea magistrale da quello della posizione dirigenziale che pure a questo si lega per il meccanismo dei cinque anni e quindi per quanto riguarda la dirigenza delle professioni sanitarie diviene un requisito di legge. Ma poi è necessario pensare ai nostri percorsi di specializzazione infermieristica oggi non previsti anche e soprattutto perché mancano i diplomi di specializzazione”.

“Da qui a dieci anni – ha spiegato Mangiacavalli – lo sviluppo della nostra professione si deve snodare su un continuum che è quello di avere li infermieri specializzati. Un percorso che il Comitato centrale della Federazione sta per avviare con l’Università per cominciare a ragionare delle scuole di specialità infermieristica. Certo non sarà per 400mila, ma intanto si deve iniziare, così come venti anni fa si è iniziato con la laurea magistrale, i dottorati di ricerca e così via”.

“Oggi. ha detto –  il 65% dei candidati alla laurea magistrale sono neolaureati o laureandi. Abbiamo già le giovani generazioni che si proiettano su un percorso di studio continuativo: per loro il percorso di studi è 3+2 tutti completati.

La responsabilità che noi abbiamo è di capre quale sviluppo portare avanti. Ecco perché inizieremo una riflessione struttura sulle scuole di specialità infermieristica”.

“Difronte a una modifica dei bisogni di salute che va in un certo senso  – ha ricordato la presidente –  anche le voci iniziano a differenziarsi. Anche l’investimento che si sta pensando di fare, ad esempio, sulla specializzazione medica, darà i suoi frutti tra non meno di dieci anni e tra dieci anni il panorama sarà cambiato ancora e quindi se la professione si sviluppa in questo modo qual è il futuro della dirigenza?

Se vogliamo avere un futuro dobbiamo presidiare i processi, dobbiamo saper governare i processi, dobbiamo saper analizzare i percorsi all’interno delle strutture e saperli governare in termini di analisi organizzativa e assistenziale e di riprogettazione dei percorsi con cui tutti i giorni ci confrontiamo.

Un esempio. Nella valutazione dei direttori generali rientra la valutazione del Piano nazionale esiti. Al di là del fatto che come Federazione abbiamo chiesto una audizione alla commissione esiti perché come sapete nel PNE non ci sono esiti infermieristici e chiediamo l’inserimento di almeno 3 o 4 di questi, cosa vuole dire valutare gli esiti?

Quando il loro valore è negativo vuol dire che è un problema di percorso. E come si mette mano nelle aziende ai problemi di percorso? Chiamando gli ingegneri. Chi sta governando i processi all’interno delle aziende sono gli ingegneri che li maneggiano in modo molto più agevole di noi e anche dei medici. Ma la presenza degli ingegneri all’interno delle aziende sugella il fallimento del management proprio di medici e infermieri”.

“Quindi – ha proseguito – il futuro della nostra leadership e della nostra formazione manageriale: la laurea magistrale va rivista. E nella cassetta degli attrezzi del dirigente serve una formazione ulteriore. E non si dica che si vuole spingere in alto l’asticella: il futuro è questo. Abbiamo giovani che stanno spingendo in alto l’asticella, sono loro che vogliono qualificarsi in maniera sempre più importante, sono loro oggetto mercificato oggi di tutti quei master che sono fioriti e che non sono titoli abilitanti, come anche ha messo per scritto lo stesso ministro della Salute. Allora non è questo il titolo che ci fa dire che gli infermieri sono specializzati”.

“Abbiamo anche un altro problema come leadership attuale: la responsabilità che possano aumentare i nostri colleghi dirigenti. Rischiamo – spiega Mangiacavalli – di non avere ricambio generazionale. Tra poco andranno in pensione molti colleghi dirigenti storici e ci sono aziende dove quando va in pensione il dirigente, non c’è ricambio.

Abbiamo direttori generali che frequentemente chiedono di avere rose di nomi tra cui scegliere e non li hanno e non possono, non riescono a valutare. Abbiamo quindi anche la responsabilità etica di formare i dirigenti di domani”.

“Dove è scritto ad esempio – ha affermato – chi può fare il direttore di distretto? Non c’è scritto da nessuna parte che debbano essere medici Né nessun’altra figura e quindi dobbiamo mettere in campo forze in grado di orientare queste scelte contendibili, su cui si gioca il futuro.

Non sto parlando della direzione dei servizi infermieristici, sto parlando dello sviluppo manageriale, dalla direzione dal distretto in su. E l’obiettivo della nostra professione è di far essere queste posizioni sempre contendibili, senza alcuna riserva perché non si scriva che un posto è riservato a questa o quella professione, cosa che ormai non avverrà più”.

“Bisogna continuare a studiare, si”, ha detto la presidente FNOPI.

“La leadership si troverà nel giro di pochi anni a governare professionisti con “P” maiuscola.

I nostri valori etici e deontologici ci hanno sempre portato ad anteporre la risposta alla persona assistita piuttosto che prenderci in considerazione come singoli professionisti: non dobbiamo cambiare gli elementi valoriali, no, ma accanto a questi dobbiamo essere più fermi e non consideraci una risorsa flessibile. Flessibile si, ma nella logica della nostra professione. Ecco perché abbiamo iniziato a dire che in nostri percorsi specialistici devono essere infungibili.

Se i questa cornice facciamo riflessioni di sviluppo della professione, si rimettono a posto tante questioni e la professione cresce e si può pensare davvero al governo dei processi.

Abbiamo davanti un panorama intenso – ha concluso Mangiacavalli – ma ne va del futuro della nostra professione del futuro dei nostri giovani colleghi”.

La mozione finale

Al termine del Congresso e delle elezioni, il consiglio direttivo neo-eletto ha votato una mozione in cui ha indicato quattro priorità:

• mantenere un concreto dibattito interno alle Professioni Sanitarie, che operano nel SSN;

• confrontarsi criticamente con la realtà e i contesti della Società civile, tenendo presente il mondo Economico-Finanziario;

• sviluppare un sistema di comunicazione con la società e le altre professioni, con lo scopo di divulgare la nostra “mission”;

• implementare ulteriormente il Network dei coordinamenti regionali per essere sempre più vicini ai nostri soci.

La mozione impegna anche il CID a:

– dialogare con le istituzioni e i cittadini, per promuovere il “cambiamento”, essendone parte attiva in una logica di appropriatezza e sostenibilità;

– promuovere l’innovazione e la ricerca, garantendone la continuità esperienziale e i risultati sino ad oggi ottenuti;

– proporre un nuovo modello di Dirigenza che integri e diversifichi quella organizzativa e formativa  con quella professionale, gestionale e dei processi nella valorizzazione dei percorsi formativi;

– sviluppare nuove partnership per condividere soluzioni contrattuali che sostengano i diversi livelli di dirigenza, al fine di consentire percorsi di carriera adeguati e sostenibili.

Il consiglio direttivo si impegna inotre a:

– proporsi ai Ministeri della Salute e dell’Università come esperti delle tematiche proprie della dirigenza e della gestione dei servizi anche per lo studio di innovativi percorsi formativi, tenendo conto dei nuovi e diversi bisogni, anche del mondo del lavoro; 

– proporsi a tutte le Istituzioni quali competenti interlocutori per l’implementazione ed integrazione delle normative che riguardano la dirigenza infermieristica allo scopo di uniformare denominazioni profilo e responsabilità;

– partecipare attivamente alla consulta delle associazione tecnico-scientifica sostenuta dalla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche;

– ricercare nuovi pattern Europei ed internazionali della dirigenza partecipando ai Board di progettazione e sviluppo.