Libera professione infermieristica: arriva il manuale Ipasvi
Libera professione infermieristica: “Abbiamo davanti delle praterie e vale la pena investire energie e sperimentare modelli organizzativi innovativi per essere all’avanguardia in questo settore, specie in un contesto critico come quello degli ultimi anni, contrassegnato dalla contrazione della spesa sanitaria e dall’aumento di quella privata dei cittadini”.
Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Ipasvi, ha aperto così a Como la quarta giornata nazionale sull’esercizio libero professionale infermieristico, organizzata da Ipasvi ed Enpapi per fare il punto sulla regolamentazione, sul mercato del lavoro e sugli effetti delle recenti direttive Ue.
Quest’anno l’incontro è stato caratterizzato da una novità: è stato presentato lo strumento dell’accreditamento professionale per la libera professione infermieristica e a breve sarà disponibile un manuale ad hoc, che consentirà agli infermieri libero-professionisti di accreditarsi volontariamente secondo schemi che mettono in risalto le loro capacità e la qualità del servizio offerto ai cittadini, che da questo innovativo meccanismo potranno avere più indicazioni e garanzie per soddisfare i propri bisogni di assistenza.
Una sorta di “bollino Ipasvi” – come lo ha definito Mangiacavalli – in grado di certificare le competenze del professionista sul mercato del lavoro nazionale e comunitario.
“inora, con il vademecum sulla libera professione (VEDI) – ha aggiunto Mangiacavalli – abbiamo gettato le basi, definito le regole: oggi si apre un nuovo percorso, quello dell’accreditamento di eccellenza dell’infermiere libero-professionista”.
Un passo tanto più importante, quanto più è aperto il confronto con i colleghi europei. La senatrice Annalisa Silvestro, membro del Comitato centrale Ipasvi e pastpresident della Federazione, ha infatti ricordato che gli infermieri nell’Ue devono essere in grado di fornire lo stesso livello di assistenza in tutti i paesi membri ed è per questo che è nata la tessera professionale e il libero transito dei professionisti, prevedendo anche norme sulla legittima e corretta concorrenza. In questo senso, Silvestro ha ammonito a stare in guardia da un’assistenza transfrontaliera lowcost che potrebbe presentarsi anche nel nostro paese. “In ambito comunitario – ha detto – è fondamentale garantire regole chiare e trasparenti, a partire dalla nostra professione. C’è molta attenzione, quindi, al lavoro svolto dai Collegi e dalla Federazione Ipasvi di concerto con il ministero della Salute. Non è escluso, in prospettiva, che pazienti comunitari scelgano il nostro Paese e i nostri professionisti per curarsi e ricevere assistenza e noi tutti dobbiamo farci trovare pronti”. E per questo, sottolinea la senatrice, si devono fornire indicazioni su come vengono vigilati e valutati i professionisti e il “bollino” italiano deve essere mantenuto e verificato. Secondo Silvestro sarà indispensabile un sistema di monitoraggio anche sugli esiti e la tessera sanitaria europea dovrà essere un vero e proprio documento di riconoscimento della qualità reale del professionista, gestita come prevede la legge – ha ricordato – dai Collegi che informano le autorità competenti di tutti gli altri Stati membri, mediante un’allerta attraverso il sistema IMI, dei provvedimenti che limitano o vietano a un professionista, anche solo a titolo temporaneo l’esercizio totale o parziale sul territorio nazionale alle seguenti attività professionali.
La libera professione cresce secondo la vicepresdiente e il direttore generale Enpapi Giovanna Bertoglio e Fabio Fioretto.
I dati illustrati da Fioretto, infatti, parlano di oltre 69mila posizioni iscritte all‘ente di previdenza, praticamente raddoppiate negli ultimi due anni. Analizzando le diverse posizioni in base all‘età anagrafica, i liberi professionisti contribuenti (quelli cioé che dalla libera professione percepiscono reddito) sono soprattutto nelle fasce di età inferiori a 30 anni e dai 41 ai 50, mentre quelli della gestione separata e quelli non contribuenti si concentrano nella fascia 41-50. La maggioranza dei liberi professionisti è in Lombardia, Lazio e Piemonte e circa 13mila posizioni riguardano iscritti stranieri.
Dal punto di vista dei redditi Enpapi registra un aumento del valore del volume di affari (da poco meno di 404 nel 2013 a quasi 428 milioni nel 2014) e dei redditi professionali (da 363,5 circa a a quasi 388 negli stessi anni), ma analizzando la media, proprio per l‘aumento degli iscritti, il reddito medio cala e passa dai 21mila euro circa del 2013 ai 19.900 del 2014.
Sottolineando le criticità della libera professione, la vicepresidente Enpapi, Bertoglio ha fissato alcuni punti fermi di azione. Occorre lavorare sulle Università per formare infermieri preparati sulla libera professione. È necessario che prima di firmare un contratto sappiamo quello che siglano e soprattutto se il compenso proposto rispetta o meno le norme. Occorre combattere la concorrenza sleale e il lavoro nero.
Per quanto riguarda l‘attualità dei meccanismi della libera professione, Angelo Pandolfo, professore di Diritto del lavoro e della previdenza sociale all’Università “La Sapienza” di Roma, ha ricordato che “lavorare dentro un’organizzazione predisposta o in una organizzazione propria fa si che l’Infermiere libero professionista sia un operatore autonomo, un essere pensante, una impresa; anche un libero professionista che lavora completamente in autonomia deve essere inteso come un’azienda”. Il mestiere del libero professionista ha, secondo Pandolfo bisogno di formazione continua per essere assolutamente preparato nel campo dell’assistenza e del lavoro. Ma le Università oggi hanno troppo una visione ospedalocentrica della formazione e dovrebbero, al contrario, insegnare a diventare imprenditori prima di se stessi e poi al servizio degli altri.
Secondo Pandolfo la formula dello studio associato è particolarmente congeniale all’infermiere in regime di libera professione e Adalberto Camisasca, dottore commercialista e consulente della Federazione nazionale Ipasvi, ha tracciato un quadro della normativa fiscale che riguarda questo tipo di professionista, a partire dal regime forfetario che ha vera efficacia dal 2016, fino alla disciplina per i soci di studi associati. Il regime forfetario – che nel 2016 ha il suo limite innalzato da 15mila del 2015 a 30mila euro – può essere un beneficio per la libera professione, ma occorre stare attenti agli studi di settore e nell’affidarsi a commercialisti non preparati. Il reddito dell’Infermiere L.P. va inserito nel lavoro autonomo (categoria di reddito), al di là se si lavora in autonomia o in associazione con altri colleghi.
Nel mercato del lavoro per i liberi professionisti, secondo Enzo De Fusco, consulente del Lavoro, è necessario avere ben chiare alcune regole, soprattutto per prevenire l’abusivismo che è fonte di enormi criticità.
Tra queste:
- controllo e prevenzione di ciò che è abusivo. E c’è una nuova agenzia neonata che unisce gli ispettori Inps, Inail e del ministero dllavoro;
- nuovo codice degli appalti: prima la regola nelle gare era quella del massimo ribasso, ora è del rapporto qualità-prezzo che consente di mantenere il rispetto della qualità del lavoro;
- acquisire il maggior numero di competenze. Più si sa fare, più i confini del mercato si aprono. Senza competenza non si va da nessuna parte;
- capacità relazionale. Il libero professionista si deve relazionare creando i “contatti” che mettono in risalto la sua professionalità;
- capacità organizzativa. il libero professionista è e deve essere un imprenditore.
“L’ accreditamento professionale – ha spiegato Mariangela Castagnoli, infermiera libero professionista e membro della Commissione Ipasvi sulla Libera professione – esprime il livello di qualità e di eccellenza raggiunto da un’organizzazione nell’ambito di un processo valutativo dinamico, orientato al miglioramento continuo e al cambiamento, in relazione ad obiettivi predefiniti di performance – sia gestionali che assistenziali – in termini di qualità e sicurezza delle cure e di valorizzazione delle competenze umane e professionali”.
La scelta di sottoporre volontariamente le proprie capacità professionali al giudizio di una platea di pari (peerreview) è un modo snello e condiviso per dare una risposta alla crescente e diffusa domanda di qualità che proviene da ampi settori della società e nello specifico nel settore sanitario e sociosanitario.
Aderire a un programma di accreditamento professionale secondo Castagnoli, è importante perché la procedura integra l’attestazione formale dell’apprendimento accademico, con il riconoscimento periodico di altri importanti requisiti come l’esperienza lavorativa e l’aggiornamento professionale continuo.
Infine il “manuale di accreditamento per l’esercizio libero professionale infermieristico in forma aggregata”. Il manuale, ha spiegato Luigi Abate, libero professionista e membro della Commissione Ipasvi sulla Libera professione infermieristica, intende dare continuità al lavoro iniziato con la pubblicazione del Vademecum della libera professione infermieristica del 2014 (VEDI). Il manuale di per sé, ha spiegato, rappresenta la componente statica del lavoro svolto dalla Commissione, mentre le due tabelle in allegato, quella di sviluppo degli indicatori e standard e quella di verifica delle conformità, sono la parte dinamica, in continuo aggiornamento per garantire la qualità della prestazione libero professionale.
I punti fi forza del manuale illustrati da Abate sono proprio nella disponibilità di uno strumento dinamico che permetta di aumentare la tutela del cittadino e del professionista, elevare il livello qualitativo dell’attività professionale infermieristica, accrescere la fiducia della persona assistita.
In questo scenario si inserisce anche lo sviluppo delle competenze avanzate e il manuale rappresenta il modello di riferimento per l’esercizio della libera professione infermieristica in forma aggregata, è uno strumento di promozione e attuazione di qualità in linea con la normativa europea e uno strumento della Federazione a disposizione dei Collegi provinciali per la promozione, sostegno e vigilanza del corretto esercizio libero professionale.
Le fasi che ora l’attendono prima della sua entrata a regime, sono una sperimentale (con l’individuazione dei Collegi-campione), l’analisi della sperimentazione, gli eventuali correttivi, la revisione finale del documento e la relativa stesura definitiva.