Sunshine act, FNOPI in audizione: sviluppo dei professionisti perché siano coautori nel percorso di vigilanza e riforma

Il coinvolgimento dell’infermiere nella trasparenza prescrittiva e nei rapporti della sanità con le imprese, non è diretto come quello del medico prescrittore, ma non per questo è meno rilevante.
 
Questa la premessa dell'audizione della Federazione nazionale degli Ordini degli infermieri alla Commissione Affari sociali della Camera nell'ambito dell'esame della proposta di legge “Disposizioni in materia di trasparenza dei rapporti tra le imprese produttrici, i soggetti che operano nel settore della salute e le organizzazioni sanitarie” (C. 491 Massimo Enrico Baroni, M5S), il cosiddetto Sunshine Act.
 
E’ l’infermiere infatti – prosegue l'audizione svolto davanti alla Commissione dalla vicepresidente FNOPI Ausilia Pulimeno – che dovendo  garantire con approccio autonomo, responsabile e personalizzato la terapia prescritta e l’uso corretto e mirato di dispositivi e apparecchiature mediche, verifica e materializza quell’aderenza terapeutica che, se la prescrizione è efficace ed effettivamente personalizzata , riguarda più che altro la capacità del paziente di seguire le indicazioni per la sua cura, ma se così non è, si trasforma in una cartina di tornasole di eventuali interessi e forme di mancata trasparenza che hanno inquinato l’utilizzo del farmaco, del dispositivo e dell'apparecchiatura medica.
 
All’estero questo settore è di sua specifica competenza, tanto che è lo stesso infermiere a prescrivere alcuni ausili ma in Italia ci si scontra con i veti incrociati di altre professioni che non hanno consentito finora di dare adito a questa attività, tanto che con la circolazione libera dei professionisti e dei pazienti e, quindi, delle relative prescrizioni effettuate in altri paesi Ue, ci si trova a volte di fronte a situazioni in cui l’Italia non sa come rispondere alla prescrizione e dispensazione infermieristica, di regolare utilizzo per una serie di presidi (e a volte anche per alcune tipologie di farmaci) in gran parte del resto d’Europa.
 
L’infermiere invece già agisce anche in Italia nel quotidiano un ruolo fondamentale nella scelta corretta e trasparente degli stessi dispostivi, agito non ancora riconosciuto del tutto
 
L’infermiere nel controllo della trasparenza e dell’aderenza terapeutica può sicuramente concorrere con responsabilità nella gestione e nell’allocazione delle risorse e nei processi decisionali sia per quanto attiene ai farmaci (ricognizione farmacologica, aderenza terapeutica) sia per quanto attiene dispositivi e tecnologie e apparecchiature (personalizzazione, empowement del paziente).
 
Non per niente la Consip ha scelto gli infermieri per stabilire i materiali e i prezzi delle gare per le siringhe, oggetto spesso al centro di polemiche sui media per la diversità di costi, ma mai in realtà per l’altrettanto complessa diversità di utilizzo e di relativa appropriatezza.
 
La verifica e il controllo da parte dell’infermiere, se non si introduce la responsabilità diretta con la prescrizione infermieristica di determinati presidi, potrebbe trovare spazio ad esempio nell’ambito della cura delle lesioni cutanee, per quanto concerne la prescrizione delle medicazioni avanzate e dei presidi anti decubito, che necessita di una competenza di tipo specialistico, come anche, appunto, nell’utilizzo di siringhe, pannoloni, cateteri, materiale per medicazioni avanzate e così via, che configurano un rapporto diretto tra le imprese e le aziende sanitarie per il relativo acquisito, ma che sono di conoscenza se non esclusiva del tutto specifica e particolare proprio dell’infermiere.
 
Tutto questo migliorerebbe l’efficacia e l’efficienza del sistema di erogazione delle cure: gli infermieri concorrerebbero a migliorare i percorsi dei cittadini fornendo risposte più mirate e rapide ai bisogni assistenziali.
 
Al di là del necessario livello dei controlli, più in generale il settore sanitario, nonostante la crescente attenzione, deve ancora dotarsi, sul piano culturale ed etico – oltre che tecnico-amministrativo, di un insieme organico di strumenti volti a promuovere l’integrità del settore, per sua natura particolarmente esposto al rischio di contaminazioni da fenomeni di abuso di potere, frodi, corruzione. 
 
Formazione culturale e informazione devono divenire prassi diffuse a tutti i livelli, compreso quello politico-decisionale. 
 
Non si tratta solo di combattere la corruzione: si tratta di lavorare per l’integrità in tutte le sue forme, dal mancato rispetto dei diritti dei cittadini (la prima forma di illegalità) alla sicurezza dei luoghi di cura, dai conflitti di interesse ai contratti di fornitura, dal caos amministrativo al rispetto dei contratti di lavoro. La valutazione delle performance delle aziende sanitarie non può prescindere dal monitoraggio di elementi propri della trasparenza e della legalità. 
 
Particolare attenzione dovrà essere dedicata, e non solo nelle regioni sottoposte a Piano di Rientro, alle connessioni fra disavanzi di bilancio, disordine amministrativo, qualità degli apparati tecnici, corruzione politica e condizionamenti della criminalità organizzata; a tal fine si ritiene debbano essere individuati specifici strumenti per il “rientro nella legalità” con riferimento alle aziende sanitarie interessate da commissariamento o gravi fenomeni di corruzione.
 
C’è poi il settore descritto nella Pdl di trasparenza legata alla possibilità di accedere a dati e documenti di interesse collettivo per tutelare la legalità e i diritti connessi, di promuovere una sana partecipazione e difendere i princìpi della meritocrazia e nell’accesso ai posti di lavoro e nella progressione delle carriere, secondo le qualità di ciascuna persona che rappresenta anche un presupposto di garanzia delle libertà individuali e collettive e dell’esercizio, effettivo dei diritti civili, politici e sociali.
 
In qualità di “Organizzazione sanitaria”, così come definita alla lettera c dell’Art. 2 della Proposta di legge in rilievo, la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, così come gli Ordini provinciali, se da un lato possono limitare al massimo se non addirittura eliminare il fenomeno corruttivo legato all’elargizione di contributi economici, sponsorizzazioni o elargizioni di qualunque natura prevedendo sia l’impossibilità di promuovere ovvero patrocinare iniziative dal diretto o anche indiretto scopo commerciale, dall’altro non possono che vigilare sulla correttezza del comportamento dei propri iscritti attraverso un rigido controllo del rispetto delle regole di comportamento inserite nel codice deontologico. 
 
Codice che, ad oggi, fra l’altro, è oggetto di ulteriore processo di revisione al fine di renderlo ancor più aderente alle necessità ed alle sfide che gli esercenti la professione infermieristica si trovano a dover affrontare per tutelare la salute dei cittadini nell’ambito di un sistema in continua e rapida evoluzione.
 
Quello che si richiede quindi – conclude Pulimeno nell'audizione – è l’intervento delle istituzioni che codifichi e normi la possibilità di dare, appunto, trasparenza, continuità e appropriatezza a tali percorsi anche agendo sullo sviluppo dei professionisti per renderli pieni e liberi coautori in questo percorso di vigilanza e riforma.