COVID-19: la formazione per l’emergenza. Ecco il case report dell’Iss

Quattordici corsi Fad a cui hanno partecipato 403.463 operatori sanitari; 19 riunioni scientifiche con 13mila utenti; un corso master da remoto con 50 presenze e 500mila download dei Rapporti ISS COVID-19: dall’inizio della pandemia l’Istituto superiore di Sanità ha messo in campo eventi formativi a partire da una riflessione su criticità e punti di forza dell’esperienza realizzata e in corso con l’obiettivo di fornire sia uno strumento potenzialmente utile per coloro che potrebbero trovarsi, a vari livelli, a dover fronteggiare simili esigenze formative, sia una sorta di “allarme” per tutto il sistema della formazione dedicato all’emergenza che ha bisogno di essere consolidato e presidiato.

E lo ha fatto non solo in Italia: due corsi FAD sono stati destinati ad Albania, Armenia, Bosnia-Erzegovina, Egitto, Georgia, Giordania, Kosovo, Libano, Libia, Moldavia, Montenegro, Palestina, Repubblica di Macedonia del Nord, Serbia, Spagna, Turchia, Ucraina e ad Algeria, Burkina Faso, Camerun, Africa Centrale, Madagascar, Mali, Mauritania, Marocco, Niger, Senegal, Tunisia.

Il tutto è stato riassunto in uno dei suoi Rapporti (il 57/2020) dove si fornisce una prima e sintetica descrizione e analisi dell’esperienza formativa realizzata nel periodo di gennaio-maggio 2020 per affrontare l’emergenza COVID-19 alla sua prima comparsa ed esplosione in Italia.

Gli argomenti sono stati i più vari: l’emergenza sanitaria da nuovo coronavirus SARS-CoV-2: preparazione e contrasto; la prevenzione e controllo delle infezioni nel contesto dell’emergenza COVID-19; l’emergenza sanitaria COVID-19: gestione del paziente dializzato; l’emergenza epidemiologica COVID-19: elementi per il contact tracing; l’emergenza sanitaria COVID-19: psico-oncologia. Competenze da integrare nella pratica clinica; l’emergenza sanitaria COVID-19: gestione del paziente odontoiatrico e così via.

E nell’ambito delle iniziative che l’ISS sta ancora realizzando per il contenimento di COVID-19, sono stati organizzati ad esempio webinar bisettimanali destinati alle RSA, durante i quali sono state affrontate diverse tematiche per promuovere il confronto sulla prevenzione e il controllo dell’infezione da SARS-CoV-2 a cui hanno partecipato in media in streaming 800 per ogni seminario

Una iniziativa analoga è stata attivata anche per le malattie rare con sei webinar settimanali, durante i quali sono state affrontate diverse tematiche per promuovere il confronto sulla prevenzione e il controllo dell’infezione da SARS-CoV-2.

Per assicurare la più ampia partecipazione agli eventi, la Federazione Italiana Malattie Rare (UNIAMO) ha fornito spontaneamente la diretta Facebook.

Hanno partecipato persone malate, operatori della salute e professionisti del nostro Paese e di altri 11 Paesi europei e non, fra i quali Argentina ed Emirati Arabi Uniti. La Commissione Europea ha dato ampia diffusione, attraverso i propri canali, ai programmi dei seminari. In totale i sei seminari hanno avuto una media circa 4500 visualizzazioni e 9500 interazioni, considerando le condivisioni in diretta.

Altri 3 seminari sono stati realizzati su altre tematiche: “Acque”; “L’epidemiologia al tempo del coronavirus” all’’interno del convegno di Primavera dell’Associazione Italiana di Epidemiologia; “XXII Convegno Nazionale Tabagismo e Servizio Sanitario Nazionale – Giornata Mondiale senza Tabacco 2020”.

Durante l’emergenza poi, oltre alle esperienze strutturate di formazione, l’ISS ha promosso altre iniziative, alcune sperimentali, realizzate con l’apporto di soggetti esterni, in risposta a esigenze che via via si sono presentate.

Esempi di altre attività svolte hanno riguardato i Gruppi di Lavoro (GdL, ai quali per FNOPI ha partecipato la segretaria nazionale Beatrice Mazzoleni) e le comunità di pratica.

Analizzando i risultati, il Rapporto sottolinea che gli eventi sono in particolare risultati cruciali nel facilitare, e talvolta permettere, la realizzazione delle attività di formazione nel contesto emergenziale i seguenti elementi emersi all’esordio della pandemia:

  1. la presenza di un mandato istituzionale da parte del Comitato tecnico-scientifico nazionale per la realizzazione da parte dell’ISS di attività formative di livello nazionale rivolte alla gestione dell’emergenza per il personale (evento di innesco);
  2. la presenza di un organismo (l’ISS) integrato formalmente e fattivamente ai più alti livelli con le istituzioni sanitarie internazionali, con le istituzioni nazionali deputate alla gestione dell’emergenza, con il mondo accademico e la comunità scientifica, e in grado di gestire attività di formazione su larga scala, pur non essendo le stesse fra le attività elettive dell’Istituto;
  3. la disponibilità di un Servizio Formazione interno all’ISS già dotato, anche se non dedicato a questi temi, della competenza fondamentale e di parte delle risorse umane, organizzative e tecnologiche che, per quanto strutturate e dimensionate per altri contesti e situazioni, hanno comunque consentito in tempi rapidi, grazie allo sforzo collettivo e per quanto fattibile in un simile contesto pandemico, la progettazione e realizzazione degli eventi formativi appositamente approntati.
  4. Le competenze dei differenti ricercatori presenti in ISS, cui si sono aggiunti quelli dei territori, mobilizzati in tempi brevi, per la produzione dei contenuti dei corsi, dei convegni e dei rapporti.

Fra i principali elementi emersi il Rapporto sottolinea in primo luogo il bisogno di un linguaggio e di definizioni comuni e condivise, substrato necessario per la comunicazione operativa nei contesti emergenziali e la strutturazione efficace di qualsiasi risposta assistenziale, un bisogno primario che, secondo le informazioni di ritorno ricevute, è stato in gran parte soddisfatto da parte dell’offerta formativa realizzata.

Quello che invece è risultato più carente, in particolar modo nelle prime fasi dell’emergenza, è stata la risposta ai bisogni formativi da parte degli operatori nei molteplici scenari territoriali del nostro sistema sanitario (MMG/PLS, specialisti ambulatoriali, operatori cure domiciliari, RSA, hospice, Servizi psichiatrici, cure intermedie, ecc.) per la prevalente iniziale polarizzazione dell’offerta formativa strutturata per la gestione più prettamente ospedaliera della epidemia, dettata dall’immediata urgenza di risposta ai numerosi e crescenti casi critici in tale contesto assistenziale.

Il Rapporto formula poi alcune raccomandazioni:

  1. sviluppare un Programma Nazionale dedicato alla formazione degli operatori sanitari e socio-sanitari, nonché delle Pubbliche Amministrazioni per la gestione dell’epidemia COVID-19 nella fase post-emergenziale e delle emergenze epidemico/pandemiche identificando specifici livelli e requisiti per la formazione anche sulla base delle indicazioni del WHE.
  2. preordinare e costituire un sistema di reti di comunicazione nazionale strutturato, dedicato alla formazione “per l’emergenza e in emergenza”, articolato anche a livello regionale dotato di adeguate risorse umane, organizzative e tecnologiche e con l’identificazione di chiare responsabilità, compiti e funzioni nonché di precisi meccanismi di allarme e attivazione del sistema.
  3. promuovere ed implementare le potenzialità delle infrastrutture e della tecnologia dedicate alla formazione sanitaria in emergenza, sviluppando specifici livelli e requisiti di riferimento e garantendo agli operatori la fruizione capillare della stessa in ambito nazionale a livello ospedaliero e territoriale.
  4. consolidare un gruppo di riferimento di formatori e facilitatori esperti nel settore dell’emergenza sanitaria e promuovere strumenti per il rapido reclutamento di esperti di settore anche attraverso collaborazioni e partenariati con l’SSN, Università, privato sociale e profit.
  5. rendere disponibili pacchetti formativi “di base” e “pronti all’uso” per specifiche competenze dedicate a operatori sanitari e non (brevi lezioni inerenti ad esempio il lavaggio delle mani, il posizionamento delle mascherine o l’uso di strumentazione specialistica salva-vita come la ventilazione invasiva e non invasiva).
  6. promuovere e rafforzare la formazione per il livello manageriale dell’SSN e delle pubbliche amministrazioni, dedicata alle emergenze di sanità pubblica, con particolare riguardo al livello territoriale, valorizzando i corsi misti sperimentati dall’ISS tanto per la complementazione delle metodologie formative (in presenza, a distanza, di lavoro sul campo) quanto per la partecipazione di figure provenienti dalle diverse aree del Paese al fine di condividere le migliori esperienze, ottimizzandole
  7. ripensare gli eventi formativi in programmazione fornendo nuove priorità che possano valutare le implicazioni dell’emergenza COVID-19 nelle varie tematiche nella sanità pubblica così come per tutto quanto non sia COVID-19.

E su queste basi fa una proposta: la costituzione di un organismo senza mura per la formazione in sanità pubblica nazionale, costituito a partire da realtà consolidate e supportato da tecnologie innovative per la FAD. Un “centro formativo diffuso”, non con sede fisica unitaria o con corpo docente costante e residenziale proveniente da una unica istituzione, ma costituito da una rete sul modello hub and spoke di erogatori istituzionali e individuali accreditati, provenienti dal mondo accademico e della comunità scientifica, che possano collaborare in modo flessibile e coordinato alla gestione e all’implementazione di un progetto formativo unitario anche dedicato all’emergenza.

“L’ISS – sottolinea il Rapporto – potrà rappresentare il centro promotore di questa realtà, costituendone il server paritetico, con caratteristiche funzionali precise e valorizzando le risorse già presenti e attivate nel corso di questa emergenza”.

A QUESTO LINK IL RAPPORTO INTEGRALE