Riapertura delle scuole: ecco le indicazioni ECDC per l’Europa

L’Europa non ha dubbi: ferme restando tutte le misure sanitarie dei singoli Paesi, la Scuola, per la sua riapertura indicata anche dal Governo italiano tra le priorità assolute, deve avere un’organizzazione in grado di prevenire e assistere eventuali problemi degli alunni che riprenderanno le lezioni a settembre. Siano essi legati alla pandemia o no. E per farlo l’ECDC (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ha già messo a punto un documento con precise indicazioni valide per tutti, con ciò che servirà che la scuola preveda al suo interno per far fronte alla problema.

Secondo il documento lo staff delle scuole deve includere ovviamente insegnanti, amministratori e dirigenti, custodi, personale delle pulizie e della cucina e altri adulti che lavorano in ambienti educativi e di assistenza all’infanzia e che siano opportunamente preparati.

E infermieri scolastici, che non servono solo alla prevenzione di COVID-19, ma anche al controllo dei bambini con problemi di cronicità, diabetici, asmatici, epilettici ecc., compito questo che fa già parte delle caratteristiche proprie della professione infermieristica a cui si aggiunge ora la indispensabile tutela della salute nella pandemia.Sottolinea ECDC,  se una scuola è servita da un professionista sanitario (e fa l’esempio proprio dell’infermiere scolastico), questo dovrebbe avere accesso a dispositivi di protezione individuale (DPI) appropriati e aver ricevuto formazione per il loro uso rispetto a sintomi compatibili con COVID-19.

Sarebbe anche prudente che gli amministratori scolastici e gli operatori sanitari che operano nella scuola prendano accordi preventivi per inviare possibili casi di COVID-19 a una struttura sanitaria per i test e / o il trattamento.

“Il riorientamento dell’offerta assistenziale per garantire efficaci strategie preventive e pro-attive – spiega la presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli – deve garantire la ‘continuità assistenziale’. L’equilibrio si ottiene definendo nuove regole organizzative e delineando attitudini professionali, competenze trasversali degli attori del sistema.  Significa mettere in campo una ‘sanità di iniziativa’ e dare il via in tutte le Regioni e in modo uniforme all’infermiere di famiglia e comunità, perché la scuola è esempio evidente di comunità”.

“Per raggiungere l’obiettivo – prosegue – già l’OMS dal 1999 (documento “Health 21”) ha evidenziato il bisogno di maggiore integrazione nelle cure primarie introducendo  la figura dell’infermiere di famiglia/comunità, previsto nel Patto per la Salute 2018-2021 e nel decreto Rilancio, come primo punto di contatto con la popolazione in collaborazione con il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta. Bisogna far presto e affrontare un cambiamento che altro non è se non la naturale crescita del Sistema sanitario”.

“Come Federazione – conclude Mangiacavalli che in questo senso ha scritto come presidente FNOPI una lettera al premier Conte, al ministro della Salute Speranza, Bonaccini e Icardi (Regioni), Azzolina (Scuola) e al CTS – siamo a disposizione di Governo e Regioni per disegnare nuovi modelli di assistenza che vadano in questo senso e che garantiscano, grazie all’uso appropriato di tutte le professionalità, la salute e la prevenzione ai cittadini”.

A QUESTO LINK IL DOCUMENTO ECDC
“COVID-19 nei bambini e ruolo degli ambienti scolastici nella trasmissione
di COVID-19”