In ricordo di Jean-Jacques Guilbert

A un mese dalla scomparsa, la nostra Federazione nazionale, a nome di tutti gli iscritti, ricorda la figura di Jean-Jacques Guilbert, esperto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, venuto a mancare il 3 febbraio scorso.
Uno studioso di grande valore, che ha lavorato per molto tempo in tutto il mondo con lo scopo di promuovere metodi di apprendimento pertinenti ed efficaci dei professionisti della Salute.

Nel 1997 l’allora IPASVI chiese a Guilbert, autore del celebre manuale “Guida Pedagogica per il personale della salute”, di guidare un gruppo di specialisti in assistenza infermieristica – sia infermieri che docenti – nella costruzione delle linee guida per la formazione di base delle future generazioni di infermieri. Quell’anno stesso, il gruppo iniziò a lavorare e licenziò le linee guida per la formazione complementare. Nel 1998, la Federazione commissionò un secondo lavoro mirato a definire le linee guida per un progetto di formazione di base dell’infermiere. Da poco tempo la formazione degli infermieri era passata dalla Regione all’Università. Si iniziava a parlare di corsi di laurea triennale e specialistica e non era chiaro quali competenze bisognasse far raggiungere al termine del primo triennio e del successivo biennio.
Guilbert propose di condividere innanzitutto quattro principi ispiratori: la pertinenza rispetto ai problemi prioritari di salute della comunità, l’educazione centrata sullo studente, la valutazione delle competenze, la formazione della figura professionale nel suo insieme.
Nel 1998 un nuovo gruppo di lavoro iniziò quindi a lavorare e individuò i grandi problemi di salute della popolazione e di qualità dei servizi, grazie alla raccolta di evidenze scientifiche e dati epidemiologici.
I problemi prioritari individuati furono: le malattie cerebrovascolari, gli incidenti, i tumori, il diabete, le nefropatie, le malattie respiratorie, l’Aids e il disagio psichico. Successivamente il gruppo si dedicò alla definizione del prototipo, ossia del profilo per competenze dell’infermiere. Dopo ampio dibattito interno ed esterno, condotto nelle proprie comunità di pratica, il profilo professionale dell’infermiere, così come previsto dal D.M. 739/1994 venne scomposto in sei grandi funzioni (prevenzione/diagnosi precoce ed educazione alla salute; assistenza; educazione terapeutica finalizzata all’autogestione della malattia, del trattamento e della riabilitazione; gestione; formazione; ricerca), 12 attività di primo livello e 87 attività professionali di secondo livello o core competenze.
Questo prototipo venne poi declinato secondo i problemi prioritari di salute, incrociando le funzioni dell’infermiere con ogni problema di salute. Ne scaturì un elenco di competenze dell’infermiere contestualizzato e pertinente rispetto ai bisogni di salute della comunità.
Ogni competenza venne classificata sulla base delle tassonomie di Bloom riviste da Guilbert (competenze intellettive, comunicative e tecnico-gestuali) per facilitare la scelta dei metodi di valutazione e degli ambiti di apprendimento. Per ogni problema prioritario di salute il gruppo stilò le competenze attese, declinate secondo il prototipo, utilizzando lo strumento grafico dell’albero delle attività e dei concetti, poi definì le competenze, classificate secondo le tassonomie, e indicò per ogni competenza quale era il metodo di valutazione più valido e l’ambiente di apprendimento da prediligere.
Questo lavoro fu pubblicato nel 1999 e venne utilizzato in alcune università italiane per orientare le attività delle discipline infermieristiche e del tirocinio professionalizzante che comprende 1.500 ore.

I corsi di laurea in Scienze infermieristiche iniziarono a introdurre nuove metodologie didattiche quali il problem based learning, il gioco dei ruoli, la didattica laboratoriale, i contratti di apprendimento, le attività di briefing e de-briefing prima e dopo i tirocini, le Medical Humanities, le simulazioni ad alta, media e bassa fedeltà e molte altre innovazioni didattiche. Anche il sistema di valutazione venne studiato e innovato con l’introduzione di metodi validi mirati alla valutazione delle competenze e non solo delle conoscenze: esame orale strutturato o triplo salto, esame a stazioni o esame clinico oggettivo strutturato, portfolio, rubriche, mappe concettuali e molti altri. I pedagogisti contribuirono alla formazione dei docenti di infermieristica su tutto il territorio nazionale diffondendo il sapere pedagogico con particolare riferimento alle teorie del curricolo, alle strategie formative, alla valutazione formativa e sommativa, alla formazione dei tutor clinici e guide di tirocinio.

Un ulteriore momento di commemorazione si terrà, in forma di webinar, a cura della SIPEM (Società italiana di pedagogia medica) il prossimo 25 marzo.
A rappresentare gli infermieri italiani, una delle studiose che fece parte del gruppo di lavoro della Federazione con Guilbert: la professoressa Loredana Sasso, Ordinario presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Genova.