Legge sulle politiche per gli anziani: FNOPI al tavolo di confronto sui decreti attuativi

Legge 33/2023, delega al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane: Parlamento e Governo hanno dato il via a tavoli di ascolto e di confronto sui provvedimenti attuativi e sulle tematiche connesse e i primi ad essere ascoltati sono stati i rappresentanti dei professionisti sociosanitari.

A Palazzo Chigi il Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maria Teresa Bellucci ha convocato e ascoltato i rappresentanti degli assistenti sociali, medici geriatri.

Per la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) è intervenuto il consigliere nazionale Nicola Draoli, presidente dell’ordine di Grosseto.

Draoli ha sottolineato che la legge, ad avviso della Fnopi, si contraddistingue positivamente per i concetti che ben si saldano alla riforma territoriale da sempre auspicata dalla Federazione: “Si leggono i principi di community building – ha detto – interventi proattivi, accessi equi e inclusivi, rispetto e dignità degli assistiti e del loro nucleo familiare e non, nuovi paradigmi culturali di assistenza che si poggiano sul grande tema di ‘one health’”.

L’infermieristica di famiglia e comunità

E ha ricordato che questi temi si concentrano tutti nel modello dell’Infermieristica di famiglia e comunità delineata in questi anni, che, proprio in virtù di questa convergenza, dovrebbe essere inserita in tutti gli atti di indirizzo che prevedono la composizione delle reti territoriali.

In sintonia col disegno normativo, la FNOPI ha sottolineato che per attuarlo è necessario investire in un approccio che ancora guarda a modelli sociosanitari non più in linea con il grande inverno demografico che l’epidemiologia ha disegnato e, soprattutto, investire nel delineare e designare una riforma delle professioni sanitarie capace di rispondere a questi mutati bisogni di salute e a questo mutato contesto organizzativo.

“Gli interventi previsti dalla legge – ha sottolineato Draoli – sono focalizzati su una presa in carico complessa, analisi multifattoriali estremamente variegate che intersecano fattori sanitari, sociali ed economici in maniera non disaggregabile ma che si auto-influenzano a vicenda e che fanno parte di una cultura socio-sanitaria non attualmente in linea con la natura del nostro Servizio sanitario nazionale e dei professionisti che vi operano”.

La necessità di competenze avanzate

In questo senso la Federazione ha evidenziato l’importanza di prevedere una riforma della formazione universitaria per adeguare l’iter formativo delle professioni sanitarie infermieristiche all’evoluzione scientifica, tecnologica e ai nuovi bisogni sanitari derivanti dal mutato quadro epidemiologico e demografico.

“Gli interventi così ben descritti nel disegno di Legge hanno bisogno di infermieri con competenze avanzate – ha detto ancora – che devono essere riconosciute sia accademicamente che economicamente e che permetterebbero azioni di case e care management di altissima competenza in grado di coniugare bisogni sanitari, sociali, economici con meccanismi proattivi, di indirizzo e orientamento dentro equipe multiprofessionali e multidisciplinari”.

La riforma della formazione

Tra le lauree magistrali a indirizzo clinico, la FNOPI sottolinea nel contesto della nuova legge l’urgenza di quella nell’area specialistica di cure primarie. In stretta correlazione all’istituzione di lauree magistrali infermieristiche a indirizzo clinico, la Federazione sostiene da tempo il riconoscimento della figura dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFeC) quale professionista specializzato responsabile dei processi infermieristici in ambito familiare e di comunità.

“Si tratta di un professionista – ha spiegato Draoli – che, in possesso di conoscenze e competenze specialistiche nell’area infermieristica delle cure primarie e sanità pubblica, pera in autonomia professionale e in modo proattivo, interagisce con tutti gli attori e le risorse presenti nella comunità, favorendo l’integrazione sanitaria e sociale dei servizi”.

Una figura essenziale, quindi, nell’affermazione di un modello sanitario basato sulla centralità del paziente e strategica rispetto ai nuovi bisogni assistenziali di una popolazione sempre più anziana e composta da persone con patologie croniche e degenerative, per le quali diventa fondamentale l’integrazione tra servizi sanitari e sociali.

La prescrizione infermieristica

Draoli ha poi collegato questi aspetti con quello della eventualità di attribuire agli infermieri la possibilità di prescrivere alcune categorie di farmaci e ausili/presìdi, come strumento per l’applicazione delle competenze specialistiche, che rientrano nella sfera di conoscenza e competenza infermieristica, in linea con quanto già accade in diversi Paesi europei.

La digitalizzazione

“Secondo il DM 77/2022 sull’assistenza territoriale – ha aggiunto Draoli –  l’infermiere di famiglia e comunità è un professionista che ha un forte orientamento alla gestione proattiva della salute e opera rispondendo ai bisogni di salute della popolazione di uno specifico ambito territoriale e comunitario di riferimento, favorendo l’integrazione sociosanitaria dei servizi e, tra le altre attività e gli altri strumenti, lo fa ‘utilizzando sistematicamente strumenti digitali e di teleassistenza’”.

Tuttavia, ha spiegato, la digitalizzazione per le persone anziane potrebbe rappresentare un elemento di diseguaglianza ulteriore, legato alla difficoltà di utilizzo e spesso di comprensione delle nuove tecnologie e in questo proprio il ruolo dell’Infermiere di famiglia e comunità può essere quello di facilitatore dei processi digitali.

I problemi della carenza

Il tema di fondo però, su cui si deve concentrare l’attenzione delle istituzioni per rendere attuabile la legge, è quello della forte carenza di professionisti infermieri che rende estremamente difficoltoso reperire anche quelli di famiglia e comunità, perfino secondo i parametri già normati con il DM 77 (uno ogni 3000 abitanti e quindi circa 20.000 nuovi IFeC).

“Questo – ha spiegato Draoli – è legato non solo a una sottostima ormai cronicizzata di personale sanitario nel Ssn, ma anche da una perdita di attrattività della professione infermieristica dovuta alle scarse possibilità di carriera e alla retribuzione, tra le più basse dei paesi europei”.

“La FNOPI – ha concluso – è da sempre disponibile a collaborare con le Istituzioni in un’ottica di miglioramento e crescita della professione e dell’intero sistema sanitario e rinnova la disponibilità a collaborare in modo proficuo con Governo e Parlamento in sede di attuazione delle disposizioni previste dalla Delega in materia di politiche in favore delle persone anziane”.