Per il 55% degli italiani mancano medici e infermieri e ritengono che per questo l’assistenza sanitaria non sia del tutto soddisfacente, anche se in maggioranza (54%) promuovono il servizio sanitario regionale, ma con grandi distanze territoriali. Se, infatti, al Nord si raggiungono picchi del 69% di soddisfazione, al Sud e nelle Isole ci si ferma a quota 41 per cento.
Sono alcuni dei risultati dell’Indagine eseguita sull’opinione pubblica e sul personale medico dall’Istituto Piepoli per la FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, presentata a Roma, nell’ambito del Convegno “Valore salute: SSN volano di progresso del Paese. I 45 anni del Servizio sanitario nazionale, un’eccellenza italiana”..
Per il 42% del campione l’inadeguatezza dell’assistenza è legata alla inadeguatezza delle strutture degli strumenti; ancora per il 42% il finanziamento non è adeguato alle necessità, per il 38% è legato alla disorganizzazione.
Più in generale è pari al 33% il campione non soddisfatto della qualità dell’assistenza sanitaria. Per il 67% del campione, invece, la qualità dell’assistenza sanitaria è abbastanza soddisfacente, è accettabile per il 35%, molto soddisfacente per il 3 per cento.
Tra gli interventi da mettere in atto per migliorare l’assistenza, il 55% di coloro che non ne sono soddisfatti propongono di agire sul personale, incrementandolo, il 42% vogliono aumentare i finanziamenti, il 38% migliorare le organizzazioni.
Protagonista delle interviste telefoniche e via web – effettuate su un campione di 1000 persone, rappresentativo degli italiani di età compresa tra 15 e 75 anni, con un oversampling di 200 interviste nella fascia d’età tra 15 e 19 anni, e un campione di 300 medici e odontoiatri – proprio il Servizio sanitario nazionale, come fattore determinante per unire il Paese e farlo crescere
La ricerca ha messo in evidenza anche che per oltre tre italiani su quattro la sanità deve essere pubblica. Di più: per il 90% dei cittadini deve essere una priorità del Governo nella Finanziaria. Per il 37%, merita addirittura il primo posto.
Quello che è chiaro, in ogni caso, è che la sanità per gli italiani deve essere prevalentemente pubblica. Così la pensano più di 3 italiani su 4, il 76%, in questo caso in modo trasversale nelle diverse aree del Paese.
Per quanto riguarda il digitale, in sanità è il benvenuto per il 73% degli italiani, che apprezzano e utilizzano ricette elettroniche e ritiro online dei referti, ma con giudizio: l’Intelligenza Artificiale va bene, ma solo come alleato e supporto al medico. A pensarla in questo modo, il 92% degli intervistati, che escludono di farsi curare, anziché dal medico, da una piattaforma di Intelligenza artificiale. Il rapporto diretto e fiduciario con il proprio medico, infatti, è talmente importante che il 75% degli italiani intervistati si dice non disponibile a rinunciare al diritto di scegliere il proprio medico di famiglia.
E la salute è ai primi posti per importanza nelle strategie di governo per gli italiani: il 90% è convinto che nella legge finanziaria la sanità debba essere al primo posto o tra le priorità del Governo.
“I dati che sono stati presentati– ha detto Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI, intervenuta al Convegno FNOMCeO – sono dati che oggettivamente rispecchiano molto bene la criticità e il disagio anche della professione infermieristica e quindi credo che per molti aspetti le professioni sanitarie in generale stiano soffrendo molto e siano in un momento difficile. Per quanto riguarda la necessità di fare sinergia, questa è indiscutibile. Da molto tempo stiamo dialogando tra Federazioni in maniera proficua, oltre che sulla situazione di malessere e disagio, su una serie di questioni e priorità che ci vedono lavorare in maniera congiunta”.
“Il tema della formazione – prosegue la presidente FNOPI – è sicuramente un tema strategico. Formazione continua, ma anche formazione di base, quella abilitante alla professione. Indubbiamente c’è bisogno di un ripensamento di questa modalità, perché è indiscutibile l’importanza di mantenere costantemente aggiornati una serie di profili di competenza rispetto a quello che chiede il sistema e i cittadini, ma la formazione delle professioni sanitarie tutte, deve essere anche ripensata in una logica più sinergica. Abbiamo bisogno – spiega Mangiacavalli – di fare in modo che i professionisti si conoscano e si riconoscano a vicenda fin dal percorso formativo perché altrimenti sarebbe una “magia” che ognuno sia in grado di lavorare con gli altri professionisti”.
“La nuova sanità – aggiunge ancora – sia quella territoriale che quella ospedaliera, si costruisce con un lavoro multiprofessionale e quindi, se veramente bisogna stare al letto del malato, compreso il domicilio, dobbiamo capire come stare insieme attorno in questa condizione, ognuno nel rispetto delle proprie competenze, peculiarità e discipline. E’ arrivato il momento di ripensare profondamente il sistema socio sanitario nazionale: il panorama che abbiamo di fronte rispetto ai dati epidemiologici demografici della popolazione mostra un’età media di quasi 58 anni e non possiamo quindi continuare a pensare di lavorare come abbiamo fatto finora rispetto a percorsi ospedalieri per acuti e lasciare il territorio da organizzare o affidarci alla buona volontà e disponibilità di chi sul territorio c’è, come ad esempio gli infermieri”.
“Altro tema che sta particolarmente a cuore agli infermieri – ha sottolineato ancora la presidente FNOPI – è anche la revisione delle modalità di reclutamento per l’esercizio professionale. Perché se vogliamo fare un lavoro importante ad esempio d’equipe sul territorio abbiamo bisogno di parlare con i medici specialisti ambulatoriali con i medici di medicina generale, con i pediatri di libera scelta usando lo stesso linguaggio e quindi aprire anche a possibilità di esercizio professionale più in linea con i tempi che abbiamo di fronte per queste sfide importanti che dobbiamo affrontare”.
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