Giornata del malato oncologico, nel rapporto FAVO le priorità dell’assistenza

Presentato il 16° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici realizzato dall’Osservatorio sulla condizione dei malati oncologici istituito dalla Federazione Italiana delle Associazioni Di Volontariato In Oncologia (FAVO) dove FNOPI è presente con la presidente Barbara Mangiacavalli e il consigliere nazionale Stefano Moscato.

Il rapporto è stato illustrato in occasione della XIX Giornata Nazionale del Malato Oncologico, nelle sale della biblioteca del Senato Giovanni Spadolini.

Il Rapporto evidenzia quattro priorità su cui intervenire: la funzionalità delle Reti Oncologiche Regionali; la realizzazione e diffusione dei Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA); la programmazione e valorizzazione del personale del servizio sanitari, alla luce di un ammanco di oltre 43mila specialisti previsto per il 2025; l’attivazione della Rete Nazionale Tumori Rari (RNTR).

All’interno del documento, FNOPI, come in ogni edizione, ha redatto un capitolo nel quale mette in luce i nuovi bisogni della persona assistita e dei suoi caregiver in relazione al livello tecnologico dei setting di cura che impone un’evoluzione indispensabile per assicurare un’assistenza sempre più prossima.

“Far evolvere le competenze e le tecnologie – si legge all’interno del capitolo FNOPI “I nuovi bisogni assistenziali: la fragilità digitale” – è una delle sfide per l’infermiere che ha in carico il caso, sostenendo un vero e proprio processo di “empowerment” del paziente e del suo contesto di cura. In questo senso, l‘infermiere ha un ruolo traino nel processo di superamento della fragilità digitale, che non può essere considerata tout court una condizione escludente. La diffusione di servizi digitali e la spinta al digitale ed ai sistemi on-line rischia infatti di aprire, almeno nel breve e medio periodo, un nuovo divario, escludendo molti cittadini che presentano diverse forme di fragilità. I setting di sanità digitale devono sviluppare fortemente la reciprocità dei processi di cura, l’ingaggio e la consapevolezza della persona assistita e dei caregiver. La qualità della relazione – si legge ancora -, soprattutto in setting assistenziali mediati da soluzioni digitali, rimane un importante strumento di fiducia, di motivazione, di aderenza terapeutica e di esito generale del processo di cura. Gli strumenti relazionali devono essere rapportati alla literacy digitale del cittadino e della sua rete familiare e lo sviluppo delle competenze relazionali digitali deve diventare parte dei percorsi formativi delle professioni di cura”.