Il fumo “di terza mano”: un pericolo invisibile per i bambini

Il tabagismo è una delle principali cause di morbilità e mortalità prevenibile a livello globale ed i suoi effetti si estendono ben oltre chi fuma attivamente. Proprio per questo, il 31 maggio, in occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) richiama l’attenzione sui danni causati dal fumo e sulla necessità di proteggere le persone più vulnerabili, come i bambini, dalle sue conseguenze.

Infatti sebbene il fumo di tabacco sia comunemente conosciuto per i suoi effetti dannosi, sia in forma di fumo attivo (l’atto di fumare direttamente) che di fumo passivo (l’esposizione al fumo inalato da altri), esiste un’altra forma di esposizione meno visibile ma altrettanto pericolosa, denominata fumo di terza mano, che rappresenta un serio rischio per la salute, in particolare per quella dei neonati e dei bambini.

Che cos’è il Fumo di Terza Mano?

Il fumo di terza mano si riferisce alle sostanze tossiche che rimangono sulle superfici (come tessuti, mobili, pavimenti, pareti) e nell’aria, anche dopo che la sigaretta è stata spenta. Queste sostanze derivano dal fumo delle sigarette e dalle sue particelle residue, che si legano a oggetti, vestiti e superfici, e possono persistere nell’ambiente per lunghi periodi di tempo, da ore a settimane o addirittura mesi. Anche in assenza di odore o fumo visibile, il fumo di terza mano è presente e costituisce una minaccia invisibile.

Perché i bambini sono i più vulnerabili?

I bambini più piccoli ed i neonati sono particolarmente vulnerabili agli effetti del fumo di terza mano a causa di diversi comportamenti fisiologici: innanzitutto respirano più velocemente, aumentando l’inalazione di particelle tossiche; hanno una cute più sottile e sono spesso a contatto con superfici contaminate, il che facilita l’assorbimento di sostanze per via dermica. Inoltre tendono a mettere le mani e gli oggetti in bocca, esponendosi all’ingestione di particelle residue.

Quali sono i rischi per la salute pediatrica?

L’esposizione a lungo termine al fumo di terza mano può interferire con il sistema immunitario dei bambini, aumentando la loro suscettibilità alle malattie respiratorie (es. asma, broncospasmo), alle infezioni di varia eziologia ed alle allergie ma può anche influenzare negativamente lo sviluppo cerebrale e le funzioni cognitive, nonché portare a disturbi del sonno. Studi recenti inoltre suggeriscono che il fumo di terza mano possa contribuire anche ad alterazioni del microbioma intestinale, che svolge un ruolo cruciale nella salute generale.

È possibile prevenire gli effetti del fumo di terza mano?

L’unico modo per azzerare l’impatto negativo del fumo sulla salute pediatrica è garantire un ambiente privo di fumo e dai suoi residui. Questa considerazione riguarda sia gli ambienti privati come la casa che quelli pubblici. È importante sottolineare come anche negli ambienti ospedalieri, il fumo di terza mano rappresenta un rischio soprattutto per i più fragili e suscettibili. Studi recenti hanno infatti evidenziato la presenza di residui di fumo di terza mano anche nei reparti neonatali e nelle unità di terapia intensiva neonatale (NICU).  Alcune strategie possono comunque ridurre la contaminazione: prima di tutto, è fondamentale evitare di fumare all’interno degli ambienti domestici e dell’automobile, poiché anche l’aria apparentemente pulita può essere contaminata da residui di fumo. È importante modificare alcune abitudini personali, come cambiare i vestiti e lavarsi accuratamente le mani dopo aver fumato per limitare il trasferimento di sostanze residue sugli altri. Inoltre, è essenziale ridurre l’esposizione diretta ad ambienti contaminati, evitando che i bambini si trovino in stanze od aree in cui è stato fumato, anche in assenza di odore. Promuovere la consapevolezza dei rischi associati al fumo di terza mano ed adottare misure preventive efficaci è essenziale per proteggere la salute e lo sviluppo dei bambini.

Proteggere i bambini dall’esposizione al fumo di tabacco è una responsabilità collettiva, e il ruolo degli infermieri è cruciale in questa battaglia.
Grazie al loro contatto diretto con le famiglie, gli operatori sanitari possono sensibilizzare i genitori sui rischi del fumo passivo e di terza mano, informandoli sulle conseguenze che tali esposizioni possono avere sulla salute dei più piccoli.
Spesso chi fuma non è consapevole del fatto che, anche se la sigaretta viene consumata all’esterno, le tossine permangono sugli abiti e sulle superfici, continuando a esporre i bambini ai loro effetti nocivi. Per questo motivo, diffondere una cultura della prevenzione attraverso interventi educativi e ambientali è fondamentale per ridurre i rischi di esposizione.
La lotta contro il tabagismo non si limita, dunque, alla prevenzione del consumo diretto di sigarette, ma deve includere anche azioni mirate alla protezione degli ambienti e alla sensibilizzazione rispetto ai pericoli invisibili.

Ogni infermiere può fare la differenza, contribuendo attivamente alla diffusione di informazioni, supportando chi desidera smettere di fumare e promuovendo misure efficaci per garantire ambienti sicuri ai bambini.

A cura della Commissione nazionale d’Albo Infermieri Pediatrici

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