Conto annuale 2023, aumentano gli occupati e le donne nel Servizio sanitario nazionale

Aumenta del 2,8% il numero di occupati negli Enti appartenenti al Servizio sanitario nazionale e tocca quota 701.170. È quanto emerge dai dati pubblicati nel Conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato riferiti al 2023.

“Questo aumento – spiega il documento di accompagnamento ai dati – è determinato da nuovi spazi di spesa e dalle misure straordinarie di reclutamento introdotte nel 2020 per far fronte alla pandemia da Covid-19″. Ad influire su questa dinamica si aggiunge l’aumento del fondo sanitario e la stabilizzazione del personale precario.

Per il personale dirigente, che dal 2020 è stato riclassificato nelle due macrocategorie dei dirigenti sanitari e dirigenti professionali, tecnici e amministrativi, l’incremento nel 2023 ha registrato un +1,9% sul 2022. Relativamente alla macrocategoria “personale non dirigente” i dati registrano un aumento dalle 530.739 unità del 2014, alle 548.269 del 2022, alle 565.079 unità del 2023, con un incremento del 3,1% negli ultimi 12 mesi tracciati.

Un dato particolarmente significativo riguarda la componente femminile del Servizio sanitario nazionale: nel 2023 le donne rappresentano il 69,3% del totale degli occupati, registrando un incremento di quasi 4 punti percentuali rispetto al 2014, quando la quota era del 65,5%. Questo trend conferma la sempre maggiore presenza femminile nel settore sanitario pubblico, dove le donne sono ormai nettamente prevalenti.

L’analisi delle fasce d’età rivela un progressivo “invecchiamento” del personale ma anche segnali di rinnovamento. La concentrazione massima delle dipendenti donne si è spostata dalla classe “50-54 anni” alla successiva “55-59 anni”, mentre per gli uomini la classe modale resta quella tra i “55-59 anni”. Tuttavia, il 2023 segna una controtendenza positiva: si registra un aumento significativo dei dipendenti con età più giovane, soprattutto tra i 25 e i 39 anni, conseguenza della ripresa delle assunzioni nel pubblico impiego. L’età media complessiva si attesta sui 48,95 anni, con il gap di genere che si riduce sensibilmente: dai quasi 3 anni di differenza registrati nel 2014, si passa a un anno e mezzo nel 2023.

Il rinnovamento è evidente anche nell’anzianità di servizio: nel 2023 il picco massimo di dipendenti si concentra nella classe “0-5 anni” per entrambi i generi, mentre nel 2014 la fascia più numerosa era quella “21-25 anni”. Un cambio generazionale in corso che testimonia l’efficacia delle politiche di reclutamento degli ultimi anni.

L’analisi territoriale evidenzia significative disparità nell’andamento occupazionale. Le regioni del Sud mostrano i tassi di crescita più elevati: Emilia-Romagna (+13,9%), Puglia (+13,2%) e Campania (+12,2%) guidano la classifica degli incrementi nel decennio 2014-2023. Al contrario, alcune regioni registrano variazioni negative: il Molise presenta il calo più consistente (-14,7%), seguito da Basilicata (-8%) e Valle d’Aosta (-2,6%).

Interessante il dato sui dipendenti ogni 10mila abitanti: la Valle d’Aosta svetta con 177,8 dipendenti, seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano (176,3) e dal Friuli-Venezia Giulia (174,0). Il Lazio, sorprendentemente, registra il valore più basso con 86,9 dipendenti ogni 10mila abitanti, evidenziando una possibile sottodotazione di personale rispetto al fabbisogno della popolazione.

Questi dati riflettono non solo le diverse politiche regionali di reclutamento, ma anche l’impatto dei piani di rientro dal deficit sanitario che hanno interessato diverse regioni nel periodo considerato, condizionando le possibilità assunzionali.

Per entrare nel merito della situazione infermieristica, questi dati della Ragioneria Generale dello Stato possono essere confrontati con le analisi contenute nel primo Rapporto sulle Professioni Infermieristiche, realizzato da FNOPI e da Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che ha analizzato e incrociato dati dal 2022 al 2024 provenienti da numerose fonti ufficiali, e dalla nuova sezione DataCorner presente sul sito FNOPI che illustra i dati provenienti dall’Albo unico nazionale relativi ai primi sei mesi del 2025.