Cronicità: istituzioni, cittadini e professionisti a confronto

“Nonostante gli ingenti investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per il rafforzamento dell’assistenza territoriale, la gestione della cronicità sul territorio italiano sembra residuale e in peggioramento. Infatti la bozza di aggiornamento di Piano Nazionale Cronicità (PNC) che dovrebbe essere approvata nei prossimi giorni da Stato-Regioni, non conta su finanziamenti ad hoc contrariamente ad altri Piani, manca di un cronoprogramma chiaro per il raggiungimento degli obiettivi e lascia fuori diverse patologie. Anche la sua modalità di aggiornamento e inclusione di nuova patologie, come la psoriasi, non è affatto chiara. La cabina di regia del PNC -importante per l’implementazione- sembra essere scaduta e non riunirsi da un anno circa e non sono pubbliche le relazioni annuali che deve produrre”.

Lo ha affermato il presidente di Salutequità, nel corso della riunione di un Equity Group Cronicità promosso per stimolare un confronto con rappresentanti di istituzioni nazionali e regionali, associazioni pazienti, manager e professionisti sanitari sulle principali questioni. Tra questi, presente anche la FNOPI.

Il dibattito si è concentrato sulla gestione delle malattie croniche che in Italia rappresenta una sfida sempre più incalzante e complessa, aggravata da criticità strutturali e disuguaglianze territoriali.

L’analisi condotta a cura dellOsservatorio Salutequità evidenzia, infatti, la necessità d’interventi mirati per migliorare l’efficacia del Servizio Sanitario Nazionale e garantire una presa in carico adeguata dei pazienti.

L’analisi ha toccato anche i dati della distribuzione regionale degli infermieri di famiglia e comunità “il cui standard DM77 è di un infermiere su 3000 abitanti”. Ma i numeri reali sono diversi. “Sette Regioni (Lombardia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto) hanno identificato fabbisogno totale. E la Toscana ha definito anche la progressività dell’attuazione da concludersi entro il 2026. Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Marche, Molise e Piemonte non hanno definito i numeri del fabbisogno. L’Emilia-Romagna dichiara che il fabbisogno rappresenta criticità e stima la piena implementazione in 4 – 5 anni”.

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