
“Siamo convinti – ha sottolineato la professoressa Maria Grazia De Marinis, presidente del Corso di Laurea Triennale in Infermieristica e Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche dell’Università Campus Bio-Medico di Roma – che lo studio delle materie infermieristiche debba andare nella direzione di una maggiore specializzazione, approfondendo le competenze cliniche, organizzative, pedagogiche e di ricerca attorno ai problemi di salute che riguardano soprattutto gli anziani, i malati cronici e i pazienti del fine vita. Solo così la figura dell’infermiere potrà assumere uno spessore maggiore e vedere riconosciuto il ruolo che già oggi ricopre nell’assistenza e presa in carico dei pazienti”.
Al simposio – al termine del quale si sono svolte le premiazioni a giovani professionisti che hanno dato contributi significativi nella professione infermieristica, in rappresentanza della FNOPI – ha preso parte il consigliere nazionale e presidente di OPI Roma e CECRI, Maurizio Zega.Nel suo intervento, Zega ha chiarito come “il passaggio alla dimensione specialistica è un dato di fatto, una necessità, ed è stata definita in maniera chiara e inequivocabile anche nell’incontro che la FNOPI ha organizzato in collaborazione con la CRUI. La presidente della CRUI e anche il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, hanno fatto dichiarazioni importanti. Hanno detto che è ora di traguardare da una dimensione infermieristica così come conosciuta ad una dimensione che affronti ciò che, sul piano demografico la società ci sta chiaramente indicando. Gli ultraottantenni saranno 6 milioni fra vent’anni. Se questa sanità capisce che il territorio diventa il primo punto dove “fare salute” e l’ospedale deve essere usato solo quando necessario, allora forse avremo ancora un sistema sanitario nazionale. La scelta è dunque determinata da obiettive ragioni epidemiologiche, non da battaglie romantiche della professione. Dobbiamo – ha concluso – riallineare l’offerta alla domanda, e allora i costi si abbasseranno e saremo in grado di investire per poter riconoscere le professionalità che servono nel futuro, evitando che ci sia un abbandono della professione“.








