Home DIFENDIAMO CHI CI CURA: STOP ALLE AGGRESSIONI VERSO GLI INFERMIERI

DIFENDIAMO CHI CI CURA: STOP ALLE AGGRESSIONI VERSO GLI INFERMIERI

OPI: Reggio Emilia

L’Allarme Silenzioso: Un Infermiere su Due Vittima di Violenza

Un’ombra inquietante si allunga sui reparti degli ospedali italiani: la crescente ondata di aggressioni contro gli infermieri. Episodi di violenza fisica e verbale, in continuo aumento, mettono a rischio non solo la sicurezza di chi si dedica alla nostra salute, ma anche l’intero sistema di assistenza sanitaria.

In occasione del 12 marzo, Giornata Nazionale di Educazione e Prevenzione contro la Violenza nei confronti degli Operatori Sanitari e Socio-Sanitari, è doveroso rompere il silenzio su questa drammatica realtà, che vede un infermiere su due vittima di violenza.

AGGRESSIONI AGLI INFERMIERI: NUMERI DA EMERGENZA NAZIONALE

Secondo gli ultimi dati Inail, nel 2022 sono stati segnalati oltre 2.200 casi di violenza contro gli operatori sanitari, con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente. Gli infermieri, colonne portanti del sistema ospedaliero, subiscono più del 60% di questi episodi. Le aree più critiche, come i Pronto Soccorso, i reparti psichiatrici e le RSA, vedono aggressioni non solo da parte di pazienti in stato di agitazione, ma anche da familiari esasperati.

LA PAURA IN CORSIA: QUANDO LA CURA DIVENTA UN RISCHIO

Insulti, minacce e perfino violenze fisiche sono ormai all’ordine del giorno per molti Infermieri, spesso privi di un’adeguata tutela. A scoraggiare ulteriormente le denunce contribuiscono il timore di ritorsioni e la sensazione di impotenza, alimentando un circolo vizioso di violenza. Chi indossa il camice si sente abbandonato, lasciato solo a gestire situazioni critiche e pericolose.

OSPEDALI SICURI: UN IMPERATIVO MORALE E PROFESSIONALE

La violenza in corsia non è una fatalità, ma un fenomeno che può e deve essere contrastato con misure concrete, urgenti e indispensabili:

    Formazione continua: Corsi di comunicazione e “de-escalation” per il personale sanitario, finalizzati a riconoscere i segnali di aggressività e ad intervenire tempestivamente con strategie di contenimento verbale, affinché un infermiere non sia costretto a scegliere tra curare e difendersi;

    Sicurezza rafforzata: potenziamento dei servizi di vigilanza ed installazione di sistemi di allarme, telecamere di sorveglianza, pulsanti di emergenza in aree ad alto rischio;

    Intervento immediato: definizione di procedure chiare per segnalare e gestire le aggressioni in tempo reale, con intervento immediato di personale di vigilanza o, se necessario, delle forze dell’ordine;

    Supporto psicologico: creazione di sportelli aziendali, o convenzionati con Ordini e sindacati, per assistere gli infermieri che abbiano subito violenza, garantendo un sostegno psicologico (counselling, ascolto);

    Sensibilizzazione dell’opinione pubblica: campagne di comunicazione che ricordino ai cittadini il ruolo cruciale svolto dagli infermieri e l’illiceità degli atti di violenza o minaccia nei loro confronti, associati a progetti educativi nelle scuole (in collaborazione con i media) per promuovere il rispetto reciproco in ambito sanitario;

    Tolleranza zero: pene severe e immediate per chi aggredisce gli operatori sanitari.

    BASTA AGGRESSIONI: RISPETTIAMO CHI CI SALVA LA VITA

    Gli infermieri chiedono soltanto di poter svolgere il proprio lavoro in sicurezza, senza temere costantemente per la propria incolumità. Per tutelare la salute di tutti, è essenziale che istituzioni e cittadini prendano posizione contro ogni forma di aggressione. Ogni atto di violenza verso un infermiere, sia fisico sia verbale, rappresenta un attacco diretto al diritto alla salute dell’intera collettività.

    Il 12 marzo non dovrebbe ridursi ad una semplice ricorrenza, ma costituire l’inizio di un impegno concreto e duraturo. Proteggere chi ci cura significa garantire il futuro del nostro sistema sanitario e il diritto di ognuno a ricevere un’assistenza sicura e dignitosa. Perché chi si adopera a salvarci la vita merita di essere, a sua volta, protetto.

     Il Presidente dell’OPI di Reggio Emilia

    Dott. Stefano Colognese

     

    Fonte: COMUNICATO STAMPA 12 MARZO 2025

     

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