ADI tra criticità e proposte nell’evento di Salutequità

Il livello attuale di assistenza domiciliare integrata (ADI), l’analisi delle criticità e le proposte operative per renderla al massimo dell’operatività sono state al centro di Fact Checking Riforma Assistenza Territoriale: Focus ADI – Stato di Avanzamento dei Principali Provvedimenti promosso oggi, primo aprile 2025, da Salutequità.

L’evento è stato l’occasione per avviare, insieme ad esperti e stakeholder del settore, una riflessione partecipata sull’intero investimento “Casa come primo luogo di cura e telemedicina” e sul futuro del servizio ADI, una volta esauriti i fondi del PNRR. Al centro della discussione c’è stata anche la Transitional Healthcare, al fine di garantire un servizio ADI di qualità, capace di rispondere ai bisogni delle persone e di assicurare equità di accesso.

La FNOPI ha partecipato con il vicepresidente Maurizio Zega.  “La Federazione, in quanto Ente sussidiario dello Stato, ha l’obbligo di proporre possibili soluzioni ai nuovi scenari epidemiologici che si vanno proponendo nel nostro Paese, ma – ha sottolineato il vicepresidente e presidente di OPI Roma – abbiamo bisogno di flussi informativi più chiari e trasparenti, da mettere a disposizione di tutta la comunità scientifica, perché tutto quello che non si misura non può essere migliorato”. Zega ha infatti ricordato il ruolo del CECRI prima e del CERSI , come centri di eccellenza per la ricerca infermieristica, in grado di produrre output spendibili a livello istituzionale per motivare in modo inoppugnabile le richieste avanzate dalla Professione.

Nel corso della mattinata sono stati analizzati numerosi dati. Alcuni positivi, come quelli che testimoniano il raggiungimento nella maggior parte delle regioni dell’incremento di numero di anziani assistiti a casa, previsto dal PNRR. Altri più critici, come nel caso dell’accreditamento e del rispetto degli standard di qualità fissati dall’intesa Stato-Regioni del 2021, che procedono molto lentamente. Secondo gli homecare provider che hanno partecipato a una ricognizione di Salutequità, le procedure per l’accreditamento ADI risultano complesse e sono state completate in sole tre Regioni (Lazio, Sicilia e Campania). Un quadro reso ancor più complicato alla luce delle carenze di personale necessario per garantire le cure a casa. In particolare, preoccupa quella degli infermieri, che assicurano il 67% dell’ADI attuale.

Per Tonino Aceti, presidente di Salutequitàè necessario superare la carenza di professionisti specializzati e assicurare l’uso della tecnologia, con l’adozione di strumenti digitali realmente accessibili. Inoltre, dobbiamo già da ora attrezzarci per garantire un incremento strutturale del Fondo Sanitario Nazionale che vada oltre le risorse temporanee del PNRR, per evitare il collasso delle cure domiciliari”.