Farmaci innovativi non oncologici: nel 2018 non spesi 130 milioni. Quanti altri pazienti si sarebbero potuti curare?

È accaduto di nuovo. Anche nel 2018 una parte delle risorse stanziate per i Fondi nazionali per i farmaci innovativi non sono state utilizzate. La stessa situazione si era già verificata nel 2017. E se il rifinanziamento dei due fondi nazionali in questa legge di Bilancio, per il triennio 2020-2022, rappresenta certamente una buona notizia, tutto questo da solo potrebbe non bastare. Vanno riviste infatti anche le regole del gioco, a partire dalla governance dei fondi, al fine di centrare sempre di più l’obiettivo: riuscire a garantire il miglior accesso alle terapie (davvero innovative) al maggior numero di pazienti, garantendo tempestività ed equità e al contempo utilizzando al meglio tutte le risorse stanziate dallo Stato proprio a questo fine.

Un obiettivo sul quale c’è ancora da lavorare se si guarda ai 130 milioni di euro di avanzo delle risorse stanziate per il fondo nazionale per i farmaci innovativi non oncologici 2018. Il dato emerge dal “Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale Gennaio-Dicembre 2018” pubblicato a luglio 2019 dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). 

In particolare nel 2018 la spesa per i farmaci innovativi non oncologici che accedono al fondo del Ministero della Salute (art. 1, commi 402, 403 e 404, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 , legge di Bilancio 2017), al netto del PayBack, si è attestata a circa 368 milioni di euro. Il fondo relativo agli innovativi oncologici invece chiude l’anno con una spesa al netto del PayBack pari a circa 539 MLN di euro.

Nel 2017 erano stati circa 450 i milioni di euro non spesi complessivamente dei fondi per farmaci innovativi oncologici e non oncologici.

Con questi 130 milioni di euro avremmo potuto curare qualche persona in più? Perché queste risorse non sono state spese tutte per i trattamenti innovativi?

In che modo queste risorse sono state utilizzate, visto che sono ritornate nelle disponibilità del cosiddetto fondo indistinto delle Regioni?

Queste credo sono solo alcune delle possibili domande che un cittadino in attesa di accedere a terapie innovative salvavita potrebbe porsi. Ed è proprio su questi aspetti che poi si gioca il rapporto di fiducia tra comunità e Istituzioni, tra pazienti e SSN.

Si stanno iniziando ad avviare ragionamenti da parte di diversi stakeholder su possibili modifiche alle regole che governano l’utilizzo di questi due fondi nazionali. Si parla ad esempio della possibilità per uno dei due fondi di utilizzare le risorse non spese dell’altro, di istituire un fondo unico, di eliminare la possibilità di far ritornare all’interno del fondo indistinto delle Regioni le eventuali risorse dei due fondi non spese e di conseguenza lasciarle nel capitolo farmaceutica, di rivedere il tempo di permanenza dei farmaci all’interno dei fondi, di modificare i criteri di riparto dei Fondi tra le Regioni, ed altro ancora.

Sulle cause del parziale utilizzo delle risorse stanziate con i due fondi nazionali e sulle eventuali proposte di modifica delle norme che li regolano credo sia urgente promuovere un approfondimento e un confronto tra tutti gli stakeholder: Associazioni di pazienti, professionisti sanitari, società scientifiche, Istituzioni e rappresentanti delle imprese. In altre parole qualificare le politiche pubbliche attraverso il coinvolgimento e la partecipazione di tutti gli attori, al fine di rimettere al centro e garantire al meglio l’effettività del Diritto alla Salute.