I primi cento giorni del ministro Speranza alla Salute hanno tagliato il traguardo a ridosso delle ferie natalizie e dell’approvazione della manovra di bilancio 2020, varata al Senato col voto di fiducia sul maxiemendamento del Governo e, di fatto, blindata nel passaggio successivo alla Camera.
I “successi” dei primi cento giorni di governo
Nei primi cento giorni i successi – nessun dubbio che siano tali – sono sicuramente il maggior finanziamento della sanità, l’abolizione del superticket e poi le misure sul personale sanitario.
Le borse in più per gli specializzandi, in un paese che investe sulla formazione dei suoi professionisti, dovrebbero essere nella normalità, nella logica, per far sì che questa formazione abbia i suoi effetti su ciò che deve: la diagnosi e la terapia “pubbliche”. Non prevederle semmai farebbe parte degli insuccessi.
La promessa di rifinanziare ancora il fondo sanitario fino a 10 miliardi in più nel 2023 è sicuramente un grande successo. Aggiungendo inoltre alle risorse i due miliardi per l’edilizia sanitaria.
Forte attenzione anche al personale. Sanare la posizione di migliaia di precari del Ssn (soprattutto infermieri) è importante dopo che la riforma Madia negli ultimi anni non ha avuto effetti in sanità.
Ci sono anche molti giovani vincitori di concorso in attesa che si apra uno spiraglio nella porta di ingresso al Ssn con lo scorrimento delle graduatorie e nel decreto fiscale si alzano i tetti di spesa dal 5% del decreto Calabria al 15%: un fatto positivo che consente di riaprire le porte anche alle assunzioni di personale.
Due gli interventi per il territorio: il finanziamento delle apparecchiature diagnostiche presso gli studi dei medici di medicina generale a cui fa eco nel Patto per la salute la realizzazione omogenea in tutto il Paese dell’infermiere di famiglia/comunità, misura questa dalla quale tutti gli infermieri si aspettano molto.
Un passo importante è aver aperto le porte a un maggiore accesso dei cittadini al Servizio sanitario con l’abolizione del superticket, che rappresenta una vittoria dell’universalità e dell’equità del sistema.
Le attese degli infermieri per i “secondi cento giorni”
“Ora i 450mila infermieri presenti in Italia, si aspettano nei ‘secondi cento giorni’ una sempre maggiore attenzione diretta alla loro professione”, dichiara Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI).
Servono più infermieri, lo dicono i partner internazionali
“Oms, Ocse, Università e istituti di ricerca nazionali e internazionali – prosegue – hanno detto a chiare lettere che senza infermieri non c’è sanità e non c’è assistenza e dicendo che il nostro paese ha più medici della media dei paesi Ocse, ma un numero troppo basso di infermieri, sotto la media accettabile, e che nel rapporto con gli altri professionisti della salute siamo agli ultimi posti tra i paesi Ocse, affermano chiaramente qual è una delle necessità primarie per assistere i cittadini”.
Cittadini che hanno chiesto in modo esplicito attraverso le associazioni dei cittadini-pazienti più infermieri per sé stessi e per le proprie famiglie, per garantire un’assistenza, una continuità e un supporto che oggi ha solo chi se la può (economicamente) permettere.
“Anche l’Oms – aggiunge Mangiacavalli – parla chiaro quando ha proclamato il 2020 anno dell’infermiere, sottolineando ancora una volta la necessità di incrementare i ranghi dei nostri professionisti e di garantire la loro leadership (il 75% dei paesi ha un infermiere con responsabilità di governo come parte della squadra di alta gestione in materia di salute). E per la copertura sanitaria universale ha aggiunto la necessità che tutte le politiche globali e nazionali in materia di salute e sanità riconoscono il ruolo dell’assistenza infermieristica nel raggiungimento dei propri obiettivi e includano piani per lo sviluppo dell’assistenza infermieristica”.
“Gli infermieri sapranno aspettare i ‘secondi cento giorni’ – conclude la presidente FNOPI -. Ma la primavera, quando cioè scadranno, dovrà far sbocciare la loro professione per consentirgli di fare ciò per cui hanno scelto di fare quel che fanno, di essere quel che sono: prendersi cura. E farlo davvero. E farlo con tutti. E farlo con universalità e uguaglianza per tutti.