“Grazie di cuore”: Enza, infermiera di Bergamo, poliziotta ad honorem per la lotta a COVID

La pandemia di coronavirus in Italia “è stata una sfida molto insidiosa, in parte lo è ancora, anche se adesso possiamo dire che ci siamo meglio attrezzati, abbiamo rinforzato le nostre strutture ospedaliere, sicuramente adesso la risposta del sistema sanitario sarà più pronta anche in caso di cattive evenienze”, ha detto il premier Giuseppe Conte intervenendo ieri sera al Concerto in occasione del 168° anniversario del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza davanti al Viminale.

“Lo Stato c’è, non c’è stato mai un momento” durante la crisi provocata dal coronavirus “in cui io non abbia pensato che le nostre istituzioni così salde non reggessero la prova”, ha aggiunto il presidente del Consiglio, intervenuto al concerto organizzato per ricordare le vittime del coronavirus e l’impegno del personale sanitario.

E  durante la cerimonia “Grazie a nome di tutti”, con il premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il Capo della polizia Franco Gabrielli, è stato tributato un omaggio alle vittime del Covid, nominando alcuni esponenti del mondo dei professionisti che lottano contro COVID “poliziotto ad honorem”.

Dopo un breve intervento del Direttore Sanitario dell’Istituto Lazzaro Spallanzani Francesco Vaia, il titolo è stato conferito a Luigi Cavanna, direttore del Dipartimento Oncoematologia dell’Azienda USL di Piacenza, e alla dottoressa Enza Anemolo, infermiera e case manager presso il San Donato Habilita di Osio Sotto.

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Enza Anemolo, 36 anni, infermiera, figlia di una coppia di agenti della Questura di Bergamo, che è andata nelle case dei pazienti sospetti Covid.

È stata premiata per “la costante condivisione dei valori di servizio, di impegno e di prossimità al cittadino che caratterizzano la Polizia di Stato” è la motivazione.

“Bisogna vivere a colori sempre – ha detto Enza alla cerimonia – Così ho fatto ogni giorno per portare cura a casa di ogni malato”.

Durante la fase più acuta dell’emergenza coronavirus, Enza Anemolo ha assistito e rincuorato sino all’ultimo pazienti e familiari. Per questo ieri all’infermiera Enza Anemolo è stato conferito il titolo di “poliziotta ad honorem”.

“Il premio mi lusinga – ha detto – sono figlia di due poliziotti. Svolgo i miei impieghi a domicilio. Lavoro a Bergamo con un ente che assiste 650 persone su tutto il territorio. Di questi 160 sono pazienti con un profilo Covid-19. Nel momento più forte dell’emergenza a febbraio, marzo e aprile – ricorda – visitavo una media di 30 persone al giorno. La situazione era critica, ogni settimana gli ammalati crescevano di 40 unità. Purtroppo viaggiavamo a una media di sei-sette sedazioni terminali al giorno. Si trattava di uomini e donne che non volevano andare in ospedale, venivano accompagnati a domicilio e qui si attivavano le cure palliative, perché avevano fame di ossigeno. Ricordo ancora i pazienti che annaspavano, gli venivano dati i farmaci e la maschera per respirare e veniva spiegato alla famiglia che il percorso era di terminalità. Ho impresso nella mente i figli che volevano tenere le mani del loro padre o della loro madre fino all’ultimo respiro. Da parte nostra non c’è stato perciò solo un supporto sanitario, ma anche psicologico. Noi infermieri a domicilio lavoravamo tutto il giorno. Facevamo colazione e cena, non pranzavamo mai. La nostra unità mobile era la nostra auto. Ci vestivamo con una tuta, cambiavamo i camici idrorepellenti, i doppi guanti, i calzari, la cuffia e la mascherina ad ogni visita”.

“Mi è rimasta impressa una famiglia – conclude Anemolo -: i genitori anziani sono morti di Covid-19 nell’arco di una settimana. La donna, un’imprenditrice tenace alternava momenti in cui diceva fammi guarire ad altri in cui mi diceva fammi morire. Ho fatto di tutto per salvarla, ma purtroppo a fine marzo si è spenta”.

“Un grazie particolare al Questore Maurizio Auriemma e a tutta la Polizia di Stato –
conclude Anemolo -. Il premio è dedicato a tutti i miei colleghi infermieri che hanno lavorato inesorabilmente, ai medici, ma anche alle famiglie dei miei assistiti”. “Una forma di
premiazione anche alla città di Bergamo, allo sforzo fatto dalla nostra sanità” aggiunge il
questore di Bergamo.