“Didattica in presenza per i figli degli infermieri”

Riceviamo e pubblichiamo questo comunicato stampa sottoscritto da tutti i presidenti degli OPI del Coordinamento regionale Ordini Professioni Infermieristiche Lombardia. 

A pochi giorni dal dispositivo di sospensione delle lezioni in presenza per le scuole di ogni ordine e grado, apprendiamo con sconcerto della decisione da parte di Regione Lombardia di limitare la possibilità di fruire della didattica in presenza alle sole categorie degli alunni “con disabilità e con bisogni educativi speciali”, negando il diritto alla frequenza scolastica degli studenti figli di personale sanitario, così come specificatamente previsto dal “Documento per la pianificazione delle attività scolastiche e formative in tutte le Istituzioni del Sistema Nazionale di Istruzione” approvato con DM 26 Giugno 2020, n.39, tra l’altro richiamato dallo Stesso MIUR in una nota datata 4/03/2021.
In quanto Coordinamento Regionale OPI, organo di rappresentanza Istituzionale degli Infermieri Lombardi, in riferimento alla nota USR 4560 dell’8 marzo (fatalmente pervenuta nella Giornata della Donna) intendiamo esprimere il pieno disappunto rispetto al contenuto della comunicazione, che annulla, di fatto, la possibilità di prevedere la frequenza scolastica in presenza per gli studenti figli del personale sanitario operativo sul fronte Covid e pronto a offrire prestazioni indispensabili a garanzia dei bisogni di salute dei cittadini.
In sostanza, le infermiere e gli infermieri debbono continuare a prestare servizio in aiuto della popolazione, in una situazione di urgenza senza precedenti storici, non avendo la possibilità di contare nemmeno sul supporto didattico, relazionale e organizzativo della scuola.
Si tratta di una decisione criticabile per più motivi.
La popolazione infermieristica è prevalentemente femminile, le donne sono ancora prime, spesso a volte anche uniche, referenti per l’educazione e l’accudimento dei figli. In altri termini, la chiusura delle scuole richiede un lavoro aggiuntivo di gestione dei bambini, organizzazione dei compiti e delle riunioni, pianificazione delle giornate che, di fatto, ricade sulle donne. Nel caso specifico, sulle infermiere già provate dalla pandemia.
Con il piano vaccinale in scricchiolante partenza, negli ospedali congestionati dai pazienti Covid e dalla costante riorganizzazione dei servizi, gli infermieri sono e saranno figure chiave essenziali, indispensabili, “vitali”, per continuare a garantire un’adeguata assistenza e il prosieguo delle vaccinazioni.
Gli infermieri sono irrinunciabili sul campo, ora più che mai, ma per poterlo fare in sicurezza, con la necessaria e dovuta serenità residua, devono poter beneficiare della garanzia di continuità concessa dall’istituzione scolastica, non potendo lasciare i propri figli né ai nonni non vaccinati, né da soli se minorenni.
Inoltre, la nota del MIUR prevede nello specifico che le Regioni possano regolamentare la questione con proprie ordinanze: ci aspettiamo, come Coordinamento Lombardo, che ai figli dei nostri Professionisti, impegnati negli ultimi 365 giorni nel fronteggiare la Pandemia COVID-19, che nei prossimi mesi dovranno verosimilmente cedere ulteriori quote di vita privata, in termini di rinunce a riposi o a ferie programmate, venga ripristinato il diritto di usufruire della didattica in presenza, così come originariamente programmato
nel c.d. “Piano scuola 2020-2021”.
Chiediamo pertanto fermamente a Regione Lombardia di rivedere i contenuti della comunicazione USR 4560 e dare piena applicazione a quanto previsto dal DM 39/2020, garantendo la frequenza scolastica in presenza degli studenti figli degli Infermieri, più in generale di tutto il personale sanitario e dei lavoratori essenziali, le cui prestazioni sono ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione.
Gli infermieri si stanno prodigando da un anno per far fronte all’emergenza sanitaria: siano dunque messi nelle condizioni di affrontare al meglio delle proprie forze l’urto pandemico che il Servizio Sanitario subirà anche nei prossimi mesi.

Anche Il Coordinamento Regionale Piemontese degli Ordini delle Professioni
Infermieristiche ha scritto al presidente della Regione Alberto Cirio, al Ministro
dell’Istruzione Patrizio Bianchi e al Provveditorato agli studi di Torino per
denunciare il fatto che gli infermieri non siano stati inclusi tra i keyworker,
lavoratori ritenuti essenziali. Niente didattica in presenza dunque per i figli dei
professionisti della sanità fino a ieri ritenuti eroi ed oggi, in qualità di genitori,
senza il diritto di poter garantire la scuola ai loro familiari.
«Questa decisione – spiega Massimiliano Sciretti, presidente del
coordinamento, a nome di tutti gli Ordini infermieristici piemontesi –
comporterà grosse problematiche per affrontare l’assistenza in questo contesto
pandemico: la lotta in prima linea nei reparti Covid, rispondere al piano
vaccinale, continuare l’attività di contact tracing con i tamponi. E in ultimo, non
per importanza, l’assistenza “ordinaria” in tutti i contesti di cura ospedaliera e
territoriale».
Un lavoro su più fronti, quello degli infermieri, che dovrà tener conto
delle necessità delle loro famiglie. E di bambini piccoli e minori impegnati a
casa con la didattica a distanza. Riducendo, di fatto, la disponibilità sul campo
di tanti infermieri-genitori.
Alla luce delle direttive del Ministero, il Coordinamento Regionale
Piemontese degli Ordini delle Professioni Infermieristiche chiede quindi che
vengano riviste le posizioni per non gravare sugli infermieri, che hanno sempre
dimostrato una grandissima professionalità. E parallelamente per garantire
l’assistenza necessaria dei cittadini grazie all’instancabile lavoro degli infermieri
che sono – come spiegato da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale
dell’Oms – «la spina dorsale di qualsiasi sistema sanitario».