Vaccinazione domiciliare dei fragili: il position Card-Siti. Ruolo di rilievo per Mmg e infermieri

Formalizzare un protocollo operativo di collaborazione tra Dipartimenti di Prevenzione e Distretti/Cure Primarie o strutture territoriali con le stesse funzioni, ruoli e finalità per definire responsabilità, criteri di individuazione dei soggetti eleggibili – i più fragili – e tempi certi di completamento del ciclo vaccinale.

Prediligere nella vaccinazione anti Covid a domicilio il professionista sanitario che meglio conosce il paziente fragile.

Attivare una presa in carico continuativa delle fragilità/cronicità/disabilità di cui i soggetti sono portatori, per evitare situazioni di trascuratezza o abbandono.

E ancora, ridurre gli adempimenti burocratici e i passaggi formali delle pratiche vaccinali, informatizzando il più possibile le procedure e la raccolta dati da condividere in rete, anche per renderli visibili nel Fascicolo Sanitario Elettronico, così da consentire gli opportuni monitoraggi e la valutazione degli esiti, alla luce della prospettiva di futuri richiami vaccinali.

Sono alcune delle raccomandazioni contenute in un documento congiunto della Confederazione Associazioni Regionali di Distretto (CARD) e della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI).

Il position indica come ottimizzare le vaccinazioni dei pazienti fragili nella propria abitazione. E come farlo nel più breve tempo possibile, secondo le due associazioni, proprio in considerazione della condizione dei “fragili”, fascia in cui si verifica la maggior parte dei ricoveri e dei decessi. Attualmente, la vaccinazione in questo gruppo di pazienti incontra infatti ritardi e problemi, soprattutto a domicilio.

“È necessario procedere con urgente priorità – si legge nel documento – mediante strategie proattive per la vaccinazione a domicilio di tutti i soggetti che per ragioni sanitarie o abitative non possono accedere o essere trasportati nei siti vaccinali”.

Il paper è stato revisionato da un panel di esperti esterni indipendenti – Massimo Andreoni, Graziano Onder, Simona Sforzin e, per la componente infermieristica, Nicola Draoli, presidente OPI Grosseto, componente del Comitato centrale FNOPI ed esperto di assistenza del territorio – con competenze in geriatria, malattie infettive, medicina di comunità e infermieristica territoriale.

Secondo il paper, oggi ragioni organizzative, tecnologiche (fruibilità del vaccino appropriato), logistiche e di esitanza vaccinale hanno ritardato la vaccinazione in questo gruppo di pazienti, non solo in Italia ma anche a livello internazionale .

In Italia, da una rapida ricognizione effettuata tramite i presidenti regionali di CARD, si riscontra che non è presente una modalità univoca per effettuare la vaccinazione al domicilio di questa categoria di persone, mentre esistono esperienze più o meno consolidate di approcci organizzativi di cui peraltro non si è ancora in grado di valutare l’effettiva efficacia.

A questi soggetti fragili censiti dai servizi territoriali se ne aggiungono altri eleggibili, già in assistenza domiciliare informale (familiari, caregiver ecc.) ed altri ancora penalizzati da situazioni di presenza oggettiva di invalicabili barriere architettoniche o geografiche, che rendono impossibile l’accesso ai presidi vaccinali.

Attualmente, spiega il documento, è prioritario proteggere gli anziani seguiti al proprio domicilio nelle forme di assistenza domiciliare integrata sul territorio, in cui sono impegnate assieme due figure professionali: il medico di Famiglia e l’infermiere. A questi può aggiungersi il personale dei Servizi Sociali dei Comuni/Ambiti ed altri professionisti, secondo organizzazioni locali caratteristiche.

Raggiungere questa categoria di persone costituisce secondo il paper “un dovere delle Istituzioni pubbliche e un irrinunciabile diritto di tali soggetti, cui si aggiunge l’impegno di copertura vaccinale in un target di soggetti ad alto rischio, con il consueto scopo di ridurre il numero di malati gravi, e quindi i ricoveri in ospedale e nelle strutture residenziali, di contenere la diffusione del virus, di soddisfare le buone regole della continuità assistenziale, anche vaccinale”.

Il documento illustra quali sono i principali attori coinvolti nella vaccinazione e nell’assistenza domiciliare: il medico di famiglia, da sempre primo medico di fiducia che ha in carico il paziente anche nel setting di cura domiciliare; medici, infermieri e altri professionisti sanitari autorizzati per competenza e livello di responsabilità dalle Direzioni delle Aziende Sanitarie; personale dei Servizi Sociali dei Comuni/Ambiti, Associazioni di volontariato, Protezione Civile, Esercito, e altri soggetti attivi e inclusi negli accordi-programmi collaborativi siglati a livello locale per aumentare il numero di attori delle reti territoriali per raggiungere più rapidamente possibile il risultato finale

Il professionista che pratica la vaccinazione a domicilio segue le procedure-protocolli già definiti dall’Azienda Sanitaria per l’attività nei Centri Vaccinali.

In particolare, andrà verificata: presenza del consenso e dell’anamnesi; valutazione delle condizioni cliniche del momento; sicurezza dell’ambiente e dell’assenza di ogni altro parametro di contesto che possa pregiudicarne la regolare e sicura effettuazione.

La raccomandazione è di utilizzare una check-list aziendale, da adottare uniformemente in tutto il territorio. Le Direzioni delle Aziende Sanitarie regolano la possibilità di effettuare o meno la vaccinazione con la sola presenza del medico o di altro professionista autorizzato (come l’infermiere appunto) e il documento ritiene opportuna la presenza di due operatori quando sono preventivamente note condizioni di particolare complessità del paziente e/o del contesto domiciliare di operatività.

Lo scopo del position, ma in generale della previsione e delle modalità di vaccinazione domiciliare dei più fragili è garantire che il soggetto sia preso in carico e prosegua la continuità di cura rispetto ai moli temi di fragilità/cronicità/disabilità di cui è sicuramente portatore (comorbidità, poli-terapia, non autosufficienza ecc), per evitare situazioni di trascuratezza o abbandono.

Poi, anche di organizzare i Centri Vaccinali Territoriali delle Aziende Sanitarie in modo da soddisfare le esigenze di copertura vaccinale di altre persone fragili, che presentano criteri di eleggibilità per la vaccinazione a domicilio, ma possono essere trasportate, con adeguato aiuto, ai centri di riferimento, in cui la vaccinazione potrà essere praticata con maggiori margini di sicurezza ed efficacia. L’Azienda Sanitaria, di concerto con la Protezione Civile, gli Enti Locali e altri soggetti della rete di supporto territoriale, organizza il trasporto protetto di queste persone. Il Centro deve essere attrezzato strutturalmente e nei percorsi per assicurare rapido-prioritario accesso al servizio e somministrazione del vaccino.

E naturalmente in tutto questo si dovranno ridurre gli adempimenti burocratici e i passaggi formali delle pratiche vaccinali domiciliari, informatizzando il più possibile le procedure e la raccolta dati da condividere in rete: la raccomandazione è di registrare la vaccinazione domiciliare nel Fascicolo Sanitario Elettronico e/o in altro data base o repository per poter disporre di informazioni necessarie per il monitoraggio e la valutazione degli esiti, anche nella prospettiva di possibili richiami successivi della vaccinazione anti-Covid.

A QUESTO LINK IL DOCMENTO SITI-CARD SULLA VACCINAZIONE DOMICILIARE