Forum di Arezzo: confronto FNOPI-sindacati sulla politica del lavoro della professione

Dopo incontri separati che si sono susseguiti negli ultimi sei mesi, la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) tira le somme e al Forum Risk Management di Arezzo ha incontrato tutti i sindacati rappresentativi per la professione per trovare un percorso comune sull’organizzazione del lavoro infermieristico e sul nuovo contratto.

Presenti all’incontro, coordinato dai componenti del Comitato centrale e della commissione d’albo infermieri Maurizio Zega e Franco Vallicella, esperti di settore e leader dei sindacati: Michele Vannini FP CGIL; Marianna Ferruzzi CISL FP; Salvatore Altieri Responsabile Dip. Sanità Pubblica UIL FP; Andrea Bottega NURSIND; Mario De Santis Dirigente Nazionale NURSING UP; Giovanni Recchia FIALS; Stefano Simonetti Esperto Contrattualistica già negoziatore ARAN.

Le necessità emerse dall’incontro sono evidenti.

Il filo conduttore dell’incontro è stato quello di come realizzare uno strumento, il contratto, che possa rispondere ad esigenze non più rinviabili:

– riconoscere il contributo peculiare degli infermieri alla realizzazione degli obiettivi propri del SSN;

– valorizzare le competenze, oltre a quelle di base, che gli infermieri mettono già a disposizione del sistema;

– creare un sistema che permetta di dare una prospettiva di sviluppo di carriera non solo gestionale ma soprattutto professionale che è quella a cui il sistema si rivolge per poter dare delle risposte efficaci ai bisogni di salute delle persone.

Ancora, si è evidenziato come a distanza di un anno la “specificità infermieristica”, sancita nella finanziaria dello scorso anno, non abbia ancora prodotto i suoi effetti: si sono stanziati 330 milioni che non sono ancora stati distribuiti !!! Diverso trattamento è stato riservato ai dirigenti sanitari: l’aumento dell’indennità di esclusività che già dal 1/1/21 è entrata nelle loro buste paga. Questo, è stato detto chiaramente,  risulta inaccettabile anche perché si poteva procedere diversamente. Nell’incontro  è arrivata proprio dai sindacati confederali – in particolare dalla Cisl – la proposta di un tavolo congiunto Fnopi-sindacati per strutturare la libera professione e la possibilità di  sostenere l’indennità di esclusività come già è stato riconosciuto alla dirigenza sanitaria.

L’attualità di questi due anni di pandemia ha messo in risalto la figura professionale dell’infermiere che è stata (ed è tutt’ora) in prima linea nella gestione dell’emergenza pandemica, dando la possibilità agli infermieri di diventare più visibili, se ce ne fosse stato bisogno, ed è innegabile che mai come in questi ultimi mesi la professione sia stata al centro non solo di argomentazioni di carattere normativo e organizzativo, come ad esempio l’istituzione dell’Infermiere di famiglia o di comunità, ma anche delle cronache quotidiane, in positivo.  Anche nel piano vaccinale fondamentale è stata l’attività della professione infermieristica per raggiungere altissimi livelli di copertura della popolazione ed oggi si ripete il tutto con la terza dose sempre contando sulla disponibilità degli infermieri.

Tra i problemi da risolvere, già emersi in tutti gli incontri FNOPI-sindacati, spicca ovviamente quello dell’adeguamento degli organici infermieristici per garantire livelli qualitativi di cura nelle degenze e nel territorio e la legge di bilancio 2022, in discussione al Parlamento, deve investire risorse economiche sulle assunzioni, specie quelle infermieristiche. Anche la formazione deve essere potenziata con idonee piani di investimento.

Ma c’è anche il tema del mancato sviluppo delle specializzazioni già previste ma mai riconosciute. Per questo sono necessari modelli organizzativi assistenziali innovativi, ma la criticità a questo punto è l’organizzazione del lavoro che per ora mantiene il suo carattere “medico centrico”, mentre soprattutto secondo i sindacati autonomi si dovrebbe avviare una fase di sovrapposizione al contratto medico e della dirigenza sanitaria per quanto riguarda specialità e specificità partendo dal presupposto che  non può esistere per la professione solo una carriera gestionale, ma come è negli obiettivi della Federazione sulla stratificazione, deve esserci anche una carriera clinica.

Secondo molti sindacati, in questi ultimi cinque anni non c’è stata sensibilità sui modelli organizzativi assistenziali, per definire la piena ed esclusiva funzione di cura degli infermieri e superare la frammentazione e la disomogeneità dei modelli regionali.

Per quanto riguarda il nuovo contratto che si sta trattando in questi mesi, sono tre le questioni nodali messe in evidenza da Stefano Simonetti, su cui si è articolato il dibattito:

  1. per la specificità infermieristica si potrebbe pensare a uno sviluppo in due tempi per mettere subito in busta paga il riconoscimento economico già finanziato e decorre dal gennaio scorso.
  2. La revisione dell’ordinamento:

    – la quarta area. Particolarmente delicata la questione del primo accesso perché dai documenti finora prodotti sembra che l’accesso sia riservato a chi è in possesso della laurea magistrale o specialistica con cinque anni di anzianità di incarico di funzione ovvero di posizione organizzativa. Su questo punto secondo alcuni sindacati è giusto che sia data visibilità al settore, ma forse non è quello della quarta area il percorso migliore per farlo, anche se sono tutti d’accordo sulla necessità di costruire un contratto che riconosca le specificità infermieristica, sul superamento dell’esclusività, ma a patto che questi non surroghi le scarse risorse;

    – il ripristino delle progressioni di carriera. L’art. 52 del decreto 165/2001 è stato riscritto dall’art. 3 della legge 113/2021 ed è tutto da scoprire. Sembra che non rientri tra le competenze della contrattazione collettiva;

    – gli incarichi di funzione e, in particolare, quelli professionali. Questi ultimi hanno necessità di un vero finanziamento (rispetto ai 91 euro pro-capite) senza contare che i percorsi previsti per l’incarico di “specialista” non sono ancora completamente definiti o attivati.

  3. La nuova progressione economica per “differenziali retributivi” che ha almeno tre aspetti di criticità:
    – un numero massimo di passaggi nell’arco della vita lavorativa- il ritorno dell’anzianità tra i parametri da considerare
    – la precedenza a chi non ha conseguito il differenziale nella tornata precedente

Si tratta di elementi che sembrano in contrasto con i principi di legge che impongono la meritocrazia e la selettività per gli istituti premianti.

I sindacati quindi sono in sintonia con la necessità di sviluppo della professione infermieristica, tanto che la strada ideale, anche se difficile da percorrere, potrebbe essere, viste le attuali differenziazioni che avvengono tra contratti della dirigenza e del comparto, quella del ritorno a un contratto unico e ritengono le bozze prodotte finora dalla parte pubblica (Aran) solo spunti interlocutori che possono fare da base a una trattativa vera e propria sulle necessità di sviluppo che, come hanno messo in rilievo i rappresentati dei sindacati confederali, nella precedente tornata si era detto a chiare lettere avrebbe dovuto rappresentare il compimento di un contratto chiuso solo nelle premesse per il 2016-2018.

Allo studio dei sindacati il meccanismo migliore rispetto all’idea della quarta area di contrattazione, come previsto dalla direttiva madre, anche se i rappresentanti delle sigle hanno declinato le difficoltà da affrontare.

Tuttavia, le conclusioni su cui hanno in linea di massima concordato tutti i rappresentanti delle forze lavoro, sono sul fatto che vada perseguito l’allineamento della professione alle necessità di implementazione e realizzazione della Missione 6 del PNRR.

La Sanità è direttamente coinvolta nella realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza attraverso la Missione 6 che ricomprende due sottoinsiemi.

Il PNRR intende indirizzare “risorse per il rafforzamento della resilienza e della tempestività di risposta del Sistema Sanitario Nazionale alle patologie infettive emergenti gravate da alta morbilità e mortalità, nonché ad altre emergenze sanitarie”. Il finanziamento specifico per la Missione 6 è di 19,72 miliardi, cioè il 9% delle risorse totali del Piano. Gli interventi di massima sono da rilevare in 4 elementi fondamentali: 1. “Case della Comunità” – 2. “Ospedali di comunità” – 3. “Cure domiciliari” – 4. “Centrali Operative Territoriali”. Appare evidente che in tutti gli interventi una figura centrale di riferimento è quella dell’infermiere.

Infine, si deve valutare l’ipotesi di previsione di una Sezione apposita all’interno del CCNL. La legge non lo esclude, anzi l’ultimo periodo del comma 2 dell’art. 40 del d.lgs. 165/2001 è chiarissimo nell’affermare che “nell’ambito dei comparti di contrattazione possono essere costituite apposite sezioni contrattuali per specifiche professionalità”.

Inoltre, ci sono molti precedenti: la sezione per la Polizia locale nel CCNL del comparto Funzioni locali, le 4 sezioni di quello del comparto Istruzione e ricerca, le 3 sezioni del CCNL dell’Area delle Funzioni locali, le 2 di quello delle Funzioni centrali con la Sezione Professionisti con 3 Aree ma anche la sezione dei ricercatori dello stesso CCNL del comparto della Sanità.

Il contratto del comparto delle Funzioni centrali non ha sezioni apposite, ma “disposizioni speciali” che alla fine del testo prevedono ben otto articoli di Clausole speciali per tipologie di personale.

In sintesi, la specificità della professione infermieristica non passa solo dal riconoscimento economico che è necessario erogare prima che i tempi contrattuali lo consentano, ma anche dal riconoscimento di professionalità, meritocrazia, specializzazioni e caratterizzazioni che hanno messo in evidenza la differenza sostanziale della professione rispetto alle altre aree di contrattazione.