Agenas: servono più infermieri. E con competenze avanzate

“Dal confronto con le medie EU emerge che attualmente il personale sanitario italiano rapportato alla popolazione è caratterizzato da un numero complessivo di medici congruo e da un numero di infermieri insufficiente”.

Ad affermarlo è l’Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari, che nel suo ultimo rapporto “Il personale del Servizio sanitario nazionale”, analizza report Ocse e dati Ministero, Fnopi, Anaao e Conto annuale sul fabbisogno di personale del Ssn.

“Il protrarsi del blocco delle assunzioni, interrompendo la regolare alimentazione dei ruoli, ha determinato l’innalzamento dell’età media del personale e il conseguente fenomeno della ‘gobba pensionistica’”. afferma il rapporto”.

Secondo i dati OECD riferiti all’anno 2020 riportati nel rapporto, il nostro Paese domina le graduatorie europee del numero di medici che praticano attivamente la professione. Diverso il caso degli infermieri per il quale, all’opposto, in Italia si registra un tasso molto inferiore alla media europea. Nel 2020 nel nostro paese operavano 6,2 infermieri per 1.000 abitanti, contro i 18 di Svizzera e Norvegia, gli 11 della Francia, i 13 della Germania e gli 8,2 del Regno Unito.

Un fenomeno, sottolinea l’Agenas, che sebbene riguardi tutto il personale sanitario, appare naturalmente più minaccioso per i profili professionali già carenti.

Le due categorie più a rischio secondo il rapporto sono i Mmg e gli infermieri.

“Gli interventi limitati – si legge –  all’incremento dell’offerta formativa in altri paesi europei si è rivelato parzialmente inefficace. Ove si consideri che questi due profili professionali sono gli assi portanti di qualsiasi operazione di potenziamento delle attività sanitarie di prossimità, si ritiene necessario abbinare all’incremento dell’offerta formativa un sistema di incentivi in grado di rendere attrattive tali figure professionali in termini di riconoscimento sociale oltre che economico”.

E i provvedimenti emergenziali adottati nel corso della pandemia non hanno prodotto, secondo l’Agenas, significative correzioni delle consistenze di personale “infermieri” e “Mmg”.

L’offerta formativa delle diverse scuole di specializzazione – spiega il rapporto – è stata sensibilmente incrementata a partire dal 2018.

“Gli effetti di tali incrementi  – si legge ancora – saranno apprezzabili da cinque a sei anni dopo, quindi a partire dal 2023. Per il quinquennio 2022-2027 l’offerta formativa delle varie scuole di specializzazione sarà in grado di assicurare, a legislazione costante, il numero di pensionamenti prevedibile per lo stesso periodo. Per il profilo professionale “infermieri” nel quinquennio 2022-2027 l’offerta formativa attuale sarà in grado di assicurare una disponibilità di personale sufficiente a compensare quello di prevedibile pensionamento nello stesso periodo più quello di prevedibile nuova assunzione in relazione all’esigenza di potenziamento dell’assistenza territoriale”.

L’Agenas sottolinea anche che in molti paesi le preoccupazioni per le crescenti carenze degli infermieri hanno indotto azioni per aumentare la formazione di nuovi infermieri. L’Italia, come riporta il rapporto Agenas,  è al quart’ultimo posto tra i paesi OCSE per il numero di posti a disposizione negli atenei per la laurea in Infermieristica. Hanno un numero di posti più basso solo Messico, Colombia e Lussemburgo. In quest’ultima nazione però il numero di infermieri per mille abitanti è già circa il doppio di quelli italiani. Alcuni paesi hanno affrontato le attuali carenze anche reclutando infermieri dall’estero (OCSE, 2019).

Agenas sottolinea anche che in risposta alla carenza di medici, diversi paesi hanno iniziato a implementare ruoli più avanzati per gli infermieri sia in ospedale sia nelle cure primarie. Le valutazioni degli infermieri nelle cure primarie, in paesi come la Finlandia, il Regno Unito e l’Irlanda mostrano che gli infermieri con competenze avanzate possono migliorare l’accesso ai servizi e ridurre i tempi di attesa, fornendo al contempo la stessa qualità delle cure offerte dai medici, per una vasta gamma di pazienti, compresi quelli con malattie minori e quelli che necessitano di controlli di routine.

“Rendere attrattiva la professione infermieristica rimane una questione chiave nella maggior parte dei paesi per evitare carenze future”, afferma l’Agenas.

I dati ripostati nel rapporto spiegano che nel ruolo sanitario le unità con profilo infermieristico costituiscono il 59,3% del totale, ma che il protrarsi del blocco delle assunzioni nelle Regioni in piano di rientro, oltre al tasso di turnover negativo registrato complessivamente nell’ultimo decennio ha determinato una interruzione dell’alimentazione dei ruoli (la carenza) e di conseguenza un innalzamento dell’età media dei professionisti.

A QUESTO LINK IL RAPPORTO AGENAS SUL PERSONALE SSN