
“La priorità assoluta è in questa organizzazione del nostro mondo sanitario e socio sanitario, abbattere i silos, mettere al centro la persona che è la risorsa più importante per la quale esistiamo tutti noi e lavoriamo in maniera congiunta per intercettare la domanda che negli anni è cambiata molto soprattutto non a livello di acuzie, ma di media e bassa intensità di assistenza”.
Carmelo Gagliano, Consigliere nazionale FNOPI e presidente dell’OPI di Genova, ha sottolineato all’Healthcare Summit 2024 organizzato d Il Sole-24 Ore le priorità del nuovo orizzonte dell’assistenza, mettendo in luce le potenzialità, i problemi e le possibili soluzioni per un’assistenza infermieristica all’avanguardia rispetto alle esigenze e ai bisogni dei cittadini.
Fermo restando il problema della carenza infermieristica che tutti ormai quantificano sulle 65-70.000 unità, Gagliano ha concentrato l’attenzione su tre parole chiave: prossimità prevenzione e cure di transizione.
“Nella legge di Bilancio – ha detto – ci sono timidi segnali a sostegno della professione infermieristica, ma se vogliamo andare verso gli interventi di prossimità che dichiara il DM 77, la necessità di fare prevenzione a casa delle persone che hanno necessità di assistenza e quindi la prossimità, occorre intervenire sulla parte ordinamentale della professione infermieristica che significa anche attrarre i giovani”.
Gagliano ha fatto alcuni esempi in questo senso.
La normativa concorsuale di reclutamento del personale infermieristico è vecchia di trent’anni fa: oggi non ci si può più permettere i tempi lunghi dei concorsi.
Non c’è un percorso chiaro e rapido di valorizzazione e premialità delle competenze degli infermieri acquisite in questi anni, soprattutto per rilanciare l’attrattività della professione.
“Per questo – ha spiegato Gagliano – è necessario un focus, accendere una luce importante su quello che l’intero percorso dello sviluppo della carriera infermieristica con una normativa contrattuale diversa consentirà alle aziende un reclutamento più agevole e appropriato secondo le competenze e con un percorso contrattuale di valorizzazione professionale legato al potenziamento della formazione accademica. In questo senso – ha aggiunto – stiamo lavorando con i ministeri della Salute e dell’Università per l’attivazione delle lauree magistrali a indirizzo clinico, soprattutto per la presa in carico dei malati cronici, delle persone sole che saranno sempre di più e anche di chi vive nelle aree interne”.
“Una competenza specialistica clinica assistenziale – ha proseguito Gagliano – che grazie anche all’utilizzo della tecnologia vedrà nella figura dell’infermiere di famiglia e comunità previsto già in epoca pandemica, il professionista che andrà a casa delle persone che hanno necessità=.
Lo sviluppo della competenza clinica assistenziale deve essere poi riconosciuto e valorizzato all’interno delle dinamiche organizzative, per avere nell’infermiere il perno centrale che aiuta le persone a stare a casa propria.
Altra azione necessaria è per Gagliano bloccare il fenomeno delle grandi dimissioni “per trattenere i colleghi affinché continuino a lavorare nel sistema italiano, perché sono quasi 40.000 gli infermieri che vanno all’estero perché riconosciuta la competenza a
retributivo a condizioni di lavoro simili e paritarie”.
Sul recupero dell’attrattività per la professione infermieristica Gagliano si è detto ottimista “grazie allo sviluppo della formazione con le lauree magistrali a indirizzo clinico assistenziale, un percorso universitario ulteriore dopo la laurea triennale che abilitano all’esercizio di attività e funzioni proprie dell’infermiere che al proprio interno identificano la prosecuzione dell’attività diagnostica primaria che viene fatta dal medico per identificare il problema della persona. La prescrizione da parte dell’infermiere, ad esempio, consente di lasciare la persona a casa propria, quella che è la funzione dell’infermiere cosi da garantire una prescrizione di ausili e presidi, favorendo l’esigenza della persona.
Questi percorsi sono innovativi e favoriscono la compliance “nelle patologie croniche – ha spiegato Gagliano – dal diabetico alla persona con problemi di lesioni cutanee piuttosto che con problemi di stoma terapia e così via. Questo vuol dire – ha concluso – fare in modo che non sia più il paziente che gira da servizio e quant’altro per ottenere ciò che gli occorre, ma assistere attraverso l’intervento di prossimità sul territorio”.
Sulla necessità di aumentare l’attrattività della professione infermieristica ha concordato anche Mariella Mainolfi, direttore generale delle professioni del ministero della Salute, intervenendo all’Healthcare Summit.
“Il tema è non soltanto quello economico – ha detto Mainolfi – ma è anche delle condizioni di lavoro. Quindi attrarre le iscrizioni a infermieristica richiede sicuramente un lavoro a 360 gradi, che coinvolge veramente varie amministrazioni, oltre che proprio un tema culturale di attrattività di quelli che oggi sono i lavori di cura”.
“E se pensiamo – ha proseguito – a come attrarre i giovani verso queste professioni di cura bisogna partire anche da percorsi di orientamento nelle scuole per far conoscere qual è il ruolo e anche per valorizzare l’importanza e il ruolo dei professionisti. Per questo, riguardo in particolare agli infermieri, stiamo lavorando assieme al Mur per la laurea ad indirizzo specialistico, soprattutto, ad esempio, per il ruolo dell’infermiere di famiglia e comunità, che nella riforma della medicina territoriale ha chiaramente un ruolo fondamentale per la presa in carico del cittadino e per l’assistenza”.
Mainolfi è intervenuta anche sulla figura dell’assistente infermiere che, ha detto “è pensata nell’ottica di creare un team di lavoro che possa fare assistenza alla persona. Si tratta di un’evoluzione dell’Oss con formazione complementare, un operatore sociosanitario che può fare direttamente assistenza alla persona sgravando l’infermiere da quei compiti che sono a basso tasso di discrezionalità e a un elevato livello di standardizzazione. Quindi è chiaro: questo serve per liberare in alcuni setting assistenziali l’infermiere da alcuni compiti”.
“Un punto importante nell’evoluzione delle professioni sanitarie – ha aggiunto Mainolfi – è sicuramente anche il tema della formazione, cioè non è solo un tema quantitativo e anche un tema qualitativo e questo e questo, secondo me, è importante anche in relazione al discorso retributivo perché ben vengano tutti gli interventi anche le proposte emendative se riusciamo anche insieme al MEF, a lavorare sulle defiscalizzazioni. Oggi questo negli altri Paesi lo vediamo in Germania, nel Regno Unito, in Francia, in Spagna. Effettivamente gli specialisti hanno retribuzioni differenziate anche in relazione al tipo di specializzazione alla struttura presso cui operano”.
Le necessità indicate da Mainolfi sono quelle di creare condizioni di lavoro e possibilità di crescita di carriera professionale. La motivazione del professionista è la crescita professionale oltre lo stipendio, anche perché lo stipendio segue la crescita professionale e quindi anche con differenziazioni stipendiali.
Per quanto riguarda la carenza, Mainolfi ha spiegato che è in corso una ricognizione in tutte le Regioni sui fabbisogni e proprio in questi giorni, ha detto, stanno arrivando le risposte.
“Il ricorso agli infermieri dall’estero è un uno strumento in più – ha detto – ed è anche diciamo una risposta che già gli altri Paesi, ad esempio la Germania, stanno dando da tempo facendo accordi con Stati esteri. L’India è stata considerata perché abbiamo fatto un’analisi del percorso formativo, teoricamente anche sulla parte pratica assimilabile a quello italiano e abbiamo valutato quali sono i titoli assimilabili a quelli italiani. Poi, chiaramente, sarà prevista la formazione linguistica in loco per raggiungere un livello accettabile di conoscenza della lingua italiana”.