
Tre giorni dedicati a ragionare sull’attrattività dei corsi di laurea delle professioni sanitarie, con un focus sull’attrattività di Infermieristica e Scienze infermieristiche. Si avvia a conclusione il meeting annuale della Conferenza Permanente dei corsi di laurea delle Professioni sanitarie ospitato a Gorizia dal 26 al 28 maggio nelle aule dell’Università di Trieste e Udine.
«L’interesse per infermieristica, ostetricia, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, nel complesso è in calo ma non perché siano professioni poco apprezzate, ma perché siamo di fronte a un calo demografico importante e con questo dobbiamo fare i conti», spiega la professoressa Alvisa Palese, presidente della Conferenza e docente di scienze infermieristiche dell’ateneo friulano e riconfermata presidente al termine dell’evento.
L’incontro, intitolato “Alla ricerca di connessioni tra tradizione, innovazione e futuro delle professioni sanitarie“, si è aperto con una conferenza-satellite dedicata al tema della formazione a distanza. L’appuntamento, organizzato al Conference Center di Gorizia, ha assunto ormai rilievo nazionale, attirando in presenza decine di relatori e 300 docenti, ricercatori e professionisti del sistema sanitario, impegnati negli 871 corsi di studio attivati dagli atenei pubblici e privati, per fare il punto della situazione sullo stato di salute delle professioni sanitarie, figure sempre più richieste dal sistema sanitario nazionale e dalle Regioni. Quattro le classi di insegnamento rappresentate: infermieristiche e ostetriche, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, per un totale di 23 professioni, compresa quella degli osteopati, inserita di recente nell’elenco ministeriale.
Per la FNOPI, hanno preso parte ai lavori la consigliera nazionale Teresa Rea e il vicepresidente della Commissione d’Albo, Daniel Pedrotti.
Le discussioni hanno toccato anche le strategie di orientamento e l’innovazione dei piani di studio. «Strategie come lo sviluppo delle lauree magistrali nelle discipline specialistiche per l’infermieristica potranno di sicuro migliorare l’attrattività, insieme alla crescita legata alle innovazioni della sanità, al digitale e al ruolo dell’intelligenza artificiale», ha aggiunto Palese, evidenziando come l’evoluzione dell’offerta formativa possa rappresentare una risposta concreta alle sfide demografiche e professionali del settore.
Tra i temi centrali del convegno figuravano anche lo sguardo delle Regioni sulla formazione sanitaria, l’uso della tecnologia nei processi di cura e, nella città diventata simbolo della rivoluzione basagliana, le sfide specifiche del settore psichiatrico. Un focus particolare è stato riservato alle strategie per incrementare l’attrattività di questi percorsi formativi, considerata la crescente domanda di professionisti qualificati nel settore sanitario.
Il presidente del Friuli-Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, nel suo saluto di apertura ha sottolineato come “la formazione delle professioni sanitarie sia una delle leve fondamentali per garantire l’eccellenza dei servizi sanitari e la qualità della cura che ogni giorno viene prestata ai cittadini. Oggi più che mai, siamo chiamati a ripensare e a innovare i percorsi formativi, in un contesto in continua evoluzione, che richiede competenze sempre più specializzate e aggiornamenti continui”.
Al riguardo, ricordo il documento che la Conferenza ha approvato il 27 luglio 2022 relativo a Linee guida per la definizione dei protocolli d’intesa ex art. 6, comma 3, d.lgs 502/92 s.m.i. per la formazione delle professioni sanitarie di cui alla l. 251/2000 che individuava una serie di elementi ai quali dovranno uniformarsi i rapporti tra le Regioni/Province e le università in rimando all’istituzione, all’attivazione, al funzionamento e alla gestione dei corsi di laurea e corsi di laurea magistrali delle professioni sanitarie.
“Come Conferenza delle Regioni – ha proseguito Fedriga – abbiamo voluto dare un importante segnale per il rilancio delle professioni sanitarie, approvando nella seduta del 17 aprile scorso un documento di analisi e proposte in tema di personale del SSN. In assenza di un piano strategico nazionale, le Regioni e le Province Autonome hanno ritenuto urgente e necessario definire una posizione condivisa e propositiva, con l’obiettivo di stimolare un confronto istituzionale costruttivo e di promuovere misure normative, organizzative e contrattuali coerenti con le reali esigenze del sistema”.
In particolare, il documento, con riferimento agli obiettivi strategici:
1) avanza azioni mirate per l’attrattività e la retention del personale sanitario, che contemplano: adeguamento dei livelli salariali, revisione delle procedure concorsuali, promozione del welfare contrattuale, reclutamento internazionale;
2) evidenzia la gravità dell’emergenza infermieristica, inserendola nel quadro più ampio della carenza di personale del SSN;
3) sottolinea la necessità di riordinare le professioni sanitarie per superare la frammentazione dei profili e promuovere modelli organizzativi più flessibili e multidisciplinari;
4) richiama l’urgenza di accelerare la trasformazione digitale del SSN, valorizzando la tecnologia come leva per migliorare l’efficienza, ridurre il carico burocratico e supportare l’operatività clinica.
A Gorizia, la prima sessione dei lavori si è poi concentrata sul delicato tema della formazione a distanza, aprendo il dibattito anche sulla concorrenza rappresentata dalle università telematiche. Paolo Contu, preside della facoltà di Medicina dell’università di Cagliari, ha sottolineato l’importanza dell’innovazione continua: «Dobbiamo anche noi innovare continuamente i nostri corsi, formare gli studenti per quello che si troveranno quando tra due o tre anni usciranno dall’università, già soltanto per situazioni legate all’informatizzazione o all’intelligenza artificiale».
Sono arrivate anche pesanti critiche da presidi e rettori sulla riforma del numero chiuso a medicina. Luigi Frati ha sottolineato che le facoltà non sono pronte a gestire un tale afflusso di studenti. “Tutti riconoscono le storture che produrrà sugli altri corsi di laurea con studenti che, dopo i sei mesi, avranno in alcuni casi più CFU di quelli che hanno frequentato scienze infermieristiche dall’inizio, ma mancheranno di competenze sulle materie che questi ultimi hanno già frequentato”, ha detto.
Paolo Villari (presidente Conferenza Permanente delle Facoltà e delle Scuole di Medicina e Chirurgia) ha sottolineato che Legge Delega sull’accesso a Medicina prevedeva uno sguardo completo anche su altre facoltà, ma non è stato così nel decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Claudio Costa (coordinatore dell’area Risorse umane, formazione e fabbisogni formativi, Conferenza Stato-Regione e Province autonome di Trento e Bolzano) ha lanciato l’allarme sul fatto che ormai anche nei Paesi dell’Est Europa stanno aumentando gli stipendi (anche del 50% in più) per evitare la fuga degli infermieri.
Rita Roncone (presidente Commissione nazionale tecnica della Riabilitazione Psichiatrica, Università degli Studi dell’Aquila) ha sottolineato il disagio mentale che subiranno gli studenti scartati dopo il semestre e i disagi materiali di chi dovrà cercare casa e poi dopo sei mesi magari cambiare.
Durante l’ultima giornata, è intervenuta in collegamento da Roma anche Mariella Mainolfi, direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del SSN al Ministero della Salute, per parlare degli orientamenti sui fabbisogni anno accademico 2025/2026. Sottolineata la preoccupazione del Ministero per l’attrattività delle professioni infermieristiche, argomento di riflessione non solo italiano ma europeo, con la campagna “Nursing Action” in pieno svolgimento. Temi su cui poi si è espresso anche Angelo Mastrillo, segretario della Conferenza.
Chiusura affidata alla past president Luisa Saiani.