Garantire la salute nelle scuole fa parte delle caratteristiche proprie della professione infermieristica: professionisti laureati, formati ad hoc, esperti di comunicazione ed educazione sanitaria e anche dipendenti già delle strutture sanitarie.
“Tutta la comunità infermieristica, come sempre, vuole mettersi a disposizione del Paese per la garanzia di due diritti importantissimi: quelli all’Istruzione e alla Salute. Vogliamo essere al fianco degli studenti e delle loro famiglie, ai docenti e più in generale alle scuole. Possiamo e vogliamo dare il nostro contributo per garantire una riapertura delle scuole nel massimo della sicurezza per la salute dei ragazzi. E il nostro contributo alla scuola vuole andare anche oltre l’emergenza Covid. Ci sono infatti tutte quelle condizioni di fragilità nei confronti delle quali la nostra professione può certamente offrire risposte concrete – ha dichiarato Barbara Mangiacavalli Presidente FNOPI”.
Per questo il decreto Rilancio ha introdotto nel Ssn la figura dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità, e nella comunità la scuola riveste un ruolo centrale.
Una soluzione a portata di mano che va semplicemente colta e valorizzata. Un attore del “rilancio” del Paese per volontà stessa delle Regioni, Governo e del Parlamento.
La scuola è una delle situazioni che attualmente presentano maggiore fragilità e non solo nel caso della pandemia. Attualmente infatti si procede cercando di coinvolgere insegnanti e parenti in un compito di assistenza prettamente sanitario, che necessita di una presenza costante che l’infermiere di comunità, per sua natura, può garantire. E che garantirebbe la necessaria multidisciplinarità essendo in grado, se necessario, di attivare e coinvolgere altri professionisti in base alle eventuali, reali necessità degli alunni.
La popolazione dei bambini di età 0-18 anni è pari a circa il 18% della popolazione totale e, nonostante il decremento progressivo delle nascite, sono numerosi i nuovi problemi di salute e di educazione sanitaria dei bambini e delle famiglie che richiedono attenzione con risposte appropriate e uniformi sul territorio nazionale. Va garantita la migliore qualità delle cure, sicurezza negli interventi nonché risposte assistenziali efficaci.
Come già gli infermieri fanno in alcuni casi: sono ormai circa due anni che è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra FNOPI e Federazione Diabete Giovanile per l’assistenza ai bambini diabetici nelle scuole. Un’assistenza sia dal punto di vista clinico secondo i bisogni legati a questa patologia, che educativo perché i piccoli non siano condizionati nel loro stile di vita.
“Appare utile prevedere nella riorganizzazione dell’assistenza sul territorio – aggiunge Mangiacavalli – in previsione anche di una maggior impulso alle attività di prevenzione, educazione sanitarie e sostegno ai bisogni della popolazione in tutte le fasce di età, una figura di “infermiere scolastico” che può anche essere un infermiere pediatrico, figura questa che si occupa dei bisogni di salute dei bambini di età compresa tra 0 e 18 anni, soprattutto in ambito ospedaliero, mentre è poco presente sul territorio, dove invece darebbe sicuramente seguito nel migliore dei modi alla necessità di assistenza e di implementazione dei determinanti di salute”.
La presa in carico degli assistiti, territoriale e ospedaliera, deve prevedere un modello che si caratterizzi per la capacità di porre la persona al centro, puntando all’integrazione e alla personalizzazione dell’assistenza.
“L’organizzazione di un tale modello – prosegue – richiede l’attivazione di team che includano vari professionisti, ognuno con il proprio ruolo all’interno di un percorso integrato, in grado di prendere in carico la persona. Secondo le esperienze regionali un sistema di questo tipo potrebbe anche garantire iniziative di prevenzione, educazione e promozione della salute e dei corretti stili di vita per incidere precocemente sui determinanti di salute, per ridurre sia l’incidenza delle malattie croniche, sia la progressione della malattia già esistente, attraverso l’impegno di tutti i professionisti coinvolti”.
“Lavorare su questi aspetti – spiega la presidente FNOPI – è compito di tutti i settori della società e richiede il coinvolgimento attivo della popolazione. Per rendere efficace il trasferimento delle informazioni è necessario l’impegno continuo, personale e sociale verso l’obiettivo salute. Vi è la necessità di creare un circuito sinergico fra norme, risorse, istituzioni e servizi da una parte ed abitudini e stili di vita dall’altra, evitando il rischio della scissione concettuale ed operativa fra il sistema dei servizi e il suo ambiente: la popolazione di riferimento.
L’Infermiere di famiglia e di comunità già c’è ed è qui anche per questo e la nostra Federazione è pronta al confronto con le istituzioni per normare e organizzare con la massima urgenza legata alle necessità della Scuola questo tipo di assistenza.
Proprio per questo – conclude – abbiamo inviato una lettera aperta ai ministri competenti, alle Regioni e alle commissioni parlamentari, per metterci a disposizione del Paese”.