Stomatoterapia: il futuro nella specializzazione infermieristica. Intervista a Gabriele Roveron, presidente Aioss

Gabriele Roveron;: infermiere stomaterapista, da qualche anno presidente dell’AIOSS (Associazione italiana operatori sanitari stomaterapia e riabilitazione del pavimento pelvico), un’associazione nata nel 1982, membro ufficiale del W.C.E.T. (Consiglio Mondiale degli Stomaterapisti) e dell’E.C.E.T. (Consiglio Europeo degli Stomaterapisti).

Lo abbiamo incontrato per fare il punto su alcuni aspetti della professione.

Dott Roveron, un mondo dai confini piuttosto ampi quello delle stomie che interessa uomini, donne, giovani, adulti, anziani: in tutto circa 70.000 persone. Molti sono i passi in avanti compiuti grazie alla ricerca, alla prevenzione, alla diagnosi e alla terapia. Se dovesse tracciare un bilancio, come sarebbe?

Concordo con lei, l'assistenza e la cura rivolte alle persone con stomia si distinguono molto oggi rispetto a qualche decennio addietro. L'infermiere stomaterapista, ad esempio, può formulare oggi le specifiche scelte cliniche basando il proprio ragionamento facendo leva sulla propria esperienza ma soprattutto su studi di ricerca e linee guida.

Anche l'impianto legislativo italiano ci sprona ancor più al rispetto di questo comportamento professionale, così da indurci a riprendere ed aggiornare i nostri “Manifesto della Sicurezza” e “Codice Etico-Deontologico”.

Di fronte a questo scenario l'AIOSS si sta impegnando nella disseminazione delle linee guida realizzate con ANOTE-ANIGEA sulla gestione della persona con gastrostomia e digiunostomia (PEG-PEJ), così come si sta adoperando per la definizione delle linee guida italiane in Stomaterapia. Infine, sollecitati anche dalle associazioni di volontariato, in collaborazione con le società scientifiche dei Medici Chirurghi (SIC) ed Urologi (SIU) abbiamo progettato, per quest’anno, l'avvio alla definizione delle linee guida sul confezionamento chirurgico delle stomie addominali; tutto nell’ottica della sicurezza e della qualità delle cure e dell'assistenza!

Si è concluso pochi mesi fa  l’ultimo Convegno nazionale dell’AIOSS, associazione scientifica che lei presiede, uno degli obiettivi è stato delineare il focus delle azioni, delle strategie e delle sinergie necessarie a migliorare la qualità delle cure per le persone portatrici di stomia, cosa manca ancora?

Mi permetta anzitutto di condividere la forte, ancora viva emozione, e la grande soddisfazione per quanto vissuto e raccolto entro il recente convegno. Abbiamo celebrato 35 anni di storia dell'AIOSS, orientando la nostra attenzione ai cambiamenti che stanno caratterizzando il nostro contesto, e alle progettazioni conseguenti.

Abbiamo coinvolto, in questo, la Federazione – in rappresentanza della professione – le Associazioni di volontariato – a tutela dei diritti degli stomizzati – le ditte commerciali dei dispositivi per stomia, riscontrando una perfetta sintonia di intenti e di contenuto.

Lo sforzo maggiore è orientato allo sviluppo della competenza, alla promozione delle opportunità di cultura e crescita, alla diffusione delle conoscenze, al rispetto delle politiche della sicurezza, alla qualità dell'assistenza, al rispetto dell'etica e della deontologia professionale, all'appropriatezza e qualità dei dispositivi per stomia.

Purtroppo ancora troppe poche realtà sanitarie locali riconoscono l'importanza dei Centri di riabilitazione delle persone stomizzate, allocando, per questi, solo qualche breve spazio entro un ambulatorio, a discapito di un percorso di assistenza e cura integrate, che ha inizio con la presa in carico della persona sin dal periodo preoperatorio e che, forte di una alleanza terapeutica, accompagna lo stomizzato nel percorso di riabilitazione e di reinserimento familiare e sociale. L'efficienza organizzativa per l'implementazione di questo percorso clinico-assistenziale prevede l'istituzione di un ambulatorio a gestione infermieristica, dove lo stomaterapista svolge un ruolo educativo e di coaching fondamentale.

Risulta inspiegabile la mancanza di una codifica delle prestazioni infermieristiche stomaterapiche rendendo invisibile e informale il nostro lavoro.

L’AIOSS è quindi impegnata sul fronte della codifica delle prestazioni infermieristiche erogate in autonomia decisionale dagli infermieri stomaterapisti, quale è il percorso fatto fin qui e quanto siamo distanti ancora dall’obiettivo?

La maggior parte dei servizi ambulatoriali per la riabilitazione della persona con stomia e incontinenza sono, nella prassi, gestiti autonomamente da infermieri stomaterapisti, che all'occorrenza, ricorrono alla consulenza di altri professionisti.

L'infermiere stomaterapista, viste le proprie conoscenze, esperienze ed abilità, si pone a sua volta come consulente verso altri servizi aziendali socio-sanitari.

Tuttavia, una persona con stomia oggi non può accedere all'ambulatorio con una richiesta di prestazione infermieristica in quanto nei LEA non sono previste specifiche codifiche.

Per questo abbiamo avviato, con le delegazioni regionali AIOSS, un programma di condivisione e allineamento non solo sul ruolo dello stomaterapista e sul Percorso clinico assistenziale della persona con stomia, ma anche sulla codifica delle prestazioni stomaterapiche irrinunciabili: visita infermieristica stomaterapica, counselling / Educazione terapeutica, prevenzione delle complicanze stomali gestione conservativa delle complicanze stomali, irrigazione intestinale a scopo riabilitativo, diagnostico e terapeutico, valutazione clinica del complesso stomale e della appropriatezza del presidio utilizzato

La proposta di un profilo Integrato di cura strutturato e includente l'organizzazione ideale dei processi e delle conoscenze e dei contenuti, ha raggiunto oggi diversi tavoli tecnici regionali al fine di proporre strategicamente l'istituzione e l'omogeneizzazione di ruolo, prestazioni e organizzazione, a garanzia di una qualità totale (efficacia, efficienza, qualità di vita).

Con grande soddisfazione le posso già anticipare che a breve saranno codificate in una Regione le prestazioni stomaterapiche appena descritte, mentre una “determina” del Direttore Generale delle Aziende Sanitarie di una altra Regione ha formalizzato il percorso integrato di cura dello stomizzato, sottolineando la responsabilità dell'infermiere stomaterapista nella gestione autonoma (ambulatorio infermieristico) delle prestazioni in oggetto.

Quali sono, se ce ne sono, i diritti delle persone portatrici di stomia che a oggi sono ancora del tutto o in parte disattesi e che cosa possono fare i professionisti?

Consultando la Carta Internazionale dei Diritti dello stomizzato tra i primi punti troviamo:

§  ricevere pre-operatoriamente informazioni sui benefici derivanti all'intervento chirurgico, e sulla possibilità di vivere con una stomia;

§  avere una stomia ben confezionata e in una posizione appropriata in modo che possa essere adeguatamente gestita;

§  avere il supporto di esperti professionisti nel periodo pre- e post-operatorio sia in ospedale che nella comunità.

Se queste aspettative rappresentano le priorità per la persona con stomia, se ancora tante realtà italiane non hanno un servizio di riabilitazione strutturato (con la presenza di un infermiere stomaterapista integrato con i servizi ASL di chirurgia, urologia, assistenza domiciliare, ecc.). E ancora, se il disegno preoperatorio della stomia, la presa in carico e l'educazione terapeutica fin dal preoperatorio non sono servizi attivi…

Credo sia opportuno coalizzare tutti gli stakeholder – volontariato, professione, Associaziones scientifica e Istituzioni – affinché insieme siano condivisi percorsi e strategie per un servizio di salute al cittadino.

Marina Vanzetta