Slow Medicine: tutte le raccomandazioni. Il 15% sono quelle infermieristiche

Sono 31 su 220 raccomandazioni complessive (circa il 15%: l'elenco a questo link. In rosso pratiche che sono state scelte, pur con qualche differenza, da più società o associazioni), quelle messe a punto ed emanate dalla Federazione degli infermieri e da società e associazioni infermieristiche nell’ambito del progetto Slow Medicine a cui hanno aderito oltre 40 società e associazioni di Infermieri, medici, farmacisti e fisioterapisti e che sono state implementante nel SNLG dell'ISS come da legge 24/2017.

Noi infermieri stiamo quindi già contribuendo fattivamente ed ampiamente alla produzione di buone pratiche e questo ne è un primo importante esempio.

Slow Medicine è una rete di professionisti e di cittadini che si riconosce in una Medicina Sobria, 

Rispettosa e Giusta.

Slow Medicine Ha lanciato in Italia a fine 2012, in analogia all’iniziativa Choosing Wisely già in atto negli Stati Uniti, il progetto “Fare di più non significa fare meglio – Choosing wisely Italy”, con l’obiettivo di favorire il dialogo di tutti i professionisti della salute con i pazienti e i cittadini su esami diagnostici, trattamenti e procedure a rischio di inappropriatezza in Italia, per giungere a scelte informate e condivise.

Il progetto si basa sull’assunzione di responsabilità dei professionisti sanitari nelle scelte di cura e sulla partecipazione dei pazienti e dei cittadini, e viene attuato attraverso:

• le raccomandazioni di Società Scientifiche e Associazioni Professionali italiane su esami diagnostici, trattamenti e procedure che, secondo le conoscenze scientifiche disponibili, non apportano benefici significativi alla maggior parte dei pazienti ai quali sono prescritti, ma possono, al contrario, esporli a rischi;

• il miglioramento del dialogo e della relazione dei medici e degli altri professionisti con pazienti e cittadini, perché possano essere effettuate scelte informate e condivise nell’ambito di un rapporto di fiducia;

• una diffusa informazione e formazione dei medici e degli altri professionisti sanitari;

• la messa a punto di materiale informativo per cittadini e pazienti;

• un’ampia condivisione con cittadini, pazienti e loro rappresentanze.

Oltre a rappresentare un concreto passo verso un utilizzo più appropriato delle risorse e una maggiore sostenibilità economica del sistema sanitario, il progetto intende rendere consapevoli i professionisti e l’opinione pubblica che, nell’interesse dei pazienti e dei cittadini,  a volte è meglio fare meno e che non sempre il medico che prescrive più esami e prestazioni è il più competente.

Sono Partner del progetto: FNOMCeO, FNOPI (ex Federazione IPASVI), l’istituto Change di Torino, Altroconsumo, Partecipasalute, la Federazione per il Sociale e la Sanità della provincia autonoma di Bolzano, l’Agenzia Regionale di Sanità della Regione Toscana, la società editoriale e giornalistica Zadig srl.

Sostiene il progetto anche il Sindacato Nazionale di Area Radiologica (SNR). Infine, condividono simbolicamente il progetto come Patrocinatori Slow Food e il Comitato delle Regioni e Province autonome per la sicurezza delle cure.

Il progetto “Fare di più non significa fare meglio – Choosing wisely Italy” è entrato a far parte del movimento Choosing Wisely International in occasione del suo primo incontro, ad Amsterdam nel giugno 2014.

Aderiscono al progetto, a marzo 2018, più di 40 società professionali di medici, infermieri, farmacisti e fisioterapisti, e sono state definite 44 liste di pratiche a rischio di inappropriatezza in Italia: in totale 220 raccomandazioni su esami, trattamenti e procedure.

Le liste sono pubblicate a questo link: ogni raccomandazione è accompagnata dal razionale per il quale la pratica è stata indicata a rischio di inappropriatezza e dalle principali fonti bibliografiche. Ogni scheda contiene anche la descrizione del percorso seguito dalla società scientifica o associazione per l’individuazione delle 5 pratiche e una breve descrizione della società stessa.

Choosing Wisely Italy ha appena pubblicato l’aggiornamento di marzo 2018 delle raccomandazioni che sono riportate anche nel nuovo Sistema nazionale Linee Guida (SNLG)e pubblicate nella sezione dedicata dell’Istituto superiore di Sanità.

La legge 24/2017 sulla responsabilità professionale sanitaria prescrive che, in assenza di linee guida pubblicate nell’SNLG si faccia riferimento alle “buone pratiche clinico-assistenziali”, senza ulteriori chiarimenti e prevede che le società scientifiche e associazioni tecnico scientifiche italiane, previa iscrizione nel registro del ministero della Salute, costituiranno il corpus di Linee Guida dell’SNLG, dopo la verifica della qualità metodologica delle stesse da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, custode (e garante) dell’SNLG.

Attualmente, secondo un’analisi condotta dall’Animo (Associazione Nazionale Infermieri Medicina Interna Ospedaliera), alcune raccomandazioni incontrano una serie di ostacoli per essere applicate nella patica quotidiana.

Ad esempio, per quanto riguarda il cateterismo, Animo ha rilevato che in quello vescicale se oltre il 55% delle raccomandazioni è applicato nella pratica clinica, il 45% lo è poco o per nulla, mentre per il cateterismo venoso le stesso proporzioni sono rispettivamente di poco più del 50% e di poco meno per la risposta negativa.

In questi due casi gli ostacoli rilevati sono per il catetere vescicale in oltre il 60% dei casi la dipendenza dalla prescrizione medica e per poco più del 30% rispettivamente la difficoltà a modificare una prassi consolidata e gli aspetti organizzativi assistenziali, mentre per il catetere venoso in oltre l’80% dei casi la difficoltà sta nel modificare una prassi consolidata.

Si tratta di ostacoli che proprio le linee guida e le buone prassi intendono superare, sia dal punto di vista pratico organizzativo che, proprio per le previsioni della legge 24/2017, per gli aspetti giuridici dell’azione dei professionisti.