Centrali 118: perché non si dovrebbero accorpare Frosinone e Latina. Documento dell’OPI di Frosinone

“La scelta di un accorpamento delle strutture del 118 di Frosinone e Latina presenta numerose criticità che travalicano ogni possibile eventuale ridimensionamento della spesa e che difficilmente, pur in una un’ottica di razionalizzazione, si riusciranno a mantenere inalterati gli standard di due Centrali Operative”.

E’ critico il presidente dell’OPI di Frosinone Gennaro Scialò nel documento elaborato sulla proposta di accorpamento con dismissione delle attività di una delle due centrali operative di emergenza sanitaria dei territosi provinciali di Frosinone e Latina.

Dall’analisi presentata emerge che uno spostamento con sede a Latina rappresenterebbe un “vulnus difficilmente colmabile proprio in relazione alle specificità della Provincia di Frosinone che ha un territorio esteso e complesso per caratteristiche orografiche e di viabilità , numerosi piccoli Comuni, estensione, e rischi specifici maggiori e sicuramente diversi da quelli della Provincia di Latina, che in ogni caso ha meno punti di criticità tanto che, possiamo serenamente e convintamente affermare che, se accorpamento deve esserci, sia più logico – come fatto per Rieti – si individui la C.O. di Frosinone come sede per il Lazio Sud”.

Tutto ciò secondo il presidente, non solo a difesa delle professionalità della Provincia, ma soprattutto a beneficio del diritto alla salute “dei nostri concittadini, compresi i residenti a Latina”.

“Tutti noi  – scrive nelle conclusioni del documento – abbiamo il diritto di pretendere un servizio efficace, efficiente e di qualità e, proprio per questo ci fa piacere riportare un aforisma di Bertrand Russell che appare riportato in calce all’atto aziendale dell’ARES 118 ‘In ogni cosa è salutare, di tanto in tanto, mettere un punto interrogativo a ciò che a lungo si era dato per scontato’. Facciamone tesoro tutti noi”.

Tra le varie criticità, a livello provinciale, il documento mette in risalto le diversità territoriali, sociodemografiche, orografiche e anche culturali tra le due province su cui è necessaria una riflessione che possa aiutare a orientare le scelte che si stanno compiendo, tendendo non solo al mantenimento dell’attuale capacità di riposta dell’attuale sistema di emergenza urgenza territoriale, ma se possibile, aumentandolo e migliorandolo.

“Le complessità clinico organizzative dei sistemi di emergenza territoriali – si legge nel documento – avevano trovato una risposta adeguata proprio nel loro ambito provinciale rappresentando l’infungibilità della presenza di strutture come le CC.OO. 118 fisicamente allocate in ogni provincia”.

E tra le criticità professionali sono stati presi in considerazione i risultati di studi scientifici e presenti in letteratura, legati alle prestazioni operatore dipendente, che si perderebbero, sottolinea lo studio, nell’accorpamento ipotizzato. Diversi studi hanno dimostrato che la combinazione di conoscenza, esperienza e intuizione sono essenziali fattori per un buon processo decisionale nella gestione della richiesta di soccorso telefonica.

E tra le criticità segnalate c’è anche quella della gestione dei trasferimenti secondari in urgenza che sono direttamente dipendenti dall’offerta sanitaria delle singole Asl: l’accorpamento della C.O. 118, se Latina sarà la scelta finale della sede fisica, diverrà sicuramente elemento sperequativo secondo il documento a danno del frusinate che, rispetto a Latina, non essendo sede di DEA di 2° livello, utilizza e utilizzerà la modalità del trasferimento secondario in urgenza come risposta obbligata al trattamento di pazienti critici.

“Solo questo aspetto  – si legge ancora – diventa preponderante circa la scelta di allocazione della C.O. a favore della Provincia di Frosinone o in alternativa, se ancora percorribile, del non accorpamento delle due CC.OO., con il mantenimento di uno status quo che garantirebbe una risposta sicuramente più efficace ed altrettanto sostenibile, vista anche la ‘gestione dei trasporti secondari (ordinari ed urgenti), attualmente demandati alle singole aziende sanitarie’ prevista nel decreto del commissario ad acta”.

IL DOCUMENTO DELL'OPI DI FROSINONE