OPI Torino su dichiarazione Oms di Astana; "Infermieri di famiglia al servizio del cittadino"

A quarant'anni da Alma-Ata, la dichiarazione che nel 1978 pose le basi per l'assistenza primaria, la strada da fare è ancora lunga. Metà della popolazione del mondo, nel 2018, non può accedere ai servizi sanitari essenziali. Nei giorni scorsi le Nazioni dell'Oms hanno sottoscritto ad Astana, in Kazakistan, una dichiarazione con l'obiettivo di rafforzare i loro sistemi di assistenza sanitaria di base e riuscire così a coprire, sotto il profilo sanitario, l'intero pianeta. Cercando di sostituire la salute di tutti a quella riservata solo per alcuni soggetti.

“Una battaglia – commenta l’Opi Torino in una nota – che l’Ordine delle professioni infermieristiche porta avanti da tempo. Basti pensare alla necessità di avere maggiori investimenti nell'assistenza sanitaria di base concentrando – proprio come indicato dalla nuova dichiarazione di Astana – le risorse sanitarie su sistemi solidi e completi”.



Di qui la condivisione di Opi dei quattro punti fondamentali sottoscritti: “Dalla necessità di fare scelte politiche coraggiose per la salute in tutti i settori alla costruzione di un'assistenza sanitaria primaria sostenibile; dal potenziamento di individui e comunità nella difesa della salute fino alla necessità di allineare il sostegno delle parti interessate alle politiche, alle strategie e ai piani nazionali dei singoli Governi”.



Per Massimo Sciretti, presidente di Opi Torino, “i servizi preventivi, curativi, riabilitativi e le cure palliative devono essere accessibili a tutti. E' questo l'unico modo per salvare le persone dalla povertà estrema, causata da spese sproporzionate per la salute. Condividiamo appieno gli obiettivi della dichiarazione, con la consapevolezza che è necessario attivarsi sui costi sempre più elevati dell'assistenza sanitaria, dei vaccini e dei farmaci. La priorità resta la prevenzione delle malattie e la promozione della salute, partendo proprio da un'assistenza sanitaria primaria sostenibile”.



Ne sono consapevoli gli infermieri di famiglia e di comunità, riuniti nei giorni scorsi a Ivrea – al Polo universitario Officina H – per il terzo Congresso nazionale Aifec. Un incontro al quale ha partecipato, in rappresentanza degli ordini professionali, Nicola Draoli (presidente Opi Grosseto) e Monica Rolfo (vicepresidente Opi Torino).   



“Nel congresso di oggi – spiega Pasquale Giuliano, membro dell'Aifec e coordinatore del Master di infermieristica di famiglie e di comunità presso l'Università di Torino – abbiamo riaffermato come l'infermieristica di famiglia è al servizio i cittadini, per le comunità svantaggiate, per quelle rurali e montane. Siamo dentro l'esperienza dei quartieri popolari svantaggiati e nelle periferie metropolitane. Siamo – a tutti gli effetti – tra gli attori, insieme a educatori e assistenti sociali, di quel lavoro di sviluppo di pratiche generative comunitaria che vede a Piossasco un interessante progetto di community care integrato. In questa edizione abbiamo dichiarato che gli infermieri sono pronti ad essere nei nuovi centri per l'impiego rilanciati dalla proposta politica. Ci candidiamo a stare dentro questa equipe multidisciplinare per costruire i profili di accompagnamento per quelli che hanno diritto al reddito di cittadinanza”.