A Roma workshop CECRI, primo Centro italiano affiliato Joanna Briggs

Il 24 maggio, la sede del ministero della Salute di viale Giorgio Ribotta ha ospitato l’XI Workshop Internazionale del Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica, patrocinato, tra gli altri dalla FNOPI. Un appuntamento intitolato “Infermieristica ed evidenze cliniche: quale sviluppo futuro” e dedicato all’impegno verso l’individuazione e lo sviluppo dell’Evidence based practice, cioè in come tradurre nella quotidiana pratica clinica infermieristica le evidenze scientifiche dei numerosi studi e ricerche condotte dal Centro, e contenuti nell'annual report distribuito a tutti i partecipanti e disponibile sul sito www.centrodieccellenza.eu

Il Workshop internazionale del CECRI, creatura nata in seno all’Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) di Roma, è stato, come sovente, un momento di confronto sulle competenze necessarie per esperire l’Evidence based practice in una società in perenne mutamento, visto che la ricerca, oggi più che mai, è chiamata a dar risposte di maggiore adeguatezza alle necessità di cittadini. L’Italia si colloca tra i Paesi più longevi al mondo e, se da un lato, è una notizia positiva, dall’altro, si tratta di un fenomeno accompagnato da un’alta prevalenza di malattie croniche che impattano sulla qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie, oltre che sui costi dell’assistenza sanitaria. Quella del 24 maggio è stata, però, anche l’occasione per presentare ufficialmente il primo Centro italiano affiliato Joanna Briggs sull’evidenze nella pratica clinica, ovvero il “CECRI Evidence-based practice group for Nursing Scholarship: a Joanna Briggs Institute Affiliated Group”.

Barbara Mangiacavalli, presidente della FNOPI, ha inviato un accorato e articolato contributo, letto alla platea dalla presidente OPI Roma e vicepredente nazionale Ausilia Pulimeno che con il suo vice Stefano Casciato ha moderato la sessione di apertura. “Anche grazie a incontri come questo – ha scritto Mangiacavalli – si fa un passo avanti verso un modello di certificazione delle competenze dei nostri professionisti per migliorare le loro performance e quelle dei gruppi assistenziali a livello generale. Una necessità dettata (oltre che dalle evidenze internazionali, da quelle delle Regioni virtuose in cui i meccanismi sono di fatto già funzionanti e dalle analisi dei maggiori centri di ricerca italiani) dalla costante e profonda evoluzione nei settori scientifico, epidemiologico, demografico, formativo/professionale e dallo sviluppo dell'informatizzazione e delle tecnologie con conseguente rimodulazione dei processi assistenziali e dei modelli organizzativi in ambito sanitario e socio sanitario. Le competenze specialistiche degli infermieri se ufficialmente, omogeneamente e normativamente riconosciute, hanno la capacità già indicata dalle stesse Regioni di favorire lo sviluppo delle funzioni professionali in correlazione con gli obiettivi di educazione, prevenzione, cura, assistenza riabilitazione e ricerca previsti dalla programmazione sanitaria nazionale e regionale. Le specializzazioni degli infermieri, inoltre, consentono un migliore sviluppo di strutture a bassa intensità di cura ma complessità assistenziale (ospedali di comunità, reparti a gestione infermieristica, ambulatori infermieristici su wound care, picc, enterostomie ecc.), ad alta intensità di cura e di complessità assistenziale (pronto soccorsi con trattamento infermieristico dei casi minori, mezzi di soccorso avanzati infermieristici in emergenza urgenza ecc.) permettendo un maggiore raccordo tra ospedale e territorio, abbattendo le liste di attesa e consentendo di venire incontro a un maggior numero di bisogni dei cittadini”. Legata a questo modello è l’infungibilità degli infermieri: si tratta, in analogia con altri professionisti della salute, di riconoscere all’infermiere specialista il suo ruolo, le sue capacità e le sue funzioni all’interno dei meccanismi – ospedale e territorio – dell’assistenza. L’infungibilità legata alla specializzazione infermieristica parte dalla necessità di un coordinamento trasversale dell’assistenza che richiede nuovi ruoli, già individuati nelle aree specialistiche descritte nella bozza di accordo Stato-Regioni a cui si faceva prima riferimento. “Perseguendo l’eccellenza nella formazione, nella ricerca e nella pratica clinica che la vostra sperimentazione sarà in grado di certificare – ha concluso la presidente FNOPI – l’infermieristica deve rendere visibile e misurabile la propria azione in termini di risultati prodotti sul benessere e sulla salute dei cittadini, ma anche di valutare l’efficacia dei metodi assistenziali, favorendo quindi il miglioramento qualitativo dell’assistenza individuale o di comunità, sia essa preventiva, curativa, palliativa o riabilitativa. E il comune denominatore tra tutte le possibilità dovrà essere l’accreditamento e la certificazione dei professionisti, per dare certezze agli infermieri e al servizio, non lasciando spazio a prestazioni improvvisate e rischiose a danno dei pazienti e della professione, con previsioni rigide di percorsi che periodicamente consentano il rinnovo dell’autorizzazione a esercitare la professione, la certificazione appunto, e una verifica tra professionisti per dare una risposta alla crescente e diffusa domanda di qualità che proviene da ampi settori della società e soprattutto in sanità”.

A prendere parte ai lavori del Workshop: Maximo Gonzales Jurado, presidente emerito Consejo Internacional de Enfermeria (Spagna), con: “Lo sviluppo della ricerca infermieristica in Spagna e in Europa”; Dyanne Affonso, presidente onorario CECRI, con: “Evidenze cliniche nella pratica infermieristica: quale ricadute sull’assistenza?”; Susan Gennaro, rettore del Boston College University, con: “Evidenze cliniche nella pratica infermieristica: gli studi presso gli atenei statunitensi”; Franklin Shaffer, direttore generale Commissione per le lauree infermieristiche nel mondo verso gli USA (CGFNS), con: “Quale impatto economico hanno le evidenze cliniche nei sistemi di salute: il caso Walmart”. Alla tavola rotonda, moderata dal giornalista Paolo Romano e dal ricercatore Alessandro Stievano, hanno preso parte, oltre ai relatori e moderatori: il presidente dell'OPI di Milano, Pasqualino D'Aloja, e il professore Ercole Vellone.

La seconda parte della giornata, dedicata alle: “Linee di ricerca del Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica” e moderata dallo stesso Casciato (anche direttore del Polo per l’Evidence Based Practice CECRI) e dalla segretaria OPI Roma, Maria Grazia Proietti, ha visto susseguirsi sul palco lo stesso vicepresidente assieme alla professoressa Maria Matarese, dell’università Campus Biomedico di Roma, con: “La nascita del CECRI Evidence-based practice group for Nursing Scholarship: a Joanna Briggs Institute Affiliated Group”. A seguire: Angela Peghetti, nurse research fellow CECRI con un intervento dal titolo: “Terapia a pressione negativa nelle incisioni chirurgiche: una revisione sistematica”; Roberto Accettone, anche lui infermiere del gruppo di Evidence based practice CECRI, con: “Le esperienze degli uomini che devono prendere una decisione riguardo al trattamento per un cancro prostatico localizzato: una meta-sintesi”; Rosario Caruso, ricercatore infermieristico del Gruppo San Donato di Milano, con: “RNAO Best Practice Spotlight Organitation (BPSO) Italian Host: l’esperienza dell’OPI di Milano, Lodi, Monza e Brianza”. E, ancora: il ricercatore Gianluca Pucciarelli con: “Interventi educativi per migliorare gli outcome nella diade paziente-caregiver dopo l’ictus cerebrale: revisione sistematica e meta-analisi”; Maddalena De Maria e Ercole Vellone (rispettivamente, PhD e ricercatore presso l’università di Tor Vergata, Roma) con l’intervento dedicato all’: “Influenza del supporto sociale sulla qualità di vita nelle malattie croniche: analisi diadica”; Ippolito Notarnicola, nurse research fellow CECRI, con: “Competenze cliniche infermieristiche valutate con la Nurse Competence Scale e il ragionamento clinico valutato tramite la Nurses Clinical Reasoning Scale” e, infine, Paolo Iovino, dottorando di ricerca all’università Tor Vergata Roma, con: “Self-care nelle persone affette da malattie croniche multiple”.

Il servizio completo sulla giornata sarà pubblicato sul prossimo numero della rivista istituzionale di OPI Roma “Infermiere Oggi”.