Intelligenza artificiale in Sanità, premiata una startup a guida infermieristica

E' stata una startup con ben 3 infermieri di Padova a vincere la quarta edizione di DigithOn, la maratona delle idee digitali che si è svolta a Bisceglie. Mosaic Software è il nome dell’azienda fondata dall'infermiere pediatrico Alessandro Monterosso insieme a quattro soci: i colleghi Pierluigi Badon e Daniele Farro, il medico Kumara Palanivel e il farmacologo Filip Ivancic. Obiettivo della startup: trasformare la ricerca clinica partendo dalla centralità del paziente e dalle tecnologie digitali all'avanguardia, come Intelligenza Artificiale (Ai), Machine Learning (Ml) e Natural Language Generation (Nlg).

Il progetto Patch Ai, promette di cambiare in modo radicale la vita dei pazienti alla ricerca di informazioni e consigli utili sul proprio stato di salute. L'idea è quella di sviluppare soluzioni dedicate a prodotti medicali più sicuri, più efficaci e personalizzati per il miglioramento della vita dei pazienti. La startup ha vinto la concorrenza di oltre 350 giovani imprenditori provenienti da tutta Italia.



Radici e cuore palmese ma testa proiettata in una dimensione internazionale
, Alessandro Monterosso si laurea nel 2014 col massimo dei voti in Infermeristica pediatrica all’Università di Padova. Lo stesso anno vince una borsa finanziata dal Ministero della Salute e da una casa farmaceutica italiana per infermiere pediatrico di ricerca e collabora ai trials clinici di “EpSSG” prestigioso centro per lo studio dei tumori solidi infantili del Dipartimento di Onco-ematologia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera-Università di Padova. Appassionato per la ricerca, si iscrive al Master in Metodologia della Ricerca Infermieristica all’Università degli Studi di Trieste, conseguendo il diploma nel 2017 con il massimo dei voti. Nel frattempo pubblica articoli di ricerca su riviste nazionali e internazionali.

“Io ho un background di infermiere clinico – dichiara – e quindi, lavorando a stretto ontatto con i pazienti nel corso delle sperimentazioni di farmaci, mi sono accorto che c'erano numerose barriere comunicative tra i pazienti e i professionisti e soprattutto la casa farmaceutica non riusciva a vedere in tempo reale cosa succedeva ai pazienti. Da qui l'dea di utilizzare un chatbot per riuscire a motivare i pazienti durante il percorso dello studio clinico e fare in modo che la qualità e l'esperienza di vita dei pazienti, da una parte, e la performance degli studi clinici, dall'altra, potesse migliorare”.