INNOVARE L’ORGANIZZAZIONE DELLE RETI ONCOLOGICHE: UN MIGLIORAMENTO NECESSARIO

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Ogni anno più di 90mila italiani sono colpiti dal cancro e costretti a cambiare Regione per curarsi. Un flusso che ha costi notevoli, diretti e indiretti, e che può essere arginato solo con la diffusione su tutto il territorio nazionale di criteri uniformi per la realizzazione delle reti oncologiche regionali. Che, oltre a ridurre le migrazioni sanitarie, possono assicurare: accesso all’innovazione; punti di ingresso nella rete riconosciuti e vicino al domicilio del paziente; integrazione con la medicina del territorio.
La proposta è emersa a luglio dal convegno nazionale “Dalla parte del paziente, il valore della persona: la presa in carico e le opportunità delle reti oncologiche”, organizzato a Roma da All.Can Italia, coalizione che unisce clinici, pazienti e industria, con l’obiettivo di ridefinire il paradigma di gestione del cancro, adottando un’ottica interamente centrata sul paziente.
L’iniziativa segue la recente approvazione in Conferenza Stato-Regioni dell’accordo per la revisione delle Linee Guida organizzative per le Reti Oncologiche, oggi attive in Piemonte e Valle D’Aosta, Veneto, Toscana, Umbria, Liguria, Provincia autonoma di Trento, Puglia e Campania oltre che in Lombardia ed Emilia-Romagna, pur se con configurazioni differenti.
Le reti sono una grande occasione per la presa in carico del paziente oncologico che di fronte ad una diagnosi si sente spesso solo e non supportato. Realizzare innovazione organizzativa nelle reti significa garantire al paziente un percorso di cura globale e multidisciplinare, percorsi diagnostico-terapeutici definiti, offrendo un punto di incontro con l’innovazione terapeutica. Porre il paziente al centro significa, infine, farsi carico della persona e degli aspetti sociali oltre che di quelli strettamente sanitari: dall’assistenza domiciliare alla presenza di professioni sanitarie differenti, ad un rapporto nuovo con il medico di medicina generale, che deve essere coinvolto nel percorso di cura. Le reti oncologiche sono dunque un’occasione di riconversione della spesa e risparmio in favore della qualità e dell’appropriatezza delle cure.
“Passare dalla struttura alla persona è un po’ il senso delle riflessioni e dell’agire che come FNOPI abbiamo messo in campo negli ultimi anni – ha affermato  Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI -. Per noi infermieri la sfida moderna della sanità è la pianificazione condivisa delle cure, rilevante soprattutto in un settore come quello oncologico. Si tratta di introdurre un modo nuovo di lavorare delle professioni sanitarie. Un modo che non è basato su vecchi modelli organizzativi, ma anche assistenziali, di perimetri rigidi tra le professioni, ma vuole essere un modello innovativo di stare insieme per condividere conoscenze, saperi, esperienze e competenze partendo dai bisogni del paziente”.

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