PRONUNCIAMENTO CONSIGLIO NAZIONALE 13/10/2018 SU CONDOTTA SOCIAL ISCRITTI
La presenza pervasiva dei social network impone un ragionamento e un posizionamento chiaro, da parte della Federazione e degli Ordini Provinciali, sulla presenza infermieristica su tali piattaforme di comunicazione e relativi stili di condotta.
“Il mezzo è il messaggio” è lo slogan di un grande studioso delle teorie dell’informazione, Marshall McLuhan, per spiegare che un identico messaggio, affidato a mezzi di comunicazione diversi, non risulterà mai uguale; non sarà mai percepito, compreso e commentato nella stessa maniera.
Non possiamo dunque immaginare di continuare ad informare e a comunicare, nei confronti di iscritti e di cittadini, come se i social non esistessero.
Purtuttavia ciò non significa “darsi in pasto ai social”, cercare “like” e consensi a tutti i costi, pubblicare e commentare tutto e il contrario di tutto su ogni piattaforma attualmente disponibile.
Facebook, ad esempio, rimane il più grande network italiano con circa 27 milioni di iscritti a dicembre 2017, in crescita del 9% annuo, nonostante il sempre minor utilizzo da parte dei giovani.
La pervasività nel nostro Paese di questo social network impone la presenza di una pagina istituzionale per qualsiasi Ente Pubblico che, come il nostro, intenda rapportarsi con i cittadini e con i propri iscritti.
Ma proprio perché “confusamente affollato”, nonché popolato da migliaia di profili falsi e/o abusivi, Facebook è uno strumento spesso usato impropriamente da utenti che riversano on line sentimenti di odio e di scarso rispetto delle regole del vivere comune.
È quindi indispensabile:
- da un lato, dotarsi di una policy al fine di poter moderare in modo corretto e trasparente le discussioni generate dai post pubblicati;
- dall’altro, comprendere che non tutti i contenuti sono adatti a Facebook: le immagini possono trovare spazio su Instagram, i video su YouTube, i posizionamenti istituzionali su Twitter, gli approfondimenti e i documenti ufficiali sul sito istituzionale e così via.
Purtroppo, la comunità professionale infermieristica non è esente da alcune condotte deplorevoli sui social networks. Ultimamente troppi casi in cui una compattezza professionale avrebbe potuto ottenere esiti positivi, sono diventati vetrine di una minoranza professionale livorosa, aggressiva e violenta che danneggia tutti.
Questo comporta una serie di riflessioni e una chiara assunzione di impegno e responsabilità da parte della rappresentanza istituzionale.
Infatti: - ogni volta che un infermiere si presenta come tale e agisce sui social e sul web mancando di decoro, di rispetto, usando turpiloquio, rinunciando ad ogni possibilità di confronto costruttivo e sereno, parlando senza cognizione di causa sia in merito ad evidenze scientifiche sia in merito ad una consapevolezza ragionata dei fenomeni di cui discute:
- mina l’immagine di tutta la comunità professionale che ne esce mortificata sul piano etico, deontologico, culturale;
- frena la credibilità professionale e istituzionale nei confronti della società civile, politica e del sistema sanitario in generale entro cui opera.
Inoltre, confligge deontologicamente quando
- non tiene conto dei valori etici, religiosi e culturali, nonché del genere e delle condizioni sociali della persona;
- non si impegna a cercare il dialogo nel caso di conflitti determinati da diverse visioni etiche;
- non persegue uno spirito di collaborazione e confronto con i colleghi o con altri professionisti sanitari e non;
- non riconosce e valorizza lo specifico apporto degli altri attori nell’equipe;
- non tutela il decoro personale ed il proprio nome e non salvaguarda il prestigio della professione.
Se i mezzi di comunicazione oggi ci hanno dato la libertà di parola su ogni argomento ed in ogni contesto, questo non significa che tale libertà sia esente da conseguenze anche disciplinari.
Se la Federazione e tutti gli Ordini Provinciali stimolano e credono in un confronto che trae anche dalle divergenze la sua ricchezza, altrettanto dovranno intervenire sul piano disciplinare quando questo confronto diventa solo un turbinìo non ricondotto di rabbia, privo di ogni dialogo e di mediazione.
A maggior ragione i rappresentanti di tutti gli Ordini delle Professioni Infermieristiche d’Italia si impegnano in prima persona a fungere da guida e da esempio per un corretto uso della comunicazione social e web e altrettanto si impegnano a vigliare e a far rispettare la deontologia che sempre più spesso viene a mancare, e con essa ogni elemento valoriale, sulle piattaforme social e web.