XI Conferenza Nazionale delle Politiche della Professione: i video, le sintesi e le slide della giornata

Patto per la Salute come nodo essenziale della politica e della riorganizzazione sanitaria nelle Regioni. In questo, particolare e necessaria attenzione al territorio che è il luogo dove la nuova epidemiologia – più anziani, non autosufficienti, malati cronici ecc. – si manifesta. E per l’assistenza sul territorio, proprio nel Patto, l’asso nella manica è l’infermiere di famiglia e di comunità.

Sono stati tutti d’accordo i partecipanti all’XI Conferenza sulle politiche della professione infermieristica in corso a Firenze: se cambia la società, se c’è bisogno di prendersi cura (assistenza) della nuova epidemiologia, bisogna ragionare non solo in termini economici, ma soprattutto di organizzazione.

 “L’analisi che vogliamo fare è prima di tutto su dove sta andando oggi il nostro sistema sociosanitario – ha sottolineato Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini degli infermieri – perché ormai non ci si può più riferire solo agli aspetti sanitari. E quello che vogliamo dare è un contributo propositivo sia all’analisi che al dibattito.  Ormai – prosegue – non si può nemmeno parlare solo di ospedale e territorio, ma bisogna spostarsi fini al domicilio dell’assistito. E non come singola professione, ma in un disegno che metta in moto vere équipe multiprofessionali sociosanitarie dove tutti i professionisti devono lavorare insieme, ognuno secondo le proprie caratteristiche, ma tutti sullo stesso piano”.

Obiettivo è dare ai cittadini ciò di cui hanno veramente bisogno, disegnando i nuovi modelli su quello che segue la diagnosi e la terapia: l’assistenza continua e la continuità tra ospedale e territorio.

Rilanciando e ben inquadrando, secondo il presidente dell’Ordine di Firenze-Pistoia Danilo Massai che ha portato i suoi saluti come Ordine ospitante, la scienza infermieristica che va declinata come professione autonoma e indipendente dalle altre e va posta nel giusto risalto per le capacità uniche che presenta rispetto all’assistenza ai cittadini. 

IL VIDEO DEI SALUTI ISTITUZIONALI DELLA PRESIDENTE FNOPI BARBARA MANGIACAVALLI E DEL PRESIDENTE OPI FIRENZE-PISTOIA DANILO MASSAI

 

Alla Conferenza ha portato i suoi saluti anche il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi che ha ricordato tra l’altro la delibera 597 della Giunta toscana riguardante gli “Indirizzi sullo sviluppo del modello assistenziale Infermiere di Famiglia e Comunità”: un professionista sanitario capace di farsi carico della complessità assistenziale, delle famiglie, del disagio sociale e in grado di diminuire gli accessi impropri nei pronto soccorso.

IL VIDEO DELL’INTERVENTO DI ENRICO ROSSI

 

Secondo l’assessore al Diritto alla salute, al welfare e all'integrazione sociosanitaria e sport e Vicepresidente della Regione Toscana, Stefania Saccardi, la professione infermieristica è quella che è cresciuta di più in questi anni e per questo la sua Regione ha cercato di darle una spinta reale e forte con maggiori responsabilità nell’ambito di un sistema nell’ambito del quale oggi è necessaria una presa in carico multidisciplinare.

IL VIDEO DELL’INTERVENTO DELL’ASSESSORE STEFANIA SACCARDI

 

Il SSN: l’evoluzione e la prospettiva nelle Regioni a migliore punteggio Lea

Kyriakoula Petropulacos, direttore generale cura alla persona, salute e welfare dell’Emilia RomagnaCarlo Rinaldi Tommasini, direttore del servizio diritti di cittadinanza e coesione sociale della ToscanaMarco Salmoiraghi, del Dipartimento salute e servizi sociali della LombardiaFrancesco Quaglia, direttore del dipartimento salute e servizi sociali della LiguriaDanilo Bono, direttore della direzione sanità del Piemonte, hanno ribadito ciò che nelle premesse aveva già affermato Stefania Saccardi: gli infermieri sono la professione cresciuta di più in questi anni e per questo le Regioni hanno voluto dare una forte spinta alla professione per assegnargli maggiori responsabilità in un sistema in cui oggi è necessaria una presa in carico multidisciplinare.

La scommessa di queste Regioni, tutte benchmark rispetto al quadro nazionale, è stata quella di istituire (o di stare per farlo) l’infermiere di famiglia e di comunità

Che secondo Saccardi “ha dato risultati straordinari anche rispetto alla percezione dei cittadini di sentirsi davvero assistiti”.

L’infermiere di comunità “è una grande sfida” secondo Petropulacos, “e rappresenta un passo necessario nonostante i problemi e i vincoli di spesa, attenuati dal ‘decreto Calabria’, ma che ancora esistono, per dare ai cittadini quel livello di servizio che ormai può crescere solo con la crescita delle professioni sanitarie”.

“La collaborazione tra professionisti – secondo Tommasini – è una questione di ‘allenamento’ che in Toscana è già partito da circa nove anni: l’effetto dell’innovazione è stata una riduzione della mortalità per una serie di patologie croniche, dimostrando che la strada è quella giusta e che la soluzione è in nuove competenze e nuove aree da dedicare alla professione infermieristica, con un modello non più ospedalocentrico, ma indirizzato ai servizi territoriali secondo il Chronic Care Model (un modello che prevede per il miglioramento della condizione dei malati cronici un approccio ‘proattivo’ tra il personale sanitario  e una medicina di iniziativa. Ndr.)”.

“In Lombardia la nuova legge sanitaria si muove su due cardini: la presa in carico del paziente fragile e la continuità assistenziale. “Obiettivi che possono essere realizzati solo con un’organizzazione multidisciplinare e multiprofessionale, senza corporativismi”, ha sottolineato Salmoiraghi che ha riconosciuto al mondo infermieristico la maggiore capacità di aprirsi all’idea di prendersi cura della persona all’interno di un processo multidisciplinare.

“Quale Regione più della Liguria ha bisogno di utilizzare il Chronic Care model, dove il 29% degli abitanti sono anziani? E l’infermiere di famiglia – secondo Quaglia – è una delle direzioni verso cui andare per realizzare il nuovo modello”.

Un modello che il Piemonte ha già sperimentato e introdotto da tempo, ha spiegato Bono, con risultati eccellenti che descrivono da soli importanza e ruolo della multidisciplinarità e dell’infermiere di famiglia. E Bono è andato oltre, in un terreno “che qualcuno strumentalizza per creare divario tra professionisti invece che coesione e multiprofessionalità: l’emergenza”. Bono ha sottolineato che quello attuale, quasi uguale in tutte le Regioni presenti all’incontro dove i risultati sono tangibili e i migliori possibili dal punto di vista degli effetti positivi sui cittadini, è un buon modello e funziona e per questo deve restare così com’è. Anche per l’ospedale, ha sottolineato ancora, il Piemonte ha sviluppato il primary nursing che si fonda sull’attribuzione, dall’ingresso alla dimissione, di uno o più pazienti a un infermiere: una presa in carico analoga tra ospedale e territorio.

“Il messaggio è chiaro – ha detto Mangiacavalli -: i percorsi vanno disegnati insieme. Bisogna costruire processi, modelli, percorsi e progettazioni e chi si occupa di formazione deve dare un continuum a tutti i professionisti, perché management (più o meno complesso) e clinica (anche con le specializzazioni infermieristiche), non siano disgiunti e perché il percorso sia aderente al panorama epidemiologico e di salute in cui oggi e nei prossimi anni ci troviamo e ci troveremo”.

 

Secondo Franco Vallicella, consigliere nazionale FNOPI che ha condotto i lavori della second parte della giornata è necessario, a favore del SSN, prendere atto delle opportunità e potenzialità su alcuni aspetti un tempo rari: come la gestione della cronicità, dove l’infermiere può essere il punto di svolta”

IL VIDEO DELLA TAVOLA ROTONDA CON I DIRETTIORI GENERALI DEGLI ASSESSORATI

 

Il Sistema assistenziale: quale organizzazione per la migliore assistenza? Modelli a confronto

Anna Maria Guarnier, Responsabile Servizio governance processi assistenziali APSS Trentino – Achille Di Falco, Direttore UOC Formazione e sviluppo delle professioni sanitarie Azienda Zero Veneto

All’OPI Trento, ha spiegato Guarnieri, gli infermieri in posizioni dirigenziali si impegnano a valorizzare l’esercizio degli infermieri e dei coordinatori vigilando sull’eventuale assegnazione di attività improprie o superiori rispetto alla posizione/profilo di ruolo, ad aver cura di chi si prende cura e promuovere buoni climi di lavoro, a promuovere lo sviluppo di competenze e l’avanzamento culturale della professione, a elaborare valutazioni di dotazioni di personale quanti-qualitative coerenti a standard di sicurezza e a modelli di presa in carico.

L’organizzazione dell’assistenza avviene secondo un approccio patient and family centred con standard  assistenziali rispetto alle cure personalizzate, alla vicinanza e comunicazione efficace, alla continuità e partecipazione alle cure, al coinvolgimento e cura della famiglia (quella definita dal paziente), agli standard ambientali.

Tra i modelli, quelli  con un Referente unico (es. primary nursing modello assistenziale basato sulla relazione) e gli standard assistenziali (del GP 1117/2017).

Nell’Azienda Zero del Veneto, l’Area formazione, come ha dscritto Di Falco,  prevede la gestione del procedimento di accreditamento provvisorio e standard dei provider Ecm; la gestione delle attività di processo, inerenti le richieste di modifica dei dati relativi agli eventi accreditati dai provider Ecm; il supporto istruttorio e di contesto alla Commissione Regionale e all’Osservatorio; la gestione delle visite di verifica previste nell’ambito del procedimento di accreditamento standard; il monitoraggio delle attività formative erogate dal Provider; la gestione del procedimento sanzionatorio.

Mentre nell’area Sviluppo è previsto il supporto tecnico alla formazione manageriale, con l’individuazione degli ambiti di sviluppo della stessa e la definizione di progettualità finalizzate allo sviluppo dei processi di innovazione e miglioramento dell’assistenza.

Prevista anche la realizzazione di progettualità che valorizzino lo sviluppo delle competenze dei professionisti; la promozione di modelli operativi finalizzati all’integrazione multiprofessionale e multidisciplinare e il supporto commissione CRITE, autorizzazione personale del comparto.

IL VIDEO DEGLI INTERVENTI DI ANNA MARIA GUARNIER (TRENTO) E ACHILLE DI FALCO (AZIENDA ZERO VENETO)

Le slide di Anna Maria Guarnier

Le slide di Achille Di Flaco

  

 

Strumenti per la valorizzazione del personale e la funzionalità organizzativa: gli incarichi professionali nel nuovo CCNL

Antonio Cascio, Dirigente Governo delle Risorse Umane del Sistema degli Enti del SSR della Regione Emilia-Romagna

La piena implementazione della disciplina del contratto relativa agli incarichi professionali delle professioni sanitarie richiede la definizione di alcune ulteriori discipline che riguardano l’incarico di professionista specialista e quello di professionista esperto.

La disciplina del contratto consente il pieno sviluppo delle potenzialità di valorizzazione e responsabilizzazione del ruolo e delle funzioni delle p.s., secondo il modello delineato dalla L. 43/2006, consentendo l’implementazione di percorsi di carriera orientati anche sul possesso di competenze professionali avanzate.

L’implementazione della nuova disciplina può essere l’occasione per una riprogettazione complessiva del sistema degli incarichi, cogliendo le opportunità delineate dalla nuova articolazione prevista dal contratto.

IL VIDEO DELL’INTERVENTO DI ANTONIO CASCIO

Le slide di Antonio Cascio

 

Dirigenza sanitaria e CCNL: Contenuti irrinunciabili in relazione alla responsabilità e specializzazione richiesta dal sistema

Stefano Simonetti, Esperto contrattualistica già negoziatore Aran

A livello di dirigenza, la differenziazione attuale dei medici è data dall' indennità di specificità medica che hanno solo loro perché sono i titolari della funzione di diagnosi e cura. Ma non c’è in realtà ragione per cui l' indennità non debba essere estesa: in quanto dirigenti sanitari dovrebbe spettare di diritto dal punto di vista dei principi generali, dal punto di vista giuridico, dal punto di vista finanziario. Ma c’è sempre stata un'opposizione del MEF che per evitare spesa ha previsto modalità di accesso per chi veniva da comparto a quelle del dirigente amministrativo- E questo per evitare lo spettro dell’indennità di esclusività.

In realtà il problema non è dei 350 dirigenti circa provenienti dal comparto, per i quali basterebbero 4 milioni, ma perché poi, con un sistema di ‘scatole cinesi’, come si fa a non darla al comparto? E questo è il problema dei problemi perché non è per i 350 dirigenti, ma per i 350.000 dipendenti del comparto.

La cosa giusta da fare sarebbe modificare alla radice l’articolo 15 del Dlgs 502/1992 scrivendo che si applica anche alla nuova dirigenza delle professioni. A quel punto ci sarebbe un doppio regime di rapporto giuridico e avendo la possibilità del rapporto non esclusivo venite premiati con un' indennità di esclusività che è quella storica, altrimenti parliamo di due cose diverse.

Poi, i dirigenti delle professioni si allineeranno inevitabilmente agli schemi esistenti da sempre sia nell'Area terza che nell'Area quarta, cioè le quattro classi, dalla struttura complessa alla struttura semplice, dall’alta specializzazione agli incarichi di base.

Le quattro tipologie sono perfette per una filiera professionale in cui c'è un 80% di professional e un 20% cento di gestionali, ma non va bene per la dirigenza amministrativa in cui se facciamo una statistica di professional non ce ne sono davvero.

 

IL VIDEO DELL’INTERVENTO DI STEFANO SIMONETTI

 

Contratti della dirigenza e del comparto: stato dell’arte della trattativa e prospettive della commissione paritetica

Marcello Bozzi, Segretario ANDPROSAN (Associazione nazionale dirigenti professioni sanitarie) – Gianfranco Rucco, Direttore Contrattazione II Aran Agenzia

Nell’analisi del contratto e delle problematiche da risolvere con la prossima contrattazione, ci sono da valutare obiettivi, progetti, percorsi e processi multiprofessionali e multidisciplinari, secondo Bozzi. che devono prevedere pari impegno, pari responsabilità, pari diritti e pari dignità nello status, nel  ruolo e nei riconoscimenti.

Gli elementi da considerare sono anzitutto i bisogni dei malati, poi le esigenze del sistema, ma anche per la formazione la qualificazione dei docenti che secondo Bozzi dovrebbero essere almeno un professore ordinario per ogni Ateneo (41), un professore associato e un ricercatore per ogni sede attivata (206+206), con un “ripensamento” complessivo del sistema, dei core curriculum e dell’organizzazione.

Per quanto riguarda il prossimo contratto e l’andamento della Commissione paritetica, Rucco ha ricordato che la Commissione paritetica non decide il contratto, ma è un sede istruttoria per elaborare proposte per il prossimo accordo. Quindi, ha sottolineato, nessuno si aspetti soluzioni immediate, tutto ciò che potrà essere fatto è per il 2029-2021. Sempre, ha precisato, tenendo ben presente che ci si deve muovere in un ambito di compatibilità economica per non scrivere ‘libri dei sogni’ e in questo senso i prossimi passaggi dovranno essere quelli di identificare bene le problematiche varie riferite alla numerosità del personale che queste riguardano per poterle mettere in fila in base alle reali priorità.

Sul versante della classificazione del personale, Rucco ha ricordato che si tratta di un’operazione che richiede tempo e che per questo è stata rinviata alla Commissione paritetica per il prossimo contratto, essendo quello chiuso, stato sottoscritto con una fretta relativa. I lavori sono propedeutici alla futura contrattazione, quindi, ma è necessario capire bene di che plafond si ha la disponibilità.

Per il contratto della dirigenza, Rucco ha ricordato che tutto ciò che riguarda le varie aree, medica a parte che rientra nel Dlgs 502/1992, è regolato dal Dlgs 165/2001 e quindi le richieste e le istanze sull’0indennità di esclusiva e sulla modalità per gli incarichi di struttura complessa non possono venire dal contratto, ma devono essere regolamentati nel caso da una modifica normativa, che il contratto, ha garantito, non ostacolerà.

IL VIDEO CON GLI INTERVENTI DI MARCELLO BOZZI E GIANFRANCO RUCCO

Le slide di Marcello Bozzi

 

Quale formazione manageriale per i dirigenti per il governo del sistema salute di oggi pensando al domani

Maria Grazia De Marinis, Università Campus Biomedico di Roma

Due ipotesi per la formazione dei coordinatori. La prima prevede l’acquisizione di competenze manageriali per le funzioni di coordinamento. Il primo livello è il Master di Coordinamento, le tappe successive la laurea Magistrale ad indirizzo gestionale e ancora la scuola di Specializzazione manageriale/ Master di 2 livello in management.

Nella seconda ipotesi l’infermiere inizia un progressivo percorso di specializzazione clinica e assume responsabilità di coordinamento in strutture afferenti alle aree specialistiche di propria competenza. In questo caso il percorso è quello della laurea Magistrale a indirizzo specialistico (5 aree) e della Scuola di Specializzazione.

Anche per la formazione dei direttori due sono le ipotesi.

Nella prima l’infermiere in possesso di specializzazione clinica assume responsabilità di governo di processi organizzativi e di risorse presso strutture e servizi sanitari afferenti alle aree specialistiche di propria competenza. I percorsi di studio sono quelli della laurea Magistrale ad indirizzo specialistico (5 aree) e della Scuola di Specializzazione clinica o manageriale/Master di 2 livello in management.

Nella seconda ipotesi l’infermiere può perseguire l’esclusivo sviluppo di competenze manageriali grazie alla laurea Magistrale a indirizzo gestionale e anche in questo caso con la Scuola di Specializzazione manageriale/Master di 2 livello in management.

IL VIDEO DELL’INTERVENTO DI MARIA GRAZIA DE MARINIS

Le slide di Maria Grazie De Marinis

 

Le conclusioni della presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli

“La giornata porta a una riflessione sugli interventi che danno il senso della complessità e della responsabilità dell’attività della Federazione e dei nostri colleghi impegnati nella formazione e nel coordinamento”, ha detto Barbara Mangiacavalli al termine degli interventi.

“La nostra peculiarità è che fatta 100 la compagine professionale, 20 professionisti sono in una tipologia di contratto, 80 in un’altra. Dovremmo fare una riflessione sul contratto unico come era una volta, al di là dell’aspetto normativo, una riflessione importante sulla peculiarità della nostra professione che è tale che due contratti ci stanno stretti”.

“Una cosa abbiamo sicuramente compreso, fondamentale: c’è bisogno di strutturare percorsi sulle specializzazioni infermieristiche. La prima applicazione della 251 si è modellata sulla dirigenza amministrativa che non ce l’ha, ma ora che la nostra dirigenza è stata collocata in quella sanitaria è un altro percorso: li si entra con la laurea e la specializzazione”.

“È anche lo sviluppo clinico della nostra professione che ci porta a chiedere normativamente un certo tipo di percorso. E c’è una domanda a cui rispondere: Il nostro infermiere che può arrivare a prendere la specializzazione è un dirigente o è del comparto? Questa è una riflessione che dobbiamo porci”.

“Tutto ciò vale per il nostro professionista clinico – otto anni di studio e una specializzazione non è una formazione solo da comparto – e anche per il nostro specialista manageriale, che va dalle situazioni meno complesse verso le direzioni strategiche”.

“Il tema degli incarichi è un tema importante siano essi professionali che gestionali. In questo continuum vedo un’evoluzione della nostra professione”.

“Questa è la complessità della giornata che dovremo declinare non solo in percorsi accademici, ma anche in percorsi normativi e legislativi”.

“Per ciò che abbiamo ascoltato, il mondo sta andando in questa direzione e dobbiamo immaginare cosa può accadere in un arco di tempo futuro a breve-medio termine e strutturare la professione in quella direzione”.

“Non possiamo più pensare alla dirigenza scollegata dalla clinica. Poi c’è un livello manageriale non tanto legato a un profilo, ma a competenze possedute. Però questi percorsi dobbiamo riprenderli, metterli a punto e incardinarli in un procedimento legislativo: siamo tanti e siamo diversi, abbiamo bisogno di poter spendere i nostri infermieri in contesti organizzativi e contrattuali che probabilmente assieme alle forze istituzionali dovremo disegnare”.

IL VIDEO DELL’INTERVENTO CONCLUSIVO DELLA PRESIDENTE FNOPI BARBARA MANGIACAVALLI