
La professione infermieristica può crescere grazie a cinque “innovazioni”: formative; organizzative; ordinamentali; dell’esercizio professionale; retributive.
Su queste la Fnopi è impegnata ormai da tempo in prima linea e con il confronto con tutti i livelli istituzionali e per alcune si stanno già ottenendo i primi risultati.
Lo ha spiegato Carmelo Gagliano, Consigliere nazionale FNOPI e presidente dell’ordine di Genova, nell’audizione alla XII Commissione (Affari sociali) della Camera, nell’ambito della Indagine conoscitiva in materia di riordino delle professioni sanitarie, in un’articolata memoria in cui ha riassunto la condizione attuale della professione infermieristica.
Ecco le cinque “innovazioni” proposte.
INNOVAZIONI FORMATIVE
È necessaria una riforma della formazione universitaria per adeguare l’iter formativo delle professioni sanitarie infermieristiche all’evoluzione scientifica, tecnologica e ai nuovi bisogni sanitari derivanti dal mutato quadro epidemiologico e demografico.
La FNOPI propone la revisione dei percorsi formativi infermieristici in riferimento a:
- ordinamenti didattici Corso di studio triennale in Infermieristica;
- istituzione della Laurea magistrale a indirizzo clinico, attualmente prevista con indirizzo alle sole funzioni gestionali e didattiche e non anche assistenziali, secondo le aree di specializzazione già previste dal profilo professionale del 1994;
- valorizzazione della formazione infermieristica all’interno delle università attraverso il superamento delle disposizioni contenute nel Dlgs 502/92, in virtù del quale la formazione del personale sanitario infermieristico, tecnico e della riabilitazione deve avvenire necessariamente in sede ospedaliera o comunque presso strutture del Ssn o istituzioni private accreditate;
- istituzione di percorsi universitari post laurea oltre a master di secondo livello e dottorati di ricerca con le scuole di specializzazione interdisciplinari (es. cure primarie, cure palliative, ecc..).
E’ necessario quindi il riconoscimento della laurea specialistica per la quale è già stato avviato un tavolo interministeriale MUR, MdS, che ha concluso i lavori trovando accordo congiunto sull’obiettivo.
“Nel ripensamento in ottica di quantità e qualità formativa – ha spiegato Gagliano – si deve tener conto dell’attrattività della professione che, se non ripensata attraverso la revisione delle possibilità di sviluppo professionale quali specializzazioni, ruoli professionali riconosciuti in ambito clinico e chiara presentazione delle possibilità di carriera, anche a livello contrattuale, sta già causando una mancata copertura dei posti di formazione resi disponibili.
INNOVAZIONI ORGANIZZATIVE
Un ulteriore passaggio indispensabile per far fronte, da un lato, all’aumento del peso della cronicità e, dall’altro, alla progressiva riduzione dell’organico di alcune specializzazioni mediche (in base ai dati OCSE ed Eurostat in Italia c’è un surplus di oltre 25.000 specialisti, ma una carenza rispetto alle medie Ue, in particolare di medici di urgenza e medici di medicina generale), risulta essere il superamento dei tabù che in Italia sono ancora associati ai concetti di skill mix e task shifting. Si tratta di valorizzare le professioni sanitarie agendo su un ripensamento delle competenze necessarie (skill mix) e su un cambio di ruoli in sostituzione (task shifting) o in affiancamento (task evolution) alle altre professioni sanitarie.
“Se questo avviene all’interno di un percorso di cura pianificato, adeguatamente monitorato e supportato dalle tecnologie digitali – secondo Gagliano – i benefici si espliciteranno nel miglioramento della qualità della presa in carico”.
Oggi il modello skill mix/task evolution vede coinvolti non solo medici e infermieri come inizialmente accaduto, ma anche gli operatori sociosanitari o i caregiver che possono essere affiancati agli infermieri, in particolare nelle attività domiciliari. Questo cambiamento di ruoli e responsabilità, se ben progettato, potrebbe restituire il “senso di valore” che sembra essere oggi un elemento fondamentale per superare, o almeno contrastare, il cosiddetto fenomeno della great resignation di molti operatori sanitari.
INNOVAZIONI ORDINAMENTALI
Sono maturi i tempi per una gestione strategica delle risorse umane con l’obiettivo principale di utilizzare più efficacemente le risorse infermieristiche per soddisfare le esigenze strategiche dell’organizzazione. Si ritiene che la selezione e il reclutamento del personale infermieristico necessiti di criteri innovativi/evoluti adatti a individuare i soggetti capaci di rispondere alle specifiche esigenze organizzative. Questi approcci dovranno considerare non solo il bagaglio conoscitivo ed esperienziale dei candidati, ma anche il loro potenziale (abilità cognitive, personalità, etc.). Coerentemente, i sistemi di valutazione dovrebbero adattarsi al contesto di complessità operativa in cui si muove quotidianamente il professionista sanitario, svincolandosi da logiche prestazionali, ma adottando un approccio che preveda obiettivi correlati alle aspettative di ruolo espresse dall’organizzazione.
INNOVAZIONI ESERCIZIO PROFESSIONALE
La professione infermieristica negli ultimi anni è investita da numerose e profonde trasformazioni sia di natura organizzativa che normativa in ordine all’esercizio professionale oltreché formativo. Le competenze agite dagli infermieri sono sempre più spesso chiamate a dare risposte assistenziali alla domanda di salute della cittadinanza che richiedono continui aggiornamenti e acquisizione di nuovi ruoli e gradi di autonomia.
“Per questo – spiega ancora Gagliano – occorre aggiornare e rendere maggiormente rispondenti ai crescenti livelli di responsabilità, le norme a tutela dell’esercizio delle professioni sanitarie per permetterne una maggiore valorizzazione maggiormente in linea con le esigenze del Servizio sanitario nazionale. In presenza di una elevata complessità di norme che regolamentano le professioni sanitarie e la professione infermieristica, occorre disciplinare compiutamente gli ambiti di competenza dell’agire infermieristico, aggiornando i presupposti che definiscono le competenze professionali al fine di garantirne lo sviluppo in parallelo all’evoluzione e riordino del sistema sanitario italiano”.
INNOVAZIONI RETRIBUTIVE
Per riconoscere e valorizzare le competenze e le specifiche attività svolte dagli infermieri e infermiere pediatriche dipendenti dalle aziende del Ssn, del privato e privato accreditato occorre prevedere misure per lo sviluppo economico e di carriera della professione per renderla maggiormente attrattiva per i giovani, con la massima equità e parità di accesso e progressione tra generi. Di primaria importanza normativa e contrattuale non più rinviabile è l’abbattimento delle differenze retributive all’interno dei differenti contratti di lavoro tra pubblico/privato a parità di responsabilità, funzioni, attività e competenze agite e certificate in ambito di formazione post base e accademica.