Congresso nazionale, le buone pratiche infermieristiche da Nord a Sud nel rispetto delle misure anti-contagio

Primo congresso anti-Covid per i 454mila infermieri d’Italia.

Con lo slogan “Ovunque per il bene di tutti”, quest’anno il tradizionale incontro – che si ripete a ogni cambio del vertice della Federazione e che ha visto sempre radunati tra i 4 e i 6mila infermieri – si svolgerà in modo “itinerante”.

Da maggio a dicembre, rappresentanti del neo-eletto Comitato centrale della FNOPI toccheranno varie aree del Paese (Nord Est, Nord Ovest, Centro Sud versante adriatico, tirrenico e isole): in programma 20 appuntamenti a carattere locale con i referenti di progetti innovativi, buone pratiche ed eccellenze della professione infermieristica che, soprattutto sul territorio, hanno consentito di affrontare l’assistenza, anche durante la pandemia, rimanendo sempre vicini ai cittadini, proiettando l’infermiere in una dimensione nuova, più vicina al paziente e in grado di intercettare proattivamente la domanda di salute dei cittadini in special modo nelle aree più interne e disagiate del Paese.

Limitando al massimo gli assembramenti e rispettando tutte le normative vigenti anti-Covid, si mirerà a fotografare lo stato di attuazione dell’infermieristica di prossimità, chiave di volta per un sistema salute più giusto ed efficace Prima tappa il 12 maggio Giornata Internazionale dell’Infermiere, a Firenze, città natale di Florence Nightingale, considerata la madre dell’Infermieristica moderna, nella Sala del Cenacolo della Basilica di Santa Croce.

Il complesso monumentale riapre al pubblico proprio nel giorno in cui si celebra la nascita di Florence, immortalata in Santa Croce da un monumento a cui ogni anno rendono omaggio infermieri provenienti da tutto il mondo.

Per l’occasione sarà anche presentato un volume inedito sui rapporti tra Florence e l’Italia, nazione dove nacque nel 1820 e che ben conobbe, anche dal punto di vista scientifico e professionale, durante due lunghi viaggi nel corso della sua vita. Florence Nightingale, della quale si è celebrato il Bicentenario nel 2020, è passata alla storia per avere ridotto della metà i decessi per malattia nella guerra di Crimea ed essere stata precorritrice delle buone pratiche di igiene e salute pubblica che ancora oggi contribuiscono a ridurre le malattie e salvare vite, in speciale modo in contesti epidemici.

Il filo rosso che legherà tutte le esperienze che contraddistingueranno il Congresso FNOPI sarà l’Infermieristica di prossimità, a partire dall’Infermiere di famiglia e di Comunità, figura presente in Toscana (prima tappa) dal 2018 e che col decreto Rilancio del maggio 2020 è stata istituita per legge e dovrebbe essere presente in tutte le Regioni. Nella stesura del nuovo Recovery Plan, inoltre, assume un ruolo di protagonista proprio per l’assistenza sul territorio.

Gli infermieri, infatti, non vogliono che il paziente debba raggiungere necessariamente una struttura per essere assistito: sono loro che vanno verso il cittadino, sviluppando così i presupposti dell’assistenza territoriale finora mai decollata e che potrebbe essere ormai a un passo con le novità in arrivo dal Recovery Plan.

E, soprattutto, gli infermieri, con le loro buone pratiche dimostrano all’organizzazione sanitaria, ai programmatori e ai cittadini stessi che la vera assistenza si fa in team, con uno scambio virtuoso e mai né invadente né presupponente di una professione sull’altra.

Le prime buone pratiche premiate
A Firenze, alla presenza dei vertici della FNOPI, di rappresentanti istituzionali regionali e degli Ordini delle professioni infermieristiche della Toscana, saranno premiati quattro progetti.

  1. “Fuori dal guscio”, progetto della Asl Toscana Sud Est (zona Distretto Grosseto). Prevede il supporto dell’infermiere di famiglia e comunità al SerD (servizio pubblico per le dipendenze patologiche) per la prevenzione secondaria su pazienti con patologie croniche tra cui dipendenza da abuso di alcol, dal gioco d’azzardo, dal fumo, obesità, diabete, malattie cardiovascolari. Il percorso di prevenzione parte da una segnalazione degli infermieri o medici di medicina generale alla coordinatrice dell’ospedale di comunità e SerD, motivando la richiesta. La coordinatrice attiva l’intervento dell’infermiere di famiglia e comunità a seconda delle esigenze. Si tratta di un modello di cura basato sull’assistenza infermieristica che unisce ambiti di cura finora non così integrati, per una presa in carico multiprofessionale, continua e specialistica, focalizzata non solo sulle conseguenze della malattia, ma contestualmente dedicata alla prevenzione delle cause.
  2. “I colori delle farfalle”, progetto della Asl Toscana Sud Est (Zona Distretto Valdarno). Prevede l’infermiere di famiglia, care manager in ambito domiciliare e comunitario, nella gestione di pazienti cronici in età evolutiva (bambini e adolescenti) che svolge funzione di coordinamento gestionale-organizzativo sulle attività assistenziali, creando una rete multi specialistica tra i vari setting di cura ospedalieri, territoriali e con le istituzioni, incluse le scuole e tutti i percorsi formativi del destinatario delle cure. Le figure coinvolte nel team sono: l’infermiere, il pediatra o il medico di medicina generale, l’assistente sociale, il fisioterapista, lo psicologo, il nutrizionista, il neuropsichiatra infantile, l’insegnante e la famiglia. L’infermiere care manager rappresenta la figura di riferimento per il paziente, la sua famiglia e il caregiver; è colui in grado di gestire in maniera efficace ed efficiente la presa in carico a favore della domiciliarità e dell’integrazione nella comunità.
  3. Sempre rivolto a bambini e adolescenti è l’ambulatorio specialistico infermieristico nel Comune di Agliana (Pistoia) per un servizio sul territorio privato, a supporto delle famiglie di bambini complessi e non, dalla nascita dei lori figli fino alla pubertà. Questo perché non esiste attualmente un Servizio Infermieristico che risponda ai bisogni dei bambini, in quanto lo stesso è esclusivamente dedicato ad adulti/anziani portatori di patologia. Tra gli obiettivi raggiunti, l’80% dell’utenza è soddisfatto delle prestazioni erogate; ridotti gli accessi in Pronto Soccorso, dal pediatra di libera scelta e dal medico di medicina generale; le famiglie dei bambini, portatori di patologie complesse, sono in grado di gestire al domicilio certe problematiche, che precedentemente venivano svolte in ospedale; anche il paziente adulto – perché il centro è rivolto anche ad adulti e anziani portatori di patologie croniche e sani -, portatore di patologie croniche, e le loro famiglie saranno in grado di gestire al proprio domicilio certe problematiche, che precedentemente venivano affrontate in ospedale.
  4. Infine, una buona pratica di auto-analisi dell’attività degli infermieri di famiglia e comunità, perché monitoraggio e controllo sono componenti essenziali dell’assistenza sanitaria. Nelle province di Firenze, Pistoia e Prato la sperimentazione del modello IFeC (infermiere di famiglia e comunità) ha permesso agli infermieri coinvolti di crescere professionalmente, con un arricchimento personale importante. Da qui, una indagine qualitativa su “Percezioni e vissuti degli infermieri coinvolti nella sperimentazione del modello di Infermieristica di Famiglia e di Comunità nella Asl Toscana Centro. Dai dati rilevati sono emerse 4 categorie sostanziali: Prepararsi al cambiamento (il corso di formazione erogato all’avvio del progetto e l’esperienza lavorativa in possesso hanno permesso agli IFeC di intraprendere la sperimentazione con maggior sicurezza); La relazione: fare gioco di squadra (il legame con le famiglie in carico e la collaborazione multiprofessionale sono fondamentali); Un vortice di emozioni (lo stress iniziale, ma anche l’apprezzamento del modello e la riscoperta della passione per la professione); L’infermiere di famiglia e comunità (definizione soggettiva e non univoca della figura professionale e sguardo propositivo al futuro professionale).